Non sogni ma solide realtà: quale NBA all'ombra del Colosseo?

È passata inosservata la parziale marcia indietro sul progetto di un campionato europeo targato NBA fatta dal responsabile della NBA in Europa e nel Middle East George Aivazoglou nell'intervista che abbiamo riportato. Tanto che il proprietario del Panathinaikos, di fronte all'ennesimo, presunto torto arbitrale denunciato, ha gridato alla fuga del club verso gli americani giocando con il fuoco. Sta scherzando, e infatti il pur polemico Ataman ha dovuto svuotare un paio di estintori a proposito. Adam Silver ha grossi problemi, interni ed esterni, forse troppo grandi e poco risolvibili per poter realizzare questo progetto, di cui per prima cosa esistono solo buone indicazioni generiche di intenti che non si trasformano in condizioni concrete da poter valutare. La nostra impressione personale è che siano chiacchiere abbastanza sofisticate, ma nulla più: il tempo ce lo dirà.
Tra i problemi interni agli Stati Uniti mettiamoci le politiche ondivaghe di Trump, la recessione in arrivo, la svalutazione del dollaro che in un mese ha aumentato del 10% il costo dell'investimento che era stato valutato cinque miliardi di dollari. La perdita di potere di acquisto attesa per i consumatori statunitensi potrebbe contrarre gli introiti pubblicitari delle televisioni e dei media che compongono la fetta più grande del bottino che lega e giocatori si dividono. Un messa in discussione del contratto avrebbe ripercussioni sul CBA e sugli utili che rendono così grande il valore delle franchigie. Per non parlare delle ripercussioni sul marketing. La politica della presidenza, grazie ai dazi, aumenta il costo dei prodotti griffati NBA notoriamente realizzati nel Far East per le tasche dei consumatori. Inoltre i toni aggressivi verso gli altri paesi stanno alimentando un senso di antiamericanismo che può fermare ancora una volta l'espansione commerciale in Cina, con risvolti non soltanto economici. Quelli morali e patriottici possono essere ancora peggiori, con conseguenze inimmaginabili.
Ma dove la NBA non ha speso una parola ancora è nell'organizzazione societaria. Il modello di franchising che l'ha resa grande e ricca, con proprietari dai poteri limitati - e che in certi casi possono venire costretti ad andarsene - può andare bene alle polisportive spagnole, ai magnati greci e turchi (che infatti in prima battuta sono stati esclusi dalle discussioni), agli emiri arabi? Inventare squadre senza tradizione cestistica, benché ancorate a proprietà calcistiche, quali passioni possono fa nascere in fan che preferiscono un altro sport? Ma ancora il modello di franchising pretende che questa Lega abbia una sede sociale in un paese, e che risponda alle leggi di quel paese. Questo permetterebbe una armonizzazione legale paritaria ma solo a condizione che tutte le squadre abbiano lì la loro sede o almeno accettino quella giurisprudenza. Di fatto creare un doppione giuridico di FIBA Europe, peggio ancora se appoggiandosi all'organizzazione mondiale. Chi legge avrà già capito che questo è un guazzabuglio pericoloso: la NBA non ha spiegato come intende farlo, e questo ci dice quanto siamo ancora in alto mare.
Il modello di business della NBA riguardo al ticketing prevede un costo dei biglietti per una famiglia di quattro persone pari a un controvalore di un fine settimana a Gardaland, e una platea di ricchi disposti a spendere un piccolo patrimonio per sottoscrivere un abbonamento. Non basta essere in tanti, come succede a Belgrado o Kaunas, dove folle di fan paragonabili non producono introiti paragonabili. NBA dovrebbe spiegare dove tirerà fuori questo pubblico pagante che in Europa nessuno ha ancora visto - e se ci fosse qualcuno l'avrebbe già intercettato, alla fine non siamo così scemi! E che dire degli impianti in cui giocare che possano contenere quei 15-20.000 spettatori che fanno parte del modello di business? Pensano che le amministrazioni pubbliche europee regalino loro soldi, come sta facendo il comune di Philadelphia che ha stanziato 400 milioni di dollari in agevolazioni fiscali per la nuova arena dei Sixers? Barcelona è dal 2009 che dovrebbe aver costruito l'arena successore del Palau blaugrana, dell'Italia solo guardando alle due milanesi e le due romane del calcio non si riesce a far partire uno stadio nuovo, mentre quelli in programmazione nella pallacanestro, da Tortona a Cantù, da Venezia a Brindisi, non ci vanno nemmeno vicino come taglia?
Diritti televisivi. FIBA detiene gli accordi più importanti con le emittenti leader nel continente, come il recente accordo per trasmettere le partite dei Mondiali femminili con le due più importanti della Germania siglato nei giorni scorsi ha confermato. Avranno una audience superiore a una gara di EuroLeague ECA per ricevere tanto onore? Abbiamo notato come sia tra le emittenti televisive che tra le big spender della pubblicità nessuna abbia investito in EuroLeague nonostante l'indiscussa qualità del prodotto. la sua diffusione a livello continentale, il numero di paesi coinvolti. Il fatto che le qualità che può presentare EuroLeague non siano sufficienti ad ottenere ricavi adeguati al loro livello è quanto meno sospetto. Basti dire che delle 100 aziende che spendono di più al mondo in pubblicità tra gli sponsor di EuroLeague c'è solo Adidas.
Sull'Italia un ultimo pensiero. Messina ha detto di essere interessato come Olimpia Milano, ma anche di non aver presente i termini della cosa. E alla fine non decide lui. In quanto a Roma, non risultano pervenuti imprenditori locali interessati. Muoversi nella capitale, come i proprietari della Roma calcio sanno bene, non è per nulla semplice, meno che mai senza soci italiani. Il palazzo non c'è, scordatevi l'EUR con i suoi 11.000 posti teorici: nel business plan di una squadra NBA sarebbe un costo e non una fonte di ricavi. Poi non c'è una società esistente strutturata per un campionato professionistico, figuriamoci il tempo che ci vuole per crearne una da zero anche portando professionalità da fuori. Per chi pensa sia semplice, invitiamo a leggere l'intervista a Kamenjasevic del BC Dubai. Così. giusto per farsi un'idea di quanto sia lontana l'Eurolega targata NBA.
N.B. Il Panatinaikos e Giannakopoulos hanno firmato per altri 10 anni in ECA... (link).