L'etica del leader: Travis Diener
(di Giorgio Gandolfi). «Leader: persona che ha attitudine e capacità di guidare con l’esempio e nel dare il massimo in quello che fa». In sintesi, Travis Diener. «In qualsiasi professione, che si fa con passione – dice -, credo si debba dare il massimo, che tu sia un medico, un giornalista o un giocatore di basket. Cerco di dare sempre il 100 per cento e quando mi sveglio la mattina e parlo con i miei figli e mia moglie sono felice, perché so di avere dato il massimo il giorno prima in quello che ho fatto. Poi i risultati possono essere anche negativi, ma cerco sempre di dare tutto me stesso e di trascinare i miei compagni».
Ma facciamo un viaggio alle radici di Travis Diener come giocatore. «Quando sono andato a giocare a Marquette University non mi sfiorava nemmeno il pensiero di giocare nell’NBA o fare il professionista in Europa. Ma anno dopo anno Tom Crean, l’allenatore, con il duro lavoro e le giuste motivazioni, mi ha spinto a pensare che avrei potuto giocare in NBA».
Ma prima ancora fa un’esperienza di vita e crea un rapporto d’amicizia con un giocatore che sarebbe diventato uno dei migliori in NBA, Dwayne Wade, stella dei Miami Heat. «Passavamo molte ore insieme, a lezione, agli allenamenti e quando andavamo in trasferta eravamo compagni di stanza… purtroppo. Dwyane quando dormiva russava pesantemente ed io, che ho il sonno leggero, mi svegliavo più volte. Non riuscivo a farlo smettere in nessun modo ed una volta sono andato a dormire in bagno. Quando giocavo male gli addossavo al colpa perché avevo dormito poco e male a causa sua……
Scelto al 38 giro dagli Orlando Magic della NBA gioca con quello che considera il miglior compagno di squadra che abbia mai avuto tra i professionisti, Grant Hill (per sette volte Ali Star): «Mi aiutò moltissimo – racconta – ad entrare nel mondo della NBA, dandomi consigli e non solo, come anche era di una grande generosità. Una volta mi mandò da un suo sarto e mi fece confezionare abiti su misura per un valore di 10.000 dollari».
Diener passò poi agli Indiana Pacers dove giocò la sua miglior stagione in NBA, con una eccellente prestazione contro i Chicago Bulls con 22 punti segnati, mentre, dopo esser passato ai Portland Trail Blazers, assaporò l’ebrezza di giocare i playoff.
La sua voglia di vincere e di essere leader l’ha dimostrata nuovamente, se ve ne era bisogno, quest’estate al TBT The Tournament, un torneo con 64 squadre di tutta la nazione ed in cui lui giocava con i Golden Eagles, squadra formata da ex giocatori di Marquette.
In semifinale gioca contro il Team Hines di Mike James ex Milano, ed ora al CSKA Mosca, e Kyle Hines del CSKA: a 27 secondi dalla fine è inutile chiedere chi si prende la responsabilità del tiro da tre che chiude la partita.
Poi in finale i Golden Eagles perdono la partita ed il premio di 2 milioni di dollari per la squadra vincitrice. «Come sempre nella mia carriera anche in quella partita, ho odiato profondamente perdere, indipendentemente dal premio in denaro, anche se sapevo di aver cercato di dare il massimo, come faccio sempre». Unico.