Zach LeDay, l'origine dello «zainetto», il ritorno a Milano e l'Olimpia alle Final Four

Zach LeDay è stato intervistato al Triple Threat Show su Amerikanos24. Si parte dal famoso zainetto: "Ero in Israele il mio primo anno e ero in una piccola città di 5000 persone. Quindi andavo a piedi al campo ogni giorno, ed ero solito a dimenticare cose. Quando sei in club con budget piccoli non hai tutte le comodità e le risorse. Ma dovevo portarmi tutto da casa. Se avevo bisogno per esempio di altri calzini ecc. E mi dimenticavo sempre qualcosa. Così ebbi l'idea di usare lo zainetto e mettere tutto lì dentro. E ovviamente da lì ho portato sempre il mio livello più in alto e ho iniziato a portarlo con me in campo, sul bus, a cena e dopo. Ovviamente crescendo in carriera tutti hanno iniziato a notarlo e ormai è diventato un mio "marchio" o qualcosa del genere".
Il ritorno a Milano per la seconda volta e il rapporto con Messina
"Quando me ne sono andato eravamo arrivati alle Final Four, terzi in Europa. Vincemmo diversi trofei, un grande anno e una grande esperienza che mi ha catapultato a diventare un leader al Partizan. Guardando agli ultimi risultati di Milano volevo tornare per risollevare il livello. Una nuova sfida, sono quelle che cerchi arrivato a un certo punto della tua carriera per spingerti a fare sempre meglio ogni giorno. Riportare Milano dove era prima l'ho visto come una sfida, ora cerco di fare il meglio possibile. Da allora le cose sono cambiate. Giocare per Messina la prima volta è stato diverso perché ero più giovane. Avevamo leggende nella squadra, ed era più: "sono qui per imparare dalle leggende e prendere cose da loro". Dalle routine, piccole cose per la cura del corpo. Ora è diverso, essere uno dei leaders, uno dei pilastri della squadra è diverso. Da leader devi andare avanti e indietro con l'allenatore, essere una via di mezzo, diffondere un buon messaggio alla squadra. Io credo molto nel dare l'esempio, nel crederci sempre, a volte il modo migliore per affrontare le difficoltà è andare duro e passare attraverso tutto senza pensare. Ettore ha il suo modo di pensare, è davvero speciale, diverso e unico. Ovviamente è una squadra differente rispetto al Partizan, che mi porta a un ruolo di leader differenze, sotto una diversa luce, e cerco di trasmettere un messaggio positivo anche perché siamo una squadra giovane".
L'Olimpia Milano può arrivare alle Final Four?
"Penso che entrambe le greche ci andranno, Panathinaikos e Olympiacos. Sicuramente ci saranno. Si tratta solo di essere in salute al momento giusto. Poi dico Monaco e per la mia "fiducia illusoria", ci metterò dentro noi, non mi importa. Troveremo un modo per arrivarci, sono fiducioso che troveremo il modo e continueremo a lavorarci andando avanti giorno dopo giorno e vedremo dove saremo arrivati alla fine. Anche perché è una stagione dove siamo tutti vicini, a una partita di distanza. Quindi le greche le metto dentro, indubbiamente".