Pozzecco: «I ragazzi italiani oggi con poche speranze di giocare in Serie A»

Pozzecco: «I ragazzi italiani oggi con poche speranze di giocare in Serie A»
© foto di Italbasket / FIP

Nella settimana che conduce al doppio impegno della finestra FIBA di febbraio una Nazionale azzurra di pallacanestro che ha già in tasca il pass per l'Eurobasket 2025 di fine estate, il CT Gianmarco Pozzecco ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Avvenire. Tra i tanti argomenti trattati, le prospettive di crescita dei giovani cestisti italiani e di conseguenza la mancanza di vittorie nelle competizioni riservate alle squadre nazionali, e certi suoi celeberrimi comportamenti in campo.

Qual e il fattore principale del lungo digiuno di vittorie da Atene 2004. "Mi sembra chiaro, ci sono troppi stranieri nel campionato italiano. I giocatori per la Nazionale sono sempre meno, di conseguenza anche la qualità ne risente. Ma non mi lamento, ciò che mi dispiace è che i ragazzi italiani oggi hanno poche speranze di giocare in Serie A. L'Europeo? Sarà più duro del Mondiale perché gli avversari sono tutti forti. Noi siamo una buona squadra ma dobbiamo lavorare sul gruppo. Non sono contento del preolimpico, abbiamo avuto poco tempo per allenarci e anche io sono stato diverso dal solito."

Papà di Gaia,si sente adesso anche un po' papà dei suoi giocatori? "Certo, ci sono valori comuni nella crescita di un figlio e di una squadra come l'amore o la fiducia. E poi non voglio apparire presuntuoso, ma penso di essere stato il capostipite di un approccio diverso come allenatore. Quando per esempio giocavo io, il coach non abbracciava mai i giocatori prima di una partita. Oggi vedo che lo fanno tanti allenatori..."

Plateale, folle, clown... "Non mi faccio condizionare da quello che dicono di me. Ho un buon rapporto con i giocatori ma questo non significa che con me ognuno si sente autorizzato a fare qualsiasi "cavolata" Sono più rigido di quanto si possa pensare. E pretendo tolleranza tra compagni di squadra. Ci sarà sempre qualcuno che sbaglia. Se un compagno non è tollerante impazzisco. Non lo faccio nemmeno io perché non dovrebbero esserci allenatori che insultano un giocatore."

C'è qualcosa che da coach non rifarebbe più? "Sì la storia delle bestemmie a Sassari... È l'unica volta in cui mi sono pentito e ho chiesto scusa. La bestemmia purtroppo è diventato un intercalare becero. Ma non mi è mai piaciuta. Sono contento però perché da quando alleno la Nazionale - e sono passati tre anni - non è più successo. Mia mamma poi è credente ed è una cosa che ha sempre odiato."