Max Menetti a Alley Oop: la stagione dello Zalgiris, Lonnie Walker, l'esperienza in Israele

Max Menetti a Alley Oop: la stagione dello Zalgiris, Lonnie Walker, l'esperienza in Israele
© foto di Ciamillo

Massimiliano Menetti è stato ospite dell'ultima puntata di Alley Oop, trasmissione in onda ogni martedì su Revolution dalle 17 alle 18 e condotta da Eugenio Petrillo, Alessandro di Bari e Marco Lorenzo Damiani. L'assistente dello Zalgiris Kaunas ha parlato della stagione dei lituani, dell'esperienza in Israele e di alcuni ex giocatori. Segue un estratto delle sue parole.

La stagione dello Zalgiris Kaunas. “Credo che la stagione sia da dividere in due parti. Abbiamo fatto un girone d'andata incredibile, inaspettato da parte di tutti, siamo andati oltre ogni nostro limite. La seconda parte invece è stata molto difficile, l'uscita di Walker credo che abbia reso la questione un po’ più complicata. Diciamo che abbiamo guadagnato una partita in più rispetto all'anno scorso nelle vittorie, però avendo fatto molto bene e dopo avendo fatto invece molta fatica. Se avessimo probabilmente avuto un percorso un po' più lineare forse avremmo evitato un po’ di emotività dell'ultimo periodo, non siamo riusciti a chiudere almeno tre o quattro partite giocate veramente bene contro delle big. Detto tutto questo direi che non abbiamo concluso la stagione come volevamo, ma sicuramente non può essere considerata negativa”.

 L'opportunità in Lituania. “La possibilità è nata da quello che è tristemente successo in Israele, e non parlo naturalmente della parte cestistica. Ero a Eilat con una squadra con delle buonissime ambizioni, poi purtroppo il 7 ottobre con la guerra è cambiato tutto. Quella era una squadra, essendo stata costruita tardi, a forte trazione straniera e in quel momento gli stranieri non sono rientrati. I nostri giocatori locali approcciavano per la prima volta da protagonisti la prima serie israeliana e in più la guerra era ancora in una frase abbastanza cruenta. Poi casualmente con Andrea, mentre mi stava raccontando che sarebbe andato allo Zalgiris, mi sono lasciato sfuggire la battuta ‘Se hai bisogno chiama’ e da lì è partito tutto. Mi sono trovato catapultato qui, ho aspettato un paio di settimane perché l’Hapoel doveva trovare un nuovo allenatore e poi sono arrivato qui allo Zalgiris”.

Il viaggio di ritorno dall'Israele. “All'inizio ero tranquillo perché ero a trecento chilometri Be'er Sheva, che era così la prima città importante coinvolta, però dopo quando hanno cominciato a chiudere lo spazio aereo cominciavo a pensare di far fatica a uscire da Israele. Non sono stati momenti facili, tra l'altro c'erano anche tutti dall'Italia preoccupati, tra amici, parenti, potete immaginare, perché poi dopo si parlava sempre del sud di Israele, ma era il sud a Tel Aviv in quel momento dove c'erano i problemi, quindi era un delirio. Poi sono riuscito ad andare via e dissi in un'intervista che invece di uscire da Tel Aviv sarei uscito da Eilat che è sul confine con la Giordania e lì non c'è la strada, diciamo così, si fa a piedi. Quindi qualcuno disse che stavo rientrando a piedi e la cosa più bella fu un messaggio di Maurizio Gherardini che mi disse: ‘Ho sentito che stai tornando via terra, se passi dalla Turchia e hai bisogno dì qualcosa che siamo a disposizione’, come se ci fosse stato come un corridoio umanitario per farmi rientrare”

La parentesi di Lonnie Walker allo Zalgiris. “Walker era chiaro che fosse un giocatore che ha preso questa opportunità allo Zalgiris con il grande sogno di tornare in NBA ed era anche una forma contrattuale che lo prevedeva, tant'è che lui è rientrato. Diciamo che è stata un'esperienza molto formativa per tutti. Lui è un giocatore di altissimo livello che stava cominciando a navigare il basket europeo nella maniera giusta. Non so quanto quando e quanto tornerà in Europa, diciamo che è stata un'opportunità nel momento in cui abbiamo avuto il problema con Wallace proprio all'inizio della stagione. Noi abbiamo giocato le prime sette partite d'Eurolega senza un titolare, chiamiamolo così. Lonnie è un ragazzo con molte attenzioni, però si percepiva alla fine che la testa era di là, ma erano cose che diceva anche lui”.

Su Giordano Bortolani. “Ho avuto la fortuna e il piacere di allenare Giordano Bortolani per un anno. È un ragazzo delizioso oltre ad essere uno dei più grandi talenti che ho allenato. Ha fatto questa esperienza a Milano giocando sì poco, ma sarà stata sicuramente importantissima. Chiunque lo firmerà il prossimo anno farà bingo. Secondo me ha bisogno di una squadra che gli metta a disposizione un posto da titolare, perché è veramente talentuoso. Poi tra l'altro ha delle caratteristiche che lui non fa molto vedere, la sua qualità migliore è chiaramente il tiro, uno dei più belli e naturali che ci siano. E in più l'ho detto, il tutto condito da un ragazzo veramente puro. Poi è un ragazzo che ti parla, nel bene e nel male, quindi non solo quando le cose andavano per il verso giusto, ti diceva quello che pensava e soprattutto cercava sempre di fare quello che gli si chiedeva di fare. È un grande talento ancora un po' nascosto nel nostro basket”.