EuroLeague: la strana e curiosa parabola dell'Anadolu Efes
Davvero strana e particolare, rispetto alle italiche usanze, la parabola dell'Anadolu Efes stagione 2024-25. La squadra è dotata di uno dei giocatori più pagati dell'intera EuroLeague (Shane Larkin), un budget adeguato a raggiungere i playoff e magari rinverdire i fasti di qualche anno fa (2021 e 2022, non il 1988), un turnover di giocatori importanti per un roster subito pronto per lottare al massimo livello senza esperimenti futuribili. La stagione però non è foriera di buoni risultati, diciamo è altalenate. In campionato BSL si veleggia a centro classifica, in EuroLeague si rincorre dai bassifondi che non si pensa di meritare. La squadra è, come dire? Triste e depressa, gli infortuni non mancano. A novembre salta il front office, come dicono quelli che hanno familiarità con la NBA. Via Alper Yilmaz sostituito da Gokce Dayi come nuovo direttore generale, dentro anche il 40enne giornalista Ismail Senol come nuovo direttore sportivo, e la squadra è ancora ottava in classifica continentale: per tanti club di medio livello non sarebbe neanche male!
Non finisce qui: i primi giorni di gennaio, il coach Tomislav Mijatovic viene retrocesso al ruolo di assistente, e arriva un nuovo allenatore in Luca Banchi, che comincia il percorso di ricostruzione fisica e morale del gruppo, e viene subito aiutato con l'ingaggio mirato di PJ Dozier, talentuosa guardia/ala piccola con esperienza europea al Partizan. L'encefalogramma dell'energia, che sembrava piatto con forse anche qualche giocatore a ritenere la stagione già compromessa e finita, torna a battere. I centri sono fisici, il roster è ben equilibrato dove ognuno gioca nel suo ruolo naturale. Anche perché l'allenatore, mi consenta, non è un Mago ma un gran lavoratore che si occupa della squadra con grande rispetto per il lavoro altrui: dicono che non abbia l'ultima parola su tutto. D'altra parte il basket sarebbe uno sport di squadra, dentro e fuori il campo, nel roster come nel front office.