Alessandro Pajola: «Così sono arrivato alla Virtus Bologna. Belinelli? Giocatore unico»
Per Alessandro Pajola, Bologna è casa e quotidianità, un luogo che lo ha accolto e l’ha cresciuto. A soli sedici anni è stato scelto per rappresentare la Virtus Bologna nello sport che oggi è la sua più grande passione, oltre che il suo lavoro: il basket.
Il playmaker delle V nere si racconta in esclusiva a Eurosport, intervistato da Mario Castelli per Basket Zone, e ripercorre il suo approdo alla Virtus, un momento in cui, da giovanissimo, vedeva la pallacanestro solo come divertimento e amicizia: «Un anno prima di firmare con la Virtus ero già andato a fare degli allenamenti, ma non ne volevo sapere: desideravo restare ad Ancona con i miei amici di scuola. L'anno successivo, però, ho iniziato a vedere le cose in modo diverso, anche grazie all'aiuto dei miei genitori. La Virtus era la società più vicina a casa, con uno staff giovanile di altissimo livello e Giordano Consolini come figura di riferimento. All'inizio è stata una scelta sofferta, ma poi si è rivelata quella giusta. Ormai mi sento quasi mezzo bolognese».
L’intervista completa è on demand SU DISCOVERY+ e IN PODCAST su tutte le piattaforme. In questa occasione, Pajola racconta anche del suo rapporto con Marco Belinelli, capitano della Virtus Segafredo Bologna e leggenda del basket internazionale: «Marco (Belinelli, ndr) è un giocatore unico. L'ho ringraziato per le parole che mi ha dedicato: anni fa lo guardavo giocare in NBA in tv e ci giocavo alla PlayStation. Oggi abbiamo costruito un legame forte, un feeling speciale. Ci capiamo con uno sguardo, perché prima di tutto c’è il rapporto umano. Mi diverto con lui, sia in campo che fuori. L’intesa nasce dagli allenamenti e poi si trasferisce in partita. Giocare insieme da tanto aiuta: sono questioni di letture, di modi di trovare canestri facili con un’intuizione».