Marco Sodini, riferimento del nuovo Progetto Italia lanciato dalla FIP

Marco Sodini, riferimento del nuovo Progetto Italia lanciato dalla FIP
© foto di Mazza/Ciamillo

Meglio tardi che mai, in previsione delle nuove elezioni per la presidenza FIP fissate poco prima di Natale 2024, il Consiglio Federale ha partorito una iniziativa che dovrebbe aiutare a riavvicinare la pallacanestro alle nuove generazioni. Il punto di riferimento del Progetto Italia di Datome e Trainotti è coach Marco Sodini, che lo interpreterà con un contratto a tempo pieno. Di questa iniziativa il tecnico toscano ne ha parlato con Piero Guerrini sulle colonne di Tuttosport, nei giorni in cui Sodini sta ultimando la preparazione della sua Italia Under 18 per l'Europeo di categoria.

Progetto Italia full immersion. Per accettare questo ruolo ho rinunciato a lavori da capo allenatore in A2 e da qualche ruolo in A. Perché sono partito dalle giovanili, mi piace tanto. E ritengo questo un momento importante affinché tutto il movimento si metta in gioco. Sono pure nel nuovo centro studi Fip che darà le linee guida del lavoro tecnico giovanile e di come vorremmo che i ragazzi uscissero dal settore. Siamo indietro, speriamo che il risultato dell'Under 17 faccia da traino."

Annoso problema del ruolo di coach nelle giovanili. "Ci sono alcuni problemi da risolvere. Gli allenatori oggi sono sottopagati, a volte scelti casualmente. A quel punto si pensa più al risultato per mettersi in mostra. In fondo è un lavoro. Io non mi sarei potuto permettere di vivere solo lavorando nel settore giovanile. Ora vogliamo fare formazione, dobbiamo qualificare il ruolo, dobbiamo fare uno studio di settore, per cui diventi conveniente a livello economico puntare sul settore giovanile. A mio parere già lo sarebbe se si inserissero nello studio le ovvie ricadute sul movimento nel territorio, in termini di futuri dirigenti, arbitri, istruttori, coach, pubblico."

Metodologia. "Dobbiamo tornare a reclutare, in secondo luogo dobbiamo formare i ragazzi e svilupparne il talento anche sotto altri aspetti, come quello atletico. So bene che fare giocare un lungo a livello giovanile sia difficile. Perché si vince con i piccoli. D'altra parte, a volte sui piccoli pensiamo che siano troppo piccoli. Nel centro studi Fip non c'è un solo allenatore che non pensi ci sia qualcosa da cambiare. Oggi i giovani hanno poche competenze e pochissime persone che si occupino di loro. C'è bisogno, dopo il periodo Covid, che la Fip e il settore vadano dalle società, siano presenti sul territorio, aiutino e diano indicazioni. E perciò servono anche risorse."