"Tutto si trasforma": dalla filosofia alla scienza, agli Spurs di Popovich
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(di FRANCESCO RIVANO). Siamo nel 1772 e un chimico parigino, Antoine-Laurent de Lavoisiere (vi preannuncio che nulla avrà a che fare con la nascita del basket) scopre la legge naturale della conservazione della massa secondo la quale in chimica, qualsiasi reazione non crea e non distrugge nulla in quanto ciò che c’era prima della reazione ci sarà anche successivamente ad essa. Quasi un secolo dopo James Prescott Joule ( gli studenti di materie scientifiche riconosceranno questo nome e anche in questo caso non lo assoceranno al basket) sviluppa la teoria di Lavoisiere applicandola alla meccanica definendo, così come per la massa, che anche per l’energia vale lo stesso principio di conservazione. Finché non arriva Einstein nel ‘900 (beh, lui lo conoscete e non c’è bisogno che vi dica quanto con il basket nulla abbia a che fare) che mette tutti d’accordo e stabilisce quanto l’energia e la massa siano aspetti della stessa realtà fisica. Insomma per farla breve con questo 'pippone' di natura scientifica, in qualsiasi ambito non ci si inventa nulla di nuovo così come non si distrugge niente di già esistente: esiste solo e solamente la possibilità di trasformare una forma di energia o di materia in qualcosa di più utile, di migliore, di più produttivo. Facciamo un piccolo esempio pratico che è il funzionamento delle turbine a vapore: prendiamo una caldaia, inseriamo al suo interno dell’acqua e scaldiamola; questa arriverà al punto di ebollizione e si trasformerà in vapore che, a una certa pressione, muoverà un asse collegato ad un’elica. Troppo complicato? Esempio più semplice per l’amante medio del Basket: prendiamo una franchigia NBA che bazzica nei bassifondi della Lega, inseriamo al suo interno una mente geniale e lasciamola pensare; questa trasformerà stagioni perdenti in una dinastia che riscriverà la storia della Lega. Chi ha scoperto la legge della conservazione della franchigia NBA? Gregg Popovich.
È notizia di pochi giorni fa che Gregg Popovich rischia di aver già allenato la sua ultima partita NBA senza essere consapevole, al momento in cui l’ha fatto, di averlo fatto per davvero. Non una stagione fortunata per la franchigia texana che, dopo l’All Star Game, ha dovuto rinunciare anche alle prestazioni di Victor Wembanyama a causa di una trombosi venosa alla spalla destra. È da inizio novembre che a guidare i nero-argento c’è Mitch Johnson, assistente di Coach Pop costretto ai box da un problema di salute che, se all’inizio sembrava dovesse essere rapidamente risolvibile, sembra si sia “trasformato” in montagna invalicabile. D’altronde parliamo di una parolina che spesso sconvolge, se non “distrugge”, la vita di un uomo: ictus. È chiaro che un personaggio così influente nella vita della NBA meriterebbe una conclusione di carriera ben più piacevole. Non voglio affermare che gli farebbe piacere un Farewell Tour in stile Kobe, non è nella sua personalità e nel suo essere, ma almeno la possibilità di dire al suo pubblico, “beh cari amici, qua si conclude un lungo e piacevole viaggio”, l’ avrebbe meritata. Magari offrendo ai presenti un buon bicchiere di vino del quale è esperto tanto quanto, se non di più, del basket.
E il viaggio è stato lungo per davvero visto che parte dalla stagione 1996-97 quando entra in corsa dopo aver silurato Bob Hill reo di aver perso 15 delle prime 18 partite e essersi autoproclamato coach degli Spurs. Eh già, perche all’epoca dei fatti Gregg era direttore generale e vicepresidente delle basketball operations, come si usa dire al di là dell’oceano, proprio degli Spurs. A essere sinceri non è che la carriera fosse partita poi tanto bene. Sconfitta alla prima uscita contro i Suns e stagione da dimenticare se non fosse che, molto probabilmente, Popovich aveva visto l’anteprima di un film che nessuno ancora conosceva. Il sorriso che solca il volto di Gregg alla lottery del 1997 tradisce l’intuizione che lo porterà a mettere a nudo il sistema NBA fondato sulle pari opportunità. È cosa risaputa che la Lega si fonda sul principio di dare agli ultimi la possibilità di arrivare primi, sia attraverso la ripartizione della Luxury Tax che attraverso le maggiori opportunità di accaparrarsi la scelta migliore al draft successivo. Pop sconvolge questo assunto. La scelta di Tim Duncan al draft del 1997 innesca un meccanismo di autorigenerazione della squadra texana che la porterà a restare ai vertici della Lega da quel momento fino alla fine della carriera di Tim Duncan stesso. Un meccanismo alimentato dall’intelligenza di un mente capace di, rinnovare, scegliere, adattarsi e soprattutto vincere che farà di Popovich l’allenatore con il maggior numero di vittorie nella storia del gioco e degli Spurs la franchigia con la più alta percentuale di W della Lega. Intelligenza non è una parola usata per caso ma presa in prestito dall’acronimo CIA (Central Intelligence Agency) servizio di intelligence statunitense per il quale Pop ha prestato servizio. E a proposito di servizio, come per Red Auerbach (Annapolis, United States Naval Accademy), altra pietra miliare del coaching a stelle e strisce, il tutto parte da una base militare, la Air Force Academy dove Gregg assunse la carica di assistente a Hank Egan.
Insomma 28 anni dopo rischiamo di dover restare orfani, dall’oggi al domani, di un o dei personaggi più influenti dello sport americano. Non sono i 5 titoli a innalzarlo all’eccellenza ne tanto meno le sue vittorie. A rendere Coach Gregg Popovich un simbolo della Lega è stato tutto il contorno che lo ha portato ai successi: la gestione umana e psicologica dei suoi giocatori, la gestione del gruppo inteso come entità da proteggere dagli agenti esterni, la gestione dei rapporti con i media e la sua capacità di esprimere in due parole quanti più concetti possano essere espressi in un monologo teatrale (se fosse ancora in vita, Craig Sager potrebbe venirci in aiuto). Insomma a renderlo immortale è stata la sua capacità di tenere in pugno ogni elemento costitutivo della sua organizzazione. Gregg Ppovich è stato il calore che ha permesso all’acqua degli Spurs di trasformarsi nel vapore necessario per far girare l’elica, è stato l’energia, non in grado di creare gli Spurs, ma di trasformarli nella squadra che abbiamo imparato a conoscere e la sua assenza, temporanea o definitiva che sia, non li distruggerà perchè nella NBA così come in fisica e in chimica:
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
----- Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. Nel 2024 ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.