Scenari economico-sportivi per tutto il 2020
Se le stime di JP Morgan si riveleranno sostanzialmente esatte, i paesi dell’Eurozona potrebbero lasciare sul terreno tra il 15 e il 22% del proprio Pil nei primi sei mesi dell’anno. E, in assenza di proiezioni sul dilagare del Coronavirus – che in appena tre mesi ha provocato questo crollo – non è ipotizzabile immaginare quanto recupero ci potrebbe essere nella seconda metà del 2020.
Fermandosi totalmente, la Cina ha messo in crisi tutto il sistema di subfornitura che ormai collega il mondo produttivo internazionale. Non c’è settore dell’economia che non abbia dovuto fare i conti con questo problema visto che tante lavorazioni – noi si pensa alle mascherine per il personale sanitario, ad esempio – non sono più effettuate nei paesi europei ed è stato sufficiente un blocco dei trasporti e delle frontiere per farci trovare nudi e sprovvisti.
In Europa gli Stati stanno mettendo mano a finanziamenti alle imprese per evitarne la chiusura per crisi di liquidità. Serviranno a pagare gli stipendi, e alle famiglie di pagare le rate dei mutui. Le esperienze passate, ultima la crisi del 2008, hanno insegnato quanto sia necessaria questa procedura che ha bisogno di governanti accorti nella gestione e previdenti nelle possibili conseguenze negative che si manifesteranno in anni successivi (esplosione ulteriore del debito pubblico, inflazione).
Siccome il modello di globalizzazione cucito sulla Cina ha dimostrato i suoi limiti, questo vuol dire che ogni paese dovrà favorire una reindustrializzazione parzialmente garantita interna al proprio mercato nazionale – o comunque a uno di prossimità come può essere all’interno dell’ Unione Europea.
Due settori che sconteranno a lungo la crisi saranno il trasporto aereo e il turismo, che sono strettamente connessi. Ci sarà bisogno di attendere una comprensione scientifica attendibile del Coronavirus, la messa in commercio di un vaccino, la definizione dei nuovi standard di viaggio finora condizionati dalle misure dei trolley nelle cabine RyanAir. Misure che ricreino una disposizione favorevole agli spostamenti che adesso è andata completamente perduta.
Il settore automobilistico dovrebbe scontare invece un tempo inferiore di recupero, ma ci vorranno sei mesi almeno prima di ritrovare una mobilità delle persone adeguata a stimolare le vendite. Anche perché l’uso dei mezzi pubblici (bus e metropolitane) sarà a lungo psicologicamente osteggiato dagli utenti anche dopo l’attuazione di misure che ne consentano la fruizione sicura.
E il mondo della pallacanestro – e dello sport in generale - come deve muoversi in questo scenario globale? Gli esperti non forniranno nuovi standard di sicurezza nell’utilizzo di palestre e palasport prima di aver avuto una esatta comprensione dei tempi di incubazione e mutazione del Coronavirus e della sua capacità di virulente ritorno anche in soggetti che abbiano sviluppato anticorpi. Nella storia non mancano i casi di epidemie domate poi rinvenute all’improvviso anche dopo 10 anni, ci sarà molta attenzione su quest’aspetto.
Per l’attività di base occorre attendere con la prospettiva di ritardare l’inizio dei corsi all’autunno inoltrato. Potrà essere che uno standard per l’attività professionistica possa svilupparsi durante l’estate, così per questo specifico segmento potranno nascere accordi televisivi che possano surrogare l’assenza di pubblico pagante (incontri a porte chiuse). In questa eventualità è necessario che la qualità del prodotto basketball si elevi immediatamente già in sede nazionale e per ottenerlo sarà necessario ridurre il numero delle contendenti e riportare in serie A giocatori italiani scesi di categoria in virtù di migliori accordi economici.
Sulla ripresa dei tornei a carattere continentale ci saranno molte incognite. Che nascono dalla diversa tempistica di diffusione del virus da paese a paese, dalla capacità di contrasto delle singole autorità nazionali, dalla velocità di accesso a nuovi standard di sicurezza sanitaria. Ergo, sarà più facile realizzare una Final Four o una Final Eight in una singola località con concentrazione di squadre, senza pubblico. La Russia si sta affacciando alla punta massima della pandemia in questi giorni, in evidente ritardo sulle altre nazioni europee. Pensare di andare a Mosca in aereo rischia di rimanere una utopia per chissà quanto tempo.