Flavio Tranquillo e il compenso in nero da Minucci

Ieri Flavio Tranquillo ha scritto sul suo sito internet le seguenti parole in cui, partendo da un inciso di un post di Claudio Pea, fa ammissione di colpevolezza su un compenso "a nero" che gli è stato dato da Ferdinando Minucci, non ancora presidente della Mens Sana basket, ma già da molti anni "dominus" della stessa:
"La Mens Sana del basket non esiste più: è fallita il 4 luglio 2014. E Siena, umiliata e derisa, è dovuta ripartire dalla quarta seria. Non siete ancora soddisfatti? E allora andate pure avanti. Ma stavolta senza fare prigionieri. Neanche tra i giornalisti, qualcuno anche di Sky, che da Minucci ricevettero più di un bel gettone, diciamo, di presenza che, zitti zitti, s’infilarono in tasca enon dissero niente all’ufficio delle imposte".
E’ un estratto dal blog di Claudio Pea. Io sono un giornalista di Sky, mi chiamo Flavio Tranquillo e ho percepito in un’occasione, nel settembre 2004, un compenso in nero per un lavoro regolarmente svolto, la presentazione pubblica della Mens Sana. E’ un fatto, e come tutti i fatti prima bisogna considerarlo come tale. Ora, crediateci o meno, io in quel settembre 2004 non mi rendevo conto di commettere un’illegalità. Non lo dico pensando che questo mi renda meno soggetto a censure, semmai è il contrario. Lo dico per sottolineare quanto sia pericolosa l’ignoranza, e come sia necessario conoscere la legge e molte altre cose. Oltre che provocare un danno, sia pur minimo, all’Erario, ho sbagliato pesantemente, mettendo a rischio la mia indipendenza e autonomia. Oggi non lo rifarei, ma l’ho fatto. E mi è capitato di farlo in un altro paio di occasioni, non a Siena. Mi piacerebbe poter saldare il mio debito con l’Erario, solo che non ricordo la cifra che percepii (ricordo però che senza essere scandalosamente alta era superiore rispetto al compenso medio per simili prestazioni). Ho ripensato tante volte a quella situazione in questi anni, più che mai da quando la Procura della Repubblica di Siena ha cominciato a indagare sulla Mens Sana, ipotizzando reati che stando alle ultime anticipazioni giornalistiche verranno formalizzati nei prossimi giorni.Sono molto dispiaciuto di aver commesso un errore così marchiano, che mischia leggerezza e ignoranza (non mala fede) in dosi davvero enormi, ma indietro non si torna. La lezione penso di averla imparata, senza per questo considerarmi esente da colpe o più puro di chicchessia. Cerco però di capire sempre, di errare “on the side of caution” e di pormi delle questioni. Sbaglio ancora, e tanto, ma spero meno di una volta, sarebbe già qualcosa. So già come e quanto queste parole verranno rigirate in maniera interessata da persone interessate. Sottolineo, solo per la precisione, che si tratta di episodio unico e non ripetuto. Penso però di aver intrapreso un cammino che, ben lungi dall’essere perfetto, va nella direzione giusta. Suggerisco all’estensore dell’articolo un approfondimento su un paio di termini meridionali come “mascariare” e “tragediare”. E a tutti noi una riflessione seria su temi importanti come quelli che attraversano l’inchiesta Time-Out.
PS: spero si capisca che questa non è una confessione-shock forzata da un grande scoop. E’ solo una libera e orgogliosa scelta di una persona che rivendica errori e omissioni come parte del suo percorso. Lo faccio adesso solo perché io metto il mio nome e cognome. In realtà, quello che interessa è stabilire che siamo tutti uguali, come le pecore nella notte. Piace pensare che tutti, tranne noi, sbagliano, così se anche sbagliamo noi, e sbagliamo, alla peggio facciamo pari (ma ovviamente non è così, solo che così è più rassicurante). Scelleratezze come “il più pulito ha la rogna” fanno solo il gioco di chi davvero rimesta nel torbido, e in questo paese e ambiente non è purtroppo merce rara. Il mio è un semplice, fin banale tentativo di esercitare coerenza e negare valore all’omertà. So però che semplificare, fare clamore e non capire fa più audience ed è più riposante. Sappiate però che così non si va da nessuna parte".