Matteo Boniciolli coach errante Astana, grande sogno d'Oriente

Interviste speciali, di Enrico Campana - Fra l’idea e l’ideologia, scartata l'idea di discutere la laurea in filosofia Matteo Boniciolli ha scelto la strada del coach errante, mezzo esploratore e mezzo sognatore. Dovunque c’è un progetto quella è la sua patria.. E’ l’uomo di Coppe, ne ha vinte due con Avellino e la Virtus Bologna, l’unica del glorioso club che non porti la firma di Ettore Messina.
Sogna un basket bello, vivo, colto ma non complicato. E’ per la cultura globale, ma difende i suoi ideali di triestino portato ad esaltarli
nella discussione, come nelle scelte di vita. La coerenza prima di tutto, una lezione oggi in Italia considerato un peccato, meglio la
virtù della …Furbizia. Come persona sempre in viaggio, ha bisogno delle sue certezze, e quindi la coerenza lo appaga, gli rischiara la mente. Vedere la storia della dimissioni in diretta ai tempi di Avellino e il congedo da Roma con la decisione più unica che rara : non passare alla cassa per ritirare la buona uscita contrattuale. Basta questa lezione per farne un professionista apprezzabile.
Il suo torto, come coach di successo, è di essersi avvicinato come Icaro sotto il sole senese, e allora al padrone non andava più bene… Bisognava trovargli un difetto. Giusto, ma quale? Peccato che il peggio che di lui si potesse dire era... “testone!”…Forse che i tifosi bolognesi hanno vissuto in seguito giornate di basket migliori?...Credo invece sia più che meritatatissima la chiamata nell’Astana Dream. Un onore far parte di un sogno di sport, civiltà, comunicazione, aperture culturali e trasformazione generazionali, e di ricchezza (non solo economica) nato nelle terre del petrolio dove s’incrociavano le carovane dirette in Cina. Scelta difficile da capire nelle nostre bande. Un sogno progettuale, quello di costruire una città ideale e futuristica concentrando una popolazione multietnica, darle nuove forme espressive e aspirazioni condivise. Un progetto che solo a pensarlo mette le vertigini e fa apparire obsoleti certi progettucoli di casa nostra. Come regalo, un suo estimatore al momento di mettersi in viaggio per l’Oriente gli ha mandato questa dedica “Al roman stracco/preferito ho il cosacco/ahi serva Italia../del basket mai più balia!/dagli atri mucosi ai fori cadenti/come l’ Adelchi, siam grandi perdenti..”
- Matteo Boniciolli, allora ha scelto Astana, un nuovo mondo, il paese dei cosacchi, sulle rotte di Marco Polo, di che esperienza si tratta?
“Si tratta di un' esperienza molto affascinante, in un paese in grande crescita, che vede lo sport come veicolo di promozione del proprio orgoglio nazionale. Dobbiamo costruire una realtà di grandi ambizioni partendo da un buon budget, un impianto formidabile, e l'esperienza di giovani manager che hanno già costruito realtà sportive di alto livello nel ciclismo e nell'hockey su ghiaccio”
- E’ necessario imparare subito il russo…
“Sì,da tre mesi sto studiando il russo. Mi sembra doveroso avvicinarsi ad una nuova realtà imparandone la lingua. E' anche un modo per allenare la mente. E' stato divertente, alla soglia dei 50 anni dover reimparare a leggere e a scrivere. Affrontare il cirillico è impegnativo. Non ho ambizioni di leggere Tolstoj in lingua originale, ma sicuramente il rapporto con i locali nella loro lingua sarà più immediato, quando sarò in grado di esprimermi correttamente”
- Si tratta di un bel contratto, cosa le chiedono?
“In questa stagione di esordio nella United Basketball League il massimo obbiettivo è il raggiungimento dei playoff. Ci stiamo attrezzando sul mercato per poter competere con squadre di altissimo livello come Cska , Khimki, Prokom, Lyetuvos....”
- Vediamo i colpi dell'Euroleague, i greci smantellano, gli spagnoli non fanno più i colpi di una volta, le economie europee collassano mentre all'Est il Cska ha fatto un gran mercato, idem i turchi dell'Efes, i club russi spendono, sono appetibili, ci sono grandi progetti di sport su scala internazionale o sono solo sogni di oligarchi?
“Si tratta, nel caso di Turchia e paesi dell'ex Unione Sovietica, di economie in grande espansione. Il Kazakhistan è il quinto produttore mondiale di petrolio. Di questo imponente giro di danaro traggono vantaggio tutti, anche lo sport di vertice”
- Lei ha sempre sognato un incarico in Spagna, come Messina e Scariolo?
“La Spagna è sempre stata il desiderio di tutti. Onestamente debbo dire che, almeno sino alle vittorie di Avellino e Bologna il mio curriculum non era di interesse per le squadre di quel paese”
- Avere un agente slavo è stato utile mi sembra che i nostri agenti abbiamo meno aperture internazionali.
“Indubbiamente la collaborazione con Misko Raznatovic, uno dei più qualificati agenti europei è stata importante. Questa collaborazione peraltro non sarebbe stata "funzionale"a Beobasket se non avessi vinto ad Avellino e Bologna. Per quanto concerne gli agenti italiani, si tratta nella stragrande maggioranza di professionisti con significative relazioni internazionali. Credo che per molti miei colleghi l'esperienza all'estero presenti molte incognite e molti rischi che si preferisce non affrontare”
- Anni fa aveva già fatto una prima esperienza all'estero, a Ostenda, come andò?
“Ostenda è stata un'esperienza che mi ha insegnato molto, e i frutti più significativi li raccoglierò a partire da adesso che ho cominciato a lavorare in Kazakhistan”
- Cosa pensa dell'esperienza di Messina di accettare il ruolo di vice ai Lakers?
“Decidere di lavorare a Los Angeles credo sia la più logica prosecuzione del cammino di uno dei migliori allenatori della storia del basket europeo”
- E del ritorno di Scariolo a Milano che pensa?
“Il ritorno di Sergio Scariolo per allenare a Milano avviene con tempistica perfetta. Dopo un primo triennio controverso del mondo Armani nel basket, Sergio ha subito segnato il suo arrivo con la costruzione di un roster "europeo", sicuramente competitivo sia in Italia che in Eurolega”
- Cosa pensa dell'Armani, ha fatto il miglior mercato, il futuro del basket è il rilancio di Milano, o un cambio delle regole del campionato?
“Il futuro del basket italiano non può prescindere dal ritorno di Milano ai vertici. Cambierà poco comunque se non si avrà il coraggio di intervenire profondamente sulla struttura dei campionati, a partire dall'abolizione dell'anacronistico diritto sportivo che dovrà essere sostituito dalla creazione di franchigie che diano garanzie in termini economici ed organizzativi sul medio lungo periodo. E' impensabile chiedere ai campionati di vertice di fare anche formazione, con le quote minime di italiani da far giocare. Sarebbe come chiedere alla Ferrari di allestire tre macchine per i Gran Premi. Due in mano a piloti famosi ed una terza affidata ad un neopatentato.......”
- Perchè Siena domina da 5 anni, lei che è stato il più vicino a batterla può vedere meglio questo fatto?
“Siena domina da un quinquennio perché è stata la società che ha investito meglio i grandi capitali che ha avuto a disposizione. Molti club hanno speso molto senza un minimo di programmazione".
- Come vede il mercato degli allenatori in Italia, in diversi si accontentano di fare i vice per poter lavorare?
“Uno dei miei pochi vanti è quello di aver introdotto in Italia la figura del senior assistant grazie alla grande disponibilità che mi diede Tonino Zorzi ad Avellino..Credo quindi che staff qualitativamente elevati siano per i club un investimento, non una spesa. Per gli allenatori anche un sistema per rimanere in pista ad alto livello, sia pur con un ruolo più defilato.”
- A volte in questo basket non si è mai sentito come un grande incompiuto?
“Può darsi sia accaduto. La maturità che credo di aver raggiunto mi suggerisce di addossarmi la gran parte delle responsabilità di questa incompiutezza. Credo che averlo capito mi abbia migliorato molto come persona e come allenatore.”
- Le grandi squadre si fanno col budget, e nell'ordine d'importanza dove mettere il coach?
“Come detto prima parlando di Siena il budget è importante. Ancora più importante è il suo utilizzo. Avellino e Cantù negli ultimi anni hanno dimostrato che una spesa significativa ma non enorme può dare grandi risultati se guidata in modo intelligente. Il coach è la sintesi del lavoro di una società, dovendo far rendere sul campo il prodotto del lavoro di varie componenti. In questo senso reputo il mio un lavoro particolarmente interessante, nel quale la propria possibilità di "espressione" è intimamente connessa alla qualità del lavoro altrui.”
- Che dice di un coach di riferimento quale Bianchini che dopo il bel lavoro di Scafati si è trovato fuori senza nemmeno un comunicato di ringraziamento?
“Valerio Bianchini, che ho avuto la fortuna di frequentare a Roma, è uno degli esempi più chiari di quanto miope sia il nostro basket. Un uomo delle sue qualità e del suo spessore dovrebbe porsi il problema di dove andare a lavorare non di un… mancato comunicato di una società”
- Il basket italiano ha avuto un arretramento?. E se sì, quale è la causa?
“Lo sport in genere, non solo il basket, non è altro che lo specchio della società in cui si manifesta. L'Italia sta attraversando forse il peggior periodo del dopoguerra in termini di progettualità, moralità e condivisione di obiettivi. Lo dice il presidente Napolitano, non io. Lo sport purtroppo segue e non da esempi in controtendenza, che sarebbero utilissimi, vista la sua grande popolarità.”
- La finale scudetto ha detto Pianigiani vs.Trinchieri, due quarantenni…, questo cancella la generazione dei 50enni?
“Le nuove generazioni avanzano. Pianigiani e Trinchieri non sono due "bamboccioni" ma due uomini che si sono formati lavorando in grandi società, vicino ad allenatori di livello. Non sento comunque vivissimo uno scontro generazionale, quanto piuttosto un confronto di idee, ambizioni, desideri.”
- Quale è il coach oggi che fa il miglior discorso?
“Direi Andrea Trinchieri. In assoluto Valerio Bianchini”
- I suoi Oscar della stagione, squadra, coach, giocatore italiano, straniero, manager o presidente?
“Squadra: Cantù ed Avellino. Coach: Vitucci. Giocatore italiano: Gentile. Straniero: Lavrinovic. Manager: Arrigoni
- Parliamo della sua esperienza di Roma, quale sono stati i picchi dell'entusiasmo e della delusione?
“La vittoria con il Montepaschi e il raggiungimento delle Top Sixteen. L'eliminazione con Caserta.”
- Possibile che tutti quelli che arrivino a Roma, anche grandi personaggi, alla fine finiscano nella polvere, c'è qualcosa che non va, quello è il triangolo delle Bermude…
“A Roma nell'ultimo triennio si sono succeduti tre manager e sei allenatori. Mi sembra strano che il ponentino li abbia storditi tutti...”
- Il presidente Toti è una persona a volte di un candore disarmante, ma Bianchini dice che il club ha disperso l'entusiasmo e il core de Roma?
“Claudio Toti è persona di grande qualità. Evidentemente non è stato sufficiente per ottenere risultati”
- Il problema la dentro sono stati davvero i giocatori italiani?
“Gli italiani non hanno reso secondo le aspettative. E' sbagliato comunque addossare a loro tutte le responsabilità. Quando mi sono accorto di non essere più una risorsa del club ma di essere diventato un problema, me ne sono andato lasciando sul tavolo un anno di contratto. Altri, pensando che il problema fossi io sono rimasti, senza avere la capacità di cambiare una virgola. Succede.”
- Ci vuole raccontare ancora qualcosa della sua esperienza, sembra che con Filipovski le cose non siano andate meglio.
“Davvero ho già detto troppo”
- In Italia l’ ha cercata qualcuno, dopo Roma?
“No solo dall'estero”
- Come vede questa nazionale?. Con 3 giocatori Nba andrà sul velluto?
“Sono d'accordo con il presidente Petrucci: siamo già a Londra.”
- Non pensa che l'asse play-pivot sia un pò debole?
“Il problema del playmaker è la sintesi degli errori commessi dalla scuola tecnica italiana in questi anni. Per i lunghi possiamo incolpare anche le mamme italiane, ma che non si sia riusciti in un decennio a produrre un playmaker di livello europeo è colpa di noi allenatori.”
- Rivedrà qualcosa in questa nuova avventura del suo Vangelo secondo ...Matteo?
“Lo aggiorno quotidianamente. Dovessi smettere di farlo sarei finito.”
- Addio Italia, o arrivederci?
“Arrivederci, senza dubbio.”
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