Femminile: Parole in libertà senza censure, vediamo che succede, II^parte

Dopo lo sfascio di Eurobasket Women's e la prima analisi sui perchè e per come, ecco la seconda parte dedicata alle giocatrici. Con una polemica
30.06.2023 06:28 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Femminile: Parole in libertà senza censure, vediamo che succede, II^parte

Ripartiamo dalle ultime righe della I^ parte:"Quindi le giocatrici. Detto di Zandalasini e basta parlare di lei, le altre non è che abbiano reso come la loro stagione italiana o europea poteva far pensare. Ed allora bisogna pensarci su. Ma di questo ne parliamo un’altra volta". Qui c'è il link alla prima parte.

Quando vedremo di nuovo facce felici sulla panchina della Nazionale femminile senior? Difficile dirlo perché nessuno è un mago e nessun allenatore che dovesse venire la posto di Lino Lardo, potrebbe ragionevolmente dire di cambiare tutto in breve tempo.

Perché oltre a dover cambiare la metà del gruppo che ha fallito in Israele, bisogna cambiare l’atteggiamento di molte delle altre che rimangono, della dirigenza Fip, degli addetti ai lavori a vario titolo e livello. Tutto ruota intorno a questo semplice avverbio: perché? Perché ci siamo creduti più forti di quello che siamo, cioè il nono o decimo posto in Europa? Perché abbiamo pensato che questa sarebbe stata la volta buona almeno per arrivare ai piedi del podio?

Perché abbiamo permesso alle nostre giocatrici di credersi principesse del basket, al punto di  avere atteggiamenti da dive logorate dalla stagione appena passata, giusto al momento di indossare la maglia azzurra? Perché abbiamo creduto che una stagione di Eurocup o di Eurolega potesse elevare al rango di giocatrici europee ragazze debuttanti e che mai hanno avuto in mano il pallone decisivo di una gara, costrette come sono a passarlo alla straniera di turno? Perché infine, lasciamo che le nostre d’estate non facciano nulla di veramente serio per lavorare su sé stesse: fisico, tiro, altre abilità individuali, per presentarsi un po' migliorate all’inizio della stagione successiva?

Queste, secondo chi scrive le responsabilità individuali e collettive sulle giocatrici. Poi ci sarebbero quelle di una Federazione alla quale del femminile importa pochissimo o nulla al di là delle dichiarazioni di facciata – la mancanza del presidente Petrucci a Tel Aviv dimostra chiaramente che c’è un azzurro più azzurro ed è maschile ed uno un po' meno azzurro, magari lavato con Perlana, che è femminile – e di tutti gli altri tentativi di mettere bavagli qua e là quando si parla di giovanili.

L’argomento del giorno è Matilde Villa, classe 2004 la speranza della nostra pallacanestro. Prima di tutto con la ragazza di Lissone bisognerà evitare che tutti facciamo lo stesso percorso di montatura che abbiamo fatto con Zandalasini: farle credere cioè di essere già pronta ad essere la nostra Giovanna d’Arco. No, non lo è ed ha ancora bisogno di imparare a usare altre abilità oltre che imparare ad usare il suo fisico in modo più redditizio. Certo è già un pezzo avanti e vederla giocare oggi fa impressione per la quantità e la qualità delle cose che sa fare. Compresa una certa leadership che s’intravvede ma calma. Dobbiamo partire da zero. Come se avessimo davanti un anno zero con alcune certezze importanti: che l’unica cosa alla quale dobbiamo guardare è la partita che sta per arrivare. Senza pensare all’eventuale prossimo gironcino. Giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese. Partita per partita Senza dichiarazioni né di entusiasmo né di pianti per mettere le mani avanti.

Il nostro livello è basso, il quinto posto nel ranking Fiba prima dell’Europeo, una gentile concessione della Fiba, basato su simpatia e considerazione eccessiva dei pur buoni talenti individuali che abbiamo. Ma che non sanno stare insieme nemmeno un giorno in pace con la maglia Azzurra.

Ecco perché il play della Reyer, Villa Matilde, aveva davanti a sé una grande opportunità: quella di giocare i Mondiali Under 19 dove gareggiare con avversarie non europee poteva che farle che bene, a lei ed alle sue compagne, anche da un punto di vista della fisicità, dell’atletismo oltre che della qualità: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Giappone, Mali, Stati Uniti. Ed invece no: farà gli Europei Under 20.

Ma perché negare alla migliore di questa generazione la chance di fare un Mondiale? Quando mai le ricapiterà tra l’altro essendo una giocatrice italiana? Manchiamo dai Mondiali senior dal 1994 e dalle Olimpiadi dal 1996 (intese come ultime partecipazioni). Cosa ci induce a pensare che di qui a 15 anni – il periodo entro il quale Matilde potrebbe terminare la sua carriera – potremo tornare a queste manifestazioni viste le premesse?

Dunque niente vetrina mondiale e livello più alto, perchè Matilde deve fare l’Europeo Under 20.  Che per carità è un banco di prova importante, ma che di certo non è il Mondiale. Matilde agli Europei cos’è un’assicurazione o la speranza di essere più certi di una medaglia? Fosse così non abbiamo capito niente della lezione di Montenegro-Italia, 63 a 49, spareggio agli ultimi Europei femminili. Nono posto e conseguente sgomento di Paul Nielsen, uno degli analisti della Fiba che ci ha sempre visto di buon occhio:

"La fiducia riposta nel Power Ranking per il 5° posto era chiaramente mal riposta. Con il basket italiano al settimo cielo dopo la storica trasferta di Schio alle Final Four di EuroLeague Women e con un roster che sembrava destinato alle ultime otto e forse più, il pallone dell'Italia è scoppiato. Non superare i 50 punti contro il Montenegro per andare ai quarti di finale è stato imperdonabile. Non c'era una "mentalità da cani" che si prendesse cura degli intangibili, la difesa è evaporata. I leader di questa squadra devono assumersi le proprie responsabilità, così come l'allenatore. È una grave insufficienza. Non c'è durezza e non c'è risposta quando si viene sfidati. Non si può pretendere di qualificarsi solo perché si ha l'Italia sulla maglia".

Le 14 medaglie arrivate dal settore giovanile femminile dal 2008 al 2022, sono il frutto di un lavoro costante ed intelligente del Settore, dei club che hanno cresciuto queste ragazze vincenti, degli allenatori dei club e di quelli delle Nazionali (abbiamo vinto dallU16 all’U20) e mai sono state un fatto personale di presunzione di Nani, Riga, Molino, Orlando, Riccardi, Lucchesi e Mazzon, gli allenatori vincenti.

Dobbiamo cominciare a farlo adesso? Cui prodest? A chi essendo debole deve ogni volta fare sfoggio di muscoli e credibilità che non ha pur di far finta di comandare su tutto e tutti? Non è così che funziona ahimè. E sarà sempre peggio se si fanno comandare quelli che alzano la voce ogni volta. Specie quando non serve.