Simone Giofrè sulla stagione Treviso, i colpi a Brindisi, la pescata di Paulicap

05.02.2025 11:35 di  Iacopo De Santis  Twitter:    vedi letture
Simone Giofrè sulla stagione Treviso, i colpi a Brindisi, la pescata di Paulicap
© foto di Ciamillo

Il direttore sportivo della Nutribullet Treviso Simone Giofrè è stato ospite dell'ultima puntata di Alley Oop, trasmissione in onda ogni martedì dalle 17 alle 18 e condotta da Eugenio Petrillo, Alessandro di Bari e Marco Lorenzo Damiani. Il direttore sportivo di Treviso ha fatto il punto sulla stagione, parlando anche dell'innesto Caroline e della risoluzione di Caroline. Ha poi ripercorso gli anni passati, partendo dal legame con coach Frank Vitucci, arrivando ai colpi di mercato come Thompson, Brown e Paulicap. Si parte con un bilancio della stagione fino adesso:

“Al momento siamo oltre la linea di galleggiamento, in una zona che ci dà un po' di respiro e che non ci mette ansia e angoscia, come invece magari era capitato lo scorso anno, dove eravamo partiti molto male. Quest'anno, sempre partendo con l'obiettivo di salvarci, stiamo facendo un campionato dove ci siamo tolti le nostre belle soddisfazioni. A cominciare dalla prima giornata di campionato vincendo Venezia, poi a Tortona, in casa con Brescia. Ora siamo otto punti in più della penultima. Questo non ci permette di stare tranquilli perché mancano ancora dodici giornate alla fine del campionato, però comunque ci permette anche di avere maggior consapevolezza nei nostri mezzi. Siamo sicuramente soddisfatti, ma non con la pancia piena”.
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L'apporto di Jordan Caroline
“La fisicità è sicuramente il suo cavallo di battaglia, è un giocatore esplosivo, che ama fare a sportellate nei pressi del canestro, quindi da questo punto di vista ci aggiunge molto. È un giocatore che già a Trento tre anni fa aveva fatto vedere un po' delle sue qualità, poi non ha più giocato in Italia negli ultimi anni. Il ragazzo si è inserito benissimo all'interno del nostro gruppo e che l'ha accolto molto bene”.

La risoluzione di Justin Altson
“Abbiamo annunciato la cessione di Justin Alston che ha avuto un'opportunità e ci ha chiesto di essere ceduto. Noi in queste ultime quattro settimane, avevamo sette stranieri, quindi uno a rotazione andava fuori. Una volta è stato fuori l'Olisevicius, che veniva ancora dall'infortunio, e le ultime tre è stato fuori Alston, che era diventato un po' quello in più. Dato che si è verificata un'opportunità per lui e dato che è un ragazzo splendido che si è impegnato in maniera importante dall'inizio della stagione, abbiamo deciso di accontentarlo. È ovvio che per noi avere uno straniero in più era una situazione molto confortevole e di comodo, però c'è anche il lato umano, quindi accontentare un ragazzo che ha chiesto esplicitamente di poter cavalcare un'altra opportunità lavorativa ci sembrava il minimo”.

Il rapporto di lunga data con Frank Vitucci
“Siamo due persone molto oneste l'una con l'altra, molto dirette, non ci nascondiamo niente, anche quando non siamo d'accordo cerchiamo su qualcosa, cerchiamo di trovare un punto di vista positivo. Io credo che sia l'onestà intellettuale e la correttezza l'uno verso l'altro, cosa che molto spesso può anche mancare in staff non rodati. È la terza esperienza assieme, sono otto anni che lavoriamo l'uno affianco all'altro. Abbiamo fatto un anno a Varese, Frank è rimasto un anno solo, ma io sono rimasto quattro anni, poi siamo stati cinque anni insieme a Brindisi e questo è il secondo a Treviso. Quindi in totale sono otto anni che lavoriamo assieme, però in tre contesti differenti”.

Gli anni a Brindisi
“Brindisi è un posto magico. Se voi chiedete a qualsiasi giocatore che è passato da Brindisi penso che il 90% vi possa dire che che si è trovato bene, perché al di là del a livello climatico, che già ha un vantaggio, c'è un fattore ambientale a livello di calore del pubblico che è meraviglioso. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una proprietà che ci ha permesso di lavorare in maniera agevole. È vero, sicuramente con dei budget limitati, però anche a Treviso abbiamo un budget comparabile a quello che avevamo a Brindisi. Poi ogni stagione è diversa e i campionati hanno un livello differente. Quest'anno il livello è altissimo, basta guardare le due neopromosse, ma anche Trento che è stata fino ad ora la grande sorpresa”.

L'arrivo di Darius Thompson a Brindisi.
“Quell'estate noi dovevamo prendere il playmaker titolare e io propongo a Frank questo ragazzo che giocava a Leiden in Olanda, che però faceva la guardia. Gli dico, Frank guardalo bene perché io lo immagino playmaker e invece qua lo vedrai giocare da guardia e avrà di fianco un playmaker piccolino. Il primo impatto non è stato così convincente per l'allenatore e quindi l'ha dovuto riguardare un po' più tempo per capire quello che intendevo io. Personalmente ci avevo visto questa sua capacità di riuscire a vedere il gioco quella frazione di secondo prima che il gioco si avverasse. Avevo intuito le sue doti di playmaking però non erano istantanee, primo perché non giocava da playmaker e secondo perché è comunque un ragazzo di 1,95m, un po' atipico per il ruolo. Sicuramente con Darius noi abbiamo fatto una pescata incredibile. Nessuno ci credeva, anche perché aveva un ruolo nevralgico, e invece poi dopo tutti si sono dovuti ricredere tant'è che adesso è uno dei migliori playmaker che giocano in Eurolega”.

Il "primo" John Brown.
“Lavoravo a Roma in A2, l'ho preso da rookie. L'Europa non sapeva neanche dove fosse e non aveva neanche il passaporto. Giocava a High Point, che peraltro non è neanche un college di alto livello. Era un po' buffo come giocatore all'epoca e invece ci abbiamo creduto con Corbani. Avevamo pochissimi soldi da spendere sul mercato e all'epoca, ti buttavi sui rookie. Io fortunatamente durante l'anno ho questa buona abitudine di seguirmi tutto il campionato collegiale, e di guardarmi veramente tutti i college di Division One. Quindi era un giocatore che avevo seguito durante l'anno. Mi aveva impressionato perché aveva un'energia unica, era un serpente in campo, adesso si è anche raffinato tecnicamente. Probabilmente quell'anno era uno dei giocatori stranieri meno pagati dell’A2. Quell’anno abbiamo fatto un campionato pazzesco con una squadra molto povera dal punto di vista economico ma abbiamo fatto i play-off, la Coppa Italia è stata una grande soddisfazione. John è una persona splendida, oltre che un giocatore unico, veramente unico, ci siamo sentiti anche la settimana scorsa”.

La pescata di Paulicap
"Paulicap è stata un'altra pescata che nasce dal fatto che quando non hai un budget grandissimo qualcosa devi rischiare. Noi l'anno scorso abbiamo deciso di fare questa scommessa con un giocatore che veniva da Cipro al suo primo anno da professionista. Cipro non è proprio la creme dei campionati europei è ai limiti della pornografia cestistica. Paulicap, come John Brown, mi ha stupito un po' per l'energia in campo, è uno che salta, prende rimbalzi, corre come un matto poi certo anche lui all'inizio non era raffinato. Adesso sta aggiungendo pian pianino alcune cose. Si sta ritagliando il suo spazio, sta prendendo consapevolezza, sta eliminando un po' quegli errori di inesperienza soprattutto dal punto di vista difensivo. Sta diventando un giocatore importante anche per il campionato di Serie A".