Renzo Bariviera: «Ho messo k.o. gli USA ma Meneghin ancora mi sfotte...»

Renzo Bariviera, storico cestista azzurro che dal 2012 fa parte dell'Italia Basket Hall of Fame, ricorda gli anni della carriera in cui a Milano e Cantù vinse di tutto, in una intervista di Giulia Arturi che appare oggi sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
Grenoble, Cantù vs Milano. “Fu il momento più alto del nostro basket, con due italiane a giocarsi la finale, con due soli stranieri. Ma non abbiamo saputo sfruttarlo abbastanza. Chi mi faceva penare di più? Per la verità ho avuto poche difficoltà in difesa. Però penso a Bob Morse, tiratore fortissimo, potente fisicamente”.
Di lui si ricorda soprattutto il canestro con cui batté gli Stati Uniti nel 1970. “A me è sembrato tutto naturale: stavo facendo un taglio verso canestro, Giorgio Giorno mi ha passato il pallone e mi è venuto spontaneo fare quel tiro, senza pensarci. Dino Meneghin mi prende ancora in giro: dice che ho vissuto di rendita per quel canestro!”
Con la Nazionale italiana ha completato 208 presenze e gli Azzurri erano spesso in zona medaglia. “Sì, abbiamo iniziato a raggiungere il livello delle squadre più forti d'Europa, come Russia e Jugoslavia, acquisendo la consapevolezza di poter competere per le medaglie. Nel 1976, al torneo di ammissione alle Olimpiadi di Montreal, battemmo la Jugoslavia. Secondo me, ci siamo riusciti anche grazie alla presenza in squadra di Luciano Vendemini, un 2.12, che permetteva a Meneghin di giocare da numero quattro. Dino è stato un giocatore assolutamente straordinario, e per me rendeva ancora di più accanto a un centro”.
Bariviera è sempre stato uno dei giocatori preferiti da allenare per i coach. “Ho sempre pensato più alla squadra che a me stesso: così vivevo la pallacanestro. In squadre come Milano e Cantù non servivano i punti, meglio un blocco, un passaggio, una difesa. Meneghin stesso non faceva grandi bottini, ma sapeva adeguarsi alle necessità della squadra. Era la nostra forza”.