Lega A - Piero Bucchi "Quando c'erano soldi e cartellini..."
Per l'inserto della Gazzetta dello Sport Piero Bucchi viene invitato a guardare la pallacanestro italiana con gli occhi degli allenatori, e ne viene fuori nell'intervista di Mario Canfora una prospettiva molto utile al dibattito in corso sul futuro.
Coach italiani. Stimati ovunque. Non abbiamo nulla da invidiare alle altre scuole, a cominciare da quella slava a quella spagnola.
Tra di loro c'è solo Djordjevic in Italia. Riflette il livello attuale del nostro campionato. Come per i giocatori, nonostante l'inversione di tendenza con Teodosic e Rodriguez, non ci sono soldi e nemmeno tecnici stranieri.
Settori giovanili. Una volta c'erano settori giovanili che sfornavano tanti giocatori e sui ragazzi c'era un'attenzione a dir poco esasperata. Era una situazione figlia dei cartellini, il reclutamento era fatto benissimo, si vedeva una lotta vera per andare a prendere un ragazzo interessante. Per i giovani si spendevano in alcuni casi soldi anche superiori a quelli che oggi molti club mettono per fare una serie A. Per cui c'era molta attenzione sugli allenatori, che non potevano essere degli sprovveduti.
Al passo coi tempi. Bisogna stare al passo coi tempi. I giochi sono sempre più corti, il gioco deve essre sempre più veloce. L'allenatore oggi incide molto in A2 dove ci sono meno giocatori che possono sovvertire il piano tattico. In A invece ci sono più giocatori che possono stravolgere la partita. Più in alto vai, più si riduce l'impatto: il talento può mettere in crisi anche il migliore degli allenatori.