Danilo Gallinari: «Ritiro? Non so se continuerò. Questa ultima estate in Nazionale»

21.04.2025 10:25 di  Umberto De Santis   vedi letture
Danilo Gallinari: «Ritiro? Non so se continuerò. Questa ultima estate in Nazionale»
© foto di nba.com

Danilo Gallinari torna in azione, ancora una volta. Dopo aver dimostrato a Milwaukee l'avvenuto recupero dall'infortunio in Azzurro e aver atteso una chiamata in qualche squadra NBA, il Gallo è atterrato a Porto Rico per una totalmente nuova esperienza nel Baloncesto Superior National, serbatoio della pallacanestro dell'isola impreziosito dalla presenza di tante stelle del basket statunitense. Un inizio bruciante a livello personale e di squadra. Lo abbiamo intervistato dopo il trasloco da Miami e prima di due vittorie in quattro giorni, compresa quella di ieri sera sui Gigantes de Carolina.con i suoi Vaqueros de Bayamon, una sorta di Olimpia della pallacanestro portoricana. Che dire delle sue prestazioni? Eccellente. Ne ha parlato in esclusiva a PianetaBasket.

Alla scoperta di Porto Rico. «Sto bene, mi sono sempre allenato in tutto il periodo in cui non ho giocato. Chiaramente allenarsi è una cosa, giocare le partite è un'altra. Però sto bene, era da un po' di tempo che non giocavo così tanti minuti, quindi sono contento del fatto che il fisico sta reagendo bene. Sono contento, sono belle sensazioni quelle di giocare tanto tempo. Carlos [Arroyo] è uno dei motivi per cui ho deciso di venire a Porto Rico, per il rapporto che ho con lui. E me l'ha detto da subito, lui che ci ha giocato prima di andare al college e in America, e poi a fine carriera, che il ritmo della partita è alto e anche quello del calendario. Giochiamo un giorno sì e un giorno no praticamente. Si giocano tantissime partite. L'atmosfera è bella, soprattutto per noi che abbiamo la fanbase più grande che c'è qua, anche quando andiamo in trasferta a volte sembra di giocare in casa. I tifosi ci seguono, il nostro è tra i palazzetti più belli, sempre con 10mila persone cariche. Sempre un bell'ambiente, dove è bello giocare»

Gallinari sta condividendo la sua avventura a Porto Rico con JaVale McGee, con il quale ha già giocato a Denver. «Ho firmato prima io», ride sottolineando questo aspetto Danilo. «Poi con Carlos [Arroyo], sapendo anche del fatto che avessimo già giocato insieme e ci conoscessimo, mi aveva chiesto di contattarlo e di cercare di portarlo qua. Non so se sia venuto anche perché c'ero io, ma la telefonata per convincerlo l'ho fatta. Non so se sia servita o meno».

Gli obiettivi a breve termine di Gallinari sono chiari: chiudere la stagione a Porto Rico e andare in Nazionale per un'ultima corsa in Azzurro. Futuro? Si vedrà se in campo o dietro una scrivania. «Non lo sinceramente [se continuerò a giocare a basket], il programma è quello di finire la stagione a Porto Rico e poi andare in Nazionale. Poi vedremo, adesso non lo so. Sicuramente in Azzurro basta, sarà l'ultima estate in Nazionale. Ma anche con la pallacanestro sinceramente ad oggi non lo so».

Azzurro anche a distanza, sempre. Gallinari è stato colonna portante della Nazionale negli ultimi 15 anni, e ora guarda anche i giovani italiani sbocciare. Nelle ultime gare il CT Pozzecco ha sperimentato una squadra giovane, a partire da Dame Sarr. «Ho seguito la Nazionale durante la finestra di qualificazione agli Europei a febbraio, secondo me ci sono ragazzi che possono ambire alla NBA. Non so quale sarà il futuro di questi ragazzi giovani, però secondo me ormai sia con la Nazionale che in EuroLega stanno facendo bene, alcuni stanno facendo bene nel campionato italiano, quindi sono contento che ci siano tanti giovani di talento. E devo dire che, invecchiando, una cosa che ho scoperto che mi piace molto fare è quella di seguire i ragazzi e vedere la loro crescita, è bello vedere il percorso. Quindi è una cosa che mi piace molto, poi se avrò la possibilità di condividere questo percorso con loro in estate sarà bello. In generale auguro il meglio a loro, il futuro è loro».

Europei, subito una gatta da pelare. Il sorteggio non è stato fortunato. «Il girone con Spagna e Grecia è tosto. C'è anche la Bosnia di Nurkic, uno dei miei più cari amici con il quale ho giocato a Denver - dice Gallinari, che però sottolinea giustamente - Anche vero che se uno ha l'obiettivo di andare fino in fondo, le squadre forti prima o poi le devi affrontare. E anche noi siamo una squadra forte, diremo la nostra».

Gallinari ha avuto una grande carriera NBA: 6a scelta al Draft 2008, ha giocato 777 partite (14.9 punti di media e 4.9 rimbalzi), dovendo superare numerosi infortuni. Ed è questi che menziona quando gli chiediamo di rimpianti. «Di rimpianti, il problema più grosso sono stati gli infortuni arrivati nei momenti peggiori. Il tempismo degli infortuni è stato sbagliatissimo, arrivati nei tre momenti peggiori possibile. All'inizio quando sono stato scelto con l'operazione alla schiena a New York, a Denver nel mio momento di forma migliore e con una squadra forte che puntava a vincere. Quando sei all'apice della carriera, sei il giocatore più forte della franchigia sul quale costruiscono una squadra e prima dei playoff ti infortuni al crociato, è un momento abbastanza devastante. Poi l'ultima volta il crociato quando avevo la possibilità con Boston di vincere il titolo, da giocatore di rotazione ma comunque importante per la squadra. Se dovessi scegliere tre momenti peggiori direi che sono stati questi. Altri rimpianti non ne ho».

New York, gli anni a Denver, poi due ai Clippers: quasi 20 punti di media nel 18-19, poi la franchigia ha deciso di cambiare tutto. «Tra noi giocatori dicevamo che dopo quell'anno lì ci bastava davvero solo una star per continuare a divertirci ed essere competitivi. Dopo è successo quello che è successo, però quello è qualcosa fuori dal controllo dei giocatori. Sei un numero che può essere spostato da una parte all'altra, è il bello e il brutto della NBA».
La stella c'era, e non lo sapevano. L'anno dopo a OKC raddoppiò le sue cifre: un certo Shai Gilgeous-Alexander. «Esatto», risponde Gallinari.

Ai playoff NBA intanto c'è un altro Gallinari. Il fratello Federico è impegnato con i Detroit Pistons dei quali è Player Development Coach. Insieme a lui, ovviamente, Simone Fontecchio. Cosa dice Danilo a entrambi? «Un in bocca al lupo, poi ho avuto la fortuna di vincere una serie con la maglia di Atlanta contro New York, devo dire che vincere al Madison Square Garden non è male (ride). Un'esperienza che consiglio a tutti e due, spero che possano divertirsi».

Per concludere: cosa direbbe Danilo Gallinari incontrando il se stesso 18enne in arrivo negli USA. «Di non dire sempre di sì e accomodare sempre gli altri, ma cercare di concentrarsi su se stesso, sul proprio corpo, prendersi cura del proprio corpo non dicendo sempre di sì a quello che gli viene detto o chiesto da preparatori o allenatori».