Juan Antonio Corbalan: "Gli atleti si ribellino, e non tornino in campo"

"Lo sport è pericoloso veicolo di contagio, la salute conta più del business, neanche a porte chiuse si potrebbe giocare". E' categorico nelle sue affermazioni il fuoriclasse del basket europeo negli anni Ottanta, playmaker del Real Madrid campione del mondo e della Spagna vice campione olimpica Juan Antonio Corbalan.
Adesso è uno dei più noti specialisti in cardiologia e medicina dello sport nel suo Paese. Racconta a Francesco De Luca de Il Mattino che 32 anni fa "ho concluso la carriera di cestista e sono stato anche in Italia, presso il Policlinico Gemelli di Roma, per un lavoro di due mesi presso il dipartimento del professor Paolo Zeppilli (è l'attuale presidente della commissione medica della Figc per la gestione pandemia, ndr). Da lui e dal suo staff ho imparato molto, soprattutto che la medicina deve essere multidisciplinare."
Errori. Con i risultati che abbiamo davanti è chiaro che ci sono state delle falle. In tempi di crisi le decisioni adottate spesso non sono le migliori e penso che proprio questo sia accaduto. L'OMS ha sbagliato a valutare il problema e ha agito in ritardo. I casi dell'Italia e della Spagna, in particolare, sono stati esempi di mancanza di lungimiranza e conoscenza approfondita del problema. In ogni caso, il modo in cui il virus si è diffuso significa che alcuni mesi prima del preavviso globale molti infetti avevano già lasciato la Cina. Quei giorni persi avrebbero potuto essere vitali. Il trattamento medico è migliorato man mano che la patofisiologia della condizione è diventata nota. Una malattia sconosciuta richiede purtroppo molti "tentativi ed errori", come si dice in gergo, fino a quando non raggiunge la massima efficacia in attesa del vaccino, che sarà la soluzione definitiva. Ci sono stati eventi sportivi, manifestazioni politiche e mezzi di trasporto collettivi ancora per un lungo periodo e ciò ha facilitato il contagio. Il lockdown è l'unico modo per affrontare la prima fase dell'epidemia, ma ora arriva la sfida per tutti i Paesi: come riaprire le città alla vita. Credo che anche se si tratta di questioni locali ciò merita un approccio europeo di azione coordinata tra distretti, città regioni e paesi per prevenire una cattiva strategia e una ripresa dell'epidemia.
Atleti. Gli atleti non rappresentano un mondo a parte e devono seguire le stesse linee guida del resto della popolazione. I casi più gravi non hanno riguardato atleti professionisti, da quanto ci risulta, però molti atleti dilettanti più anziani potrebbero aver sofferto per la malattia, con gravità maggiore o minore. Questi casi possono essere i più problematici, con possibili gravi conseguenze, come la compromissione della funzionalità polmonare.Ma potrebbero esserci anche problemi di natura renale, vascolare, cardiaca e metabolica. Il ritorno all'attività dovrebbe essere fatto con cautela e con una valutazione della funzionalità polmonare e cardiaca.Dovrebbe essere considerato come un periodo iniziale della stagione, una sorta di "pretemporada", facendo aumentare i carichi di lavoro con moderazione. Dobbiamo pensare che veniamo da due mesi di inattività e in alcuni casi con una prolungata convalescenza ospedaliera.