La forza dei numeri: perché Harvey Pollack è nella Hall of Fame

La forza dei numeri: perché Harvey Pollack è nella Hall of Fame
© foto di nba.com

(di FRANCESCO RIVANO). Quante volte avrete sentito parlare di emisfero destro e emisfero sinistro del cervello umano. Quella suddivisione che tende a far derivare da una parte ben precisa del nostro organo vitale più importante questa o quell’altra capacità. Studi scientifici di natura medica che si sono susseguiti negli anni hanno fornito e smentito tesi differenti sulle capacità di operare del nostro cervello facendole derivare da un emisfero piuttosto che dall’altro. Addirittura c’è chi ha dichiarato che, in base al genere di appartenenza, ci sia una parte del cervello più sviluppata e capace dell’altra e quindi le donne più propense al lato artistico ed emotivo e gli uomini più incentratati sulla praticità e sui numeri. Nel mentre scrivo mi viene in mente un acquisto che feci qualche anno fa. Un libro intitolato “disegnare con la parte destra del cervello” che forniva gli elementi utili a riprodurre un ritratto senza far leva sulla capacità artistica di disegnare, cosa di cui sono assolutamente sprovvisto. Insomma, seguendo determinate regole di riproduzione suggerite dal libro sarei riuscito a realizzare un ritratto fedele del soggetto da replicare. Eppure in disegno ero sempre stato pessimo. Questo esempio mi serve per specificare quanto una parte ben determinata del nostro cervello sia in grado di elaborare asetticamente delle informazioni in maniera rigorosamente scientifica senza farsi condizionare dall’emozione e c’è chi di questa parte del cervello ne ha fatto un punto di forza incentrandovi tutto il suo percorso professionale. Parlo ovviamente di chi fa dei numeri la sua ragione di vita. Analisi numeriche, statistiche, elaborazioni di dati in cui sguazzare per fornire indicazioni ben precise a chi, di questo lavoro certosino si avvale per ottenere informazioni necessarie per raggiungere obiettivi, risultati e successi. Pensate cosa era il mondo dello Sport ante e post analisi statistiche. Ora ogni singolo evento viene vivisezionato dal punto di vista numerico per dare alle parti contendenti tutti gli elementi necessari per arrivare perfettamente preparati all’avvenimento sportivo. Sfruttare le conoscenze acquisite attraverso i numeri è imprescindibile per poter uscirne vincitori. È chiaro che poi c’è la componente casualità, il fattore C che scompagina ogni singola teoria numerica che ha portato ad affrontare la sfida con una determinata strategia, ma l’ausilio dello studio dei numeri è diventato fondamentale per approcciare qualsiasi competizione e attualmente siamo in grado di affermare che non se ne può più fare a meno.

Due Marzo, 1962, Hershey Sports Arena, Pennsylvania; va in scena uno dei capitoli più incredibili del Basket Mondiale. Per la sfida tra i Knicks e i Warriors (all’epoca di base a Philadelphia)le emittenti televisive decidono che non valga la pena perdere del tempo e anche il pubblico non investe nel match. Prima della partita il coach dei Warriors, Franck Mc Guire, chiede al suo primo terminale offensivo di provare a tirare i liberi dal basso perché da un’analisi fornita dall’addetto alle statistiche risulterebbe che sia più efficace rispetto al tiro libero battuto dall’alto. Wilt Chamberlain non era noto per la propensione nell’accettare i suggerimenti altrui, anzi, spesso e volentieri si divertiva a fare il bastian contrario solo per il gusto di fare esattamente l’opposto di quello che gli veniva chiesto. Ma quella volta, forse svogliato o forse stanco per l’ennesima notte brava trascorsa nel suo attico di Manhattan in dolce compagnia, decise di fidarsi. Alla fine del primo tempo il tabellino recitava il parziale di 41 punti messi a segno da Wilt. La partita, diventata per i fortunati quattromila presenti un semplice dettaglio di contorno ai canestri di Chamberlain, era ancora ben lontana dal suo epilogo definitivo. Dietro i cori “Give it to Wilt, give it to Wilt” la serata si concluse nel momento esatto in cui l’ex Globetrotter mise a segno il punto numero 100. 28 su 32 ai liberi.  Chi era il più affaticato a fine serata? Non di certo Wilt Chamberlain. Un giovane uomo che avrebbe compiuto 40 anni la settimana successiva si dovette occupare di trascrivere ogni singolo dato nell’intento di fare per bene il suo lavoro: l’addetto all’analisi statistica dei Warriors. Se quella serata fu quella che stabilì il record non ancora infranto, e difficilmente frangibile in futuro, di punti segnati fu anche “la serata più impegnativa della mia carriera.” Così Harvey Pollack descrisse la sera del 2 Marzo a Hershey.  

Quando Harvey firmò il suo contratto con Eddie Gottlieb, proprietario della franchigia di Philadelphia oltreché uno dei fondatori della NBA, tutto si sarebbe aspettato tranne che di strappare un foglietto con scritto 100 da consegnare al miglior marcatore di una partita di basket. Eppure così fu. Harvey entra nella bolla cestistica chiamata NBA quando ancora la NBA stessa era solo un embrione dell’organizzazione che oggi conosciamo. La passione comune per i numeri condivisa con Gottlieb gli valse l’assunzione nella franchigia della città dell’amore fraterno e all’interno della Lega ci è rimasto vita natural durante tanto che al 23 Giugno del 2015, giorno della sua scomparsa, vantava il primato di essere l’unico dipendente attivo dai tempi della fondazione della Lega: il 1946. Diplomatosi alla Simon and Graz High School, da cui proviene un’altra mente geniale del basket, Rasheed Wallace, e laureatosi alla Temple University, dopo una breve parentesi sotto le armi che lo ha costretto ad affrontare il secondo conflitto bellico mondiale , Harvey si connette con il mondo del basket associandolo a numeri e parole, prima nella veste di responsabile dei media e poi come direttore delle informazioni statistiche. Fu Harvey a passare a Mc Guire le statistiche sull’efficacia del libero tirato dal basso da Wilt Chamberlain, fu Harvey a dare il via al conteggio di numerose categorie statistiche che oggi vengono prese in esame nelle partite di basket. Stoppate? Differenza tra rimbalzi offensivi e difensivi? Il club del trilione? Tutte categorie il cui conteggio è iniziato per mano della mente di Harvey Pollack che, durante le off season, si dilettava a racchiudere i suoi numeri nel Harvey Pollack’s NBA Statistical Yearbook, diventato Bibbia e Vangelo a livello di analisi. La leggenda vorrebbe che il primo e l’unico ad aver realizzato una quintupla doppia sia ancora lui, Wilt Chamberlain. Non si ha il supporto di dati certi in merito ma siccome ad affermare ciò è proprio Harvey, si tende a pensare che sia tutto vero.

Privo di un computer ma dotato “solo” di carta, penna e intelletto, Harvey Pollack è stato riconosciuto come un contributore fondamentale del gioco del Basket tanto da essere inserito nella Hall of Fame. Il connubio fra sport e numeri lo ha elevato a un livello di eccellenza assoluta al pari dei grandi campioni in scarpe e canotta. Di sicuro Harvey Pollack era dotato di un emisfero cerebrale tendente al lato della praticità e dei numeri piuttosto produttivo, ma l’associazione con l’arte del basket e la passione per esso ha dato un equilibrio al suo cervello di cui hanno potuto godere i suoi contemporanei e i suoi posteri. Quindi amanti dei numeri, esperti di fantabasket, seguaci delle statistiche o semplicemente appassionati di qualsiasi sport,  prostratevi di fronte alla memoria di un mito e abbiate bene a mente che dietro a ogni miracolo sportivo paragonabile ai 100 punti di Wilt Chamberlain c’è sempre uno studio analitico approfondito suggerito dal cervello di Harvey Pollack.

----- Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. Nel 2024 ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.