Carlo Fabbricatore: stiamo per smettere di guardare la pallacanestro...
Carlo Fabbricatore finalmente, era da un po' che non la leggevamo su Pianetabasket, senta ma…
“Ma non facciamo quelli che non si conoscono e si danno del lei davanti agli altri…"
Ma è per i lettori, per non farli sentire esclusi da un’intervista come succede quando ci si da del tu. Dicevamo fino ad ora l’Eurolega le è piaciuta?
“Il rispetto per i lettori prima di tutto, giusto. Dunque l’Eurolega, ne sono affascinato e deluso. Deluso perché secondo me c’è un enorme problema arbitrale e non è sostenibile economicamente. Abbiamo visto dei fischi che definire umoristici è il modo migliore per non passare agli insulti – e non parlo solo di quelli con le italiane – ma in tutte le partite. E poi c’è un problema. Sbaglio o il nostro responsabile degli arbitri è anche osservatore degli arbitri di Eurolega? Qualcosa non quadra. Da un punto di vista della sostenibilità il ragionamento è questo: se ci sono dei club con i bilanci in rosso in modo molto pesante vuol dire che il sistema non va al di là delle singole responsabilità dei club. Mi hanno chiesto se sono favorevole a Dubai. Certo che sì. Il movimento ha bisogno di proposte ed idee nuove. Se Parigi farà l’Eurolega e poi magari anche Londra sarebbe davvero bellissimo. E prima o poi bisognerà pensare a reinserire CSKA ed un’altra squadra russa, al di là di ogni idea politica sia chiaro”.
Fin qui la delusione. Ed il fascino?
“La bellezza, la quantità e la qualità del pubblico di Belgrado. Uno spettacolo magnifico, irripetibile in Europa al momento”.
Pensavo qualcosa sul gioco…
“Ma se tanti, troppi allenatori cercano di imitare il gioco delle squadre NBA con il campo e le regole che son diverse non ci siamo di che gioco parliamo? Di aiuti dentro l’area che sono impossibili? O del fatto che gli attaccanti sono estremamente protetti? O di quei lob per ribaltare il campo che sono lentissimi e che a noi venivano proibiti come se fossero un peccato mortale? O il P&R che tutti pensano sia stato scoperto negli ultimi vent’anni ma che giocavo anche io 40 anni fa? Mi manca il gioco in post alto ed in post basso che sapevano fare alcuni grandi centri, tipo Cosic e Sabonis che giocavano anche da otto metri perché anche questa non è un’invenzione moderna”.
E’ il momento delle italiane, Milano e Bologna…
“Parto da Bologna che dopo una partenza straordinaria ha chiuso la sua campagna europea in difficoltà ma ha centrato i play in. Le faccio un grande in bocca al lupo anche se con l’Efes la vedo durissima. Milano…Bisogna che il progetto sia chiaro. Basta con questa storia che sento dire che nello sport ci sono aziende/club atipici. Serve un’organizzazione piramidale nella quale tutti sanno chi fa cosa. Se alcuni ruoli sono concentrati nelle mani di una persona non va bene perché c’è confusione, ed i risultati – pur col terzo budget di Eurolega dietro Real e Panathinaikos – sono sotto gli occhi di tutti. Ma c’è un’altra cosa che dobbiamo capire tutti: dobbiamo fare il tifo per le nostre squadre, dobbiamo costruire tramite loro un movimento che sia credibile e rispettato, come accade alla Spagna o a Turchia e Grecia che portano 3 e due squadre alla seconda fase, senza questo siamo finiti”.
Chi arriva in fondo nel nostro campionato? Milano e Bologna o Brescia regge?
“Io non credo che Brescia abbia la forza fisica per reggere fino alla fine e quando il gioco si farà duro, l’impatto con le due più dure, atletiche, forti e lunghe del campionato sarà complicato. L’unica che potrebbe fisicamente stare con Milano e Bologna sarebbe Venezia, ma le manca qualità nelle guardie per competere a quel livello. Tutto questo non toglie nulla al campionato splendido di Brescia ed alla forza di Venezia sia chiaro che tra l'altro gioca in un campo che è un forno, dove c'è una luce strana e potrebbe essere un fattore”.
E la nostra classe arbitrale?
“C’è un problema degli arbitri con i giocatori e viceversa. Le ultime vicende di arbitri giovani insultati e picchiati su campi di campionati giovanili da genitori, sono lo specchio degli atteggiamenti che tutti vedono sui campi delle serie maggiori. L’arbitro bravo è quello che alla fine di una partita ti chiedi come si chiama perché ha fatto il suo lavoro senza essere protagonista. Gli arbitri sono essenziali ma non con l’atteggiamento che hanno in questo periodo. E poi non capisco perché non possano parlare della partita una volta terminata. Le spiegazioni aiutano a capire certi fischi: nel football americano lo fanno da decenni, nel rugby idem. Ci sono mille telecamere, mille possibilità, nel mondo della comunicazione vogliamo continuare con questo silenzio assurdo?”
La lascio al pensierino del buongiorno e della buonanotte…
“La nostra pallacanestro è in una fase di regresso di idee e programmi. Siamo sempre più un movimenti di nicchia perché non abbiamo lavorato bene nelle scuole, non abbiamo fatto proselitismo e reclutamento. Quante squadre hanno un programma di reclutamento serio e ben organizzato? Poche. Quanti club sono davvero solidi? Esistono dei consorzi interessanti come quelli di Brescia e Reggio Emilia dove si sta facendo un gran lavoro e guarda caso, a Reggio, hanno due giovani del loro settore giovanile in prima squadra. Ma quanti hanno il coraggio di investire? L’allenatore del Barcellona calcio, Xavi, ha detto “Perché dobbiamo aspettare i giovani? Se sono bravi giocano” che è un concetto molto caro alle nazioni della ex Jugoslavia, ma noi no, abbiamo i “giovani-anziani”. Se i settori giovanili saranno ancora considerati un costo piuttosto che un investimento, possiamo smettere di guardare la pallacanestro”.