Matteo Boniciolli, esperienza con i giovani negli States
Matteo Boniciolli si trova negli Stati Uniti, dove sta facendo una bella esperienza tra i giovani della high school. Un racconto che aggiunge argomenti importanti nel dibattito sulla riforma del reclutamento e dell'addestramento dei ragazzi che si avvicinano alla pallacanestro, che scaturisce dall'intervista di Piero Guerrini per Tuttosport.
USA. Sto impazzendo di gioia. Basket e solo basket. Ho ricevuto un’offerta da un amico che era agente, David Maravilla, attuale ad di Don Bosco Prep a Crown Point, Indiana. Sfumata una trattativa con un club europeo, ho accettato, anche perché mi consentono, se ricevo un’offerta, di andare via.
Cosa è una “Prep”? Negli Usa il sistema formativo non ha buchi. Finite le superiori, chi non ha voti accademici, chi non è pronto a livello cestistico, chi arriva dall’estero, può fare un anno suppletivo di Prep, preparazione. I genitori pagano, circa 25.000 dollari. Quest’anno tocca ai ragazzi del 2000/01. Sono capo allenatore associato. La scuola ha scelto come coach un ragazzo di 30 anni molto bravo di origini greche, Nico Panousis. Ma pensa alla sua formazione e mi ha chiesto di affiancarlo. Dirigo gran parte degli allenamenti. Mi diverto.
Figlio in USA, scelta anche familiare? In parte, perché per le regole non lo vedrò fino a gennaio. Francesco, 2001, è venuto a frequentare l’ultimo anno di High School a Marion, Indiana Anche lui è molto felice. Penso andrà al college.
Esperienza all'estero. Perché mi piace esplorale diverse culture e diverse culture cestistiche, è la mia terza esperienza dopo Ostenda e Astana. L’altematìva era restare a casa ad aspettare una chiamata. Per un triestino venire nell’Indiana, patria del basket è un’opportunità incredibile. In auto posso raggiungere De Paul, ho ricevuto lettera di invito agli allenamenti degli Indiana Pacers, sono circondato da college. I ragazzi giocano una stagione vera, oltre ad allenarsi due volte al giorno in gruppo e fare sedute individuali. Ad ogni allenamento abbiamo osservatori di college. Degli 11 giocatori, 9 il prossimo anno riceveranno offerta da di divisioni. Potrei restare fino a marzo, ma se mi arriva un’offerta parto, perché lo stipendio permette solo di vivere. Fosse diverso resterei a vita.
In Italia… Purtroppo, si vede dal dibattito politico in cui si discute dal cuneo fiscale ai polli, nel nostro Paese e non solo nello sport si pensa al qui e ora, solo l’immediato. Negli Usa tutti pensano a programmare la crescita dei giocatori, perfino nella Nba Se non si recupera una visione di prospettiva, in ogni aspetto della vita per i giovani non ci sarà spazio. Visti i costi, i grandi club disinvestono dalle giovanili». Non ci sono problemi di scuola tecnica?. «Un’osservazione e rispondo con una domanda: In Italia Luka Doncic in che ruolo avrebbe giocato? Nel 95% dei casi da lungo. Anche gli allenatori pensano a vincere, più che a preparare, per tenere il posto. E per i ragazzi, ribadisco che quote e posti garantiti, non aiutano a crescere.