NBA - Lakers: "Prescelto" il padre, prescelto per nepotismo il figlio

NBA - Lakers: "Prescelto" il padre, prescelto per nepotismo il figlio
© foto di nba.com

(di FRANCESCO RIVANO). E con la 55esima scelta i Los Angeles Lakers selezionano… C’era francamente da aspettarselo anche se non era propriamente da auspicare, nè per quanto possa dare al basket NBA questa scelta né tantomeno, anzi forse ancor di più, per il significato che lascia intendere. Non siamo in un piccolo Comune del centro-sud italiano a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, non siamo di fronte a un ente pubblico del Bel Paese dove il nepotismo è stato, e forse in certi casi è ancora, l’elemento chiave in base al quale scegliere chi assumere o no. Qui siamo negli Stati Uniti d’America, la terra delle grandi opportunità; qui siamo nella NBA, nella lega di pallacanestro più ricca, più spettacolare e più seguita sulle terre emerse di questo pianeta. E francamente c’è da chiedersi se era strettamente necessario  scegliere un giocatore che, con la maglia dei Trojans di USC, in una singola stagione, ha messo a referto nemmeno 5 punti, nemmeno 3 rimbalzi e poco più di 2 assist di media a partita. Non me ne voglia il giovane ragazzo che vestirà nella prossima stagione la gloriosa casacca purple&gold dei Lakers, anzi il giovanotto ha stretto vicino a sè i cuori di molti tifosi di basket quando il 24 Luglio scorso un “sudden cardiac arrest”, insomma un arresto cardiaco dovuto a problemi congeniti, ha messo a repentaglio molto più della sua carriera da sportivo. Però ciò che fa pensare e che potrebbe anche far indignare è che qualche ragazzo, finito undrafted, avrebbe meritato quella chiamata più di lui, perché guadagnata con il lavoro e non semplicemente perché è figlio di.

Ovviamente stiamo parlando di Bronny James. Aveva suscitato scalpore la sua non chiamata a primo giro del draft appena trascorso? Qualcuno degli addetti ai lavori che hanno partecipato al primo draft della storia sviluppato su due giorni aveva perso il sonno quando il figlio del Re non è stato preso in considerazione durante “la prima convocazione”? C’è stato chi, sgomento dalla mancata scelta di James Jr., abbia deciso di abbandonare i Seaport District Studios di ESPN in quel di Manhattan? Assolutamente no, tutto nella norma eppure ieri sera una delle franchigie più anziane, più vincenti, con più tifosi al seguito dell’intero panorama cestistico statunitense si è calata le braghe a favore della sua super star, del “è lui o non è lui il GOAT”. Non è un fatto puramente personale, non è questione di essere hatersn(odio gli haters), non è una questione di tifare una squadra piuttosto di un’altra. La questione è di tutt’altra natura e vuole porre l’accento su un principio che, almeno in ambito sportivo, pensavamo di aver ancora preservato: il merito. Come fai a spiegare a un giovane che, consapevole dei suoi mezzi, che ha sacrificato lasciando sul campo sudore e fatica dopo ore e ore trascorse in palestra, che magari ha dovuto superare difficoltà fisiche, morali e sociali per farsi trovare pronto la sera del Draft che, “mi dispiace ma prima di te viene il figlio di LeBron”. Che poi la vita possa renderti  tutto in dietro è anche vero,  perché se in realtà lo meriti veramente e se continui a sognare e a lavorare duro alla fine il tuo contratto lo firmi, ma in quanti sono in grado di digerire una delusione del genere senza ripercussioni?  Soprattutto se la tua vita è stata fin dal principio un andirivieni di guai e problemi? Con tutto ciò non si vuol di certo dire che i figli dei grandi giocatori debbano essere banditi, ma un conto è essere scelto al draft dietro al figlio di Dell Curry consapevole delle sue potenzialità e dei suoi margini di crescita, un altro è quello di sapere che una scelta del draft a cui stai partecipando è vincolata per diritti acquisiti per nascita.  

Insomma avrete capito, senza che stia qui a farla troppo lunga, che la 55esima scelta di questo draft l’ho digerita mal volentieri e spero tanto, anche se poco fiducioso, che tutte queste parole mi rivengano ricacciate in gola, o meglio, sulla tastiera che ho di fronte, da una carriera florida e gloriosa di Bronny. Posso provare a darmi una spiegazione e razionalmente immaginare che sia tutta una manovra politica della franchigia losalngelina di dare un motivo in più al free agent più desiderato della prossima free agency di scegliere ancora il giallo viola come colore della maglia da indossare. Potrebbe essere, comunque sia non sono comunque convinto. Se proprio voglio tenere a mente e nel cuore un’immagine dei figli di un giocatore importante della NBA calcare un parquet mi tengo stretta l’immagine del febbraio 1997: Cleveland, All Star Game, cerimonia per omaggiare i migliori 50 giocatori della Lega. Lo speaker annuncia in serie MJ, John Stockton, Clyde Drexler, Isaiah Thomas, Magic, Ice Man Gervin: tronfi, orgogliosi e bramosi degli applausi del pubblico. Dopodiché appaiono loro, fuori contesto, timidi, impacciati, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso il basso; il boato che avvolge l’Arena la dice lunga su quanto il loro padre sia stato importante per questo gioco. Beh, quella, per i figli di Pistol Pete, è l’unica presenza su un parquet NBA ma è la performance più emozionante di sempre da parte di un figlio di un grande campione e nessuna schiacciata, o giocata spettacolare di Bronny James potrà sovrastare quel magico ricordo legato alla passione per il gioco quella stessa passione che la 55esima scelta di questo draft ci ha fatto un po’ scemare.

Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi giorni ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro. Francesco Rivano ha presentato il suo libro nella Club House della Dinamo Sassari.