Serie A, un mese di tempo per rimettere tutto in ordine al vertice

La mancata qualificazione ai playoff di EuroLeague di Olimpia Milano e Virtus Bologna è una iattura per le altre squadre della serie A di pallacanestro. Significa, prima di tutto, che il campionato 2024-25 si è concluso alla 26esima giornata con la rivelazione Trapani a condividere la prima piazza con la Segafredo Bologna e con l'EA7 già faticosamente al lavoro sulla nuova identità, tanto da aver tenuto in partita la piccola Pistoia troppo a lungo domenica al Forum. Adesso comincia un mini-campionato con quattro giornate al termine delle quali avremo la griglia dei playoff dove già chi vuole sperare di arrivare in fondo sa bene che è necessario che le due migliori squadre si debbano trovare dallo stesso lato del tabellone.
Il posticipo di lunedì tra Virtus e Germani Brescia è alquanto illuminante. Fuori dall'EuroLeague già da tempo, Ivanovic ha già completato la prima necessità del club: la riduzione dell'organico da mandare in campo, e non solo per i noti problemi economici. Sa che deve affrontare una competizione che lo obbliga a schierare sei italiani. Fuori orpelli e vanità, doppioni e recriminazioni. Le ragioni signorilmente non espresse da Banchi sono state confermate dal campo, il coach dal codino improponibile non poteva fare il Bob aggiusta-tutto. Però può provare a vincere il campionato, se i 12 moschettieri terranno bene a mente il motto di D'Artagnan: "Uno per tutti, tutti per uno."
Il secondo tempo alla Segafredo Arena ha mostrato tutti i limiti dell'organico a disposizione di Poeta: sette giocatori, sette giocatori e mezzo che vanno in rotazione. Bellissimi da vedere, intriganti con gli esterni e chirurgici sotto canestro fino a quando possono dettare il ritmo della gara. Sufficiente però che Pajola e Cordinier alzino il ritmo nella ripresa e la furia delle dodici rotazioni virtussine diventa travolgente. Ivanovic si può perfino permettersi il lusso di limitare a Belinelli e Polonara ad appena 4' a testa non vedendoli in giornata... Ferrari, per vincere lo scudetto occorre giocare fino a cinque partite di playoff contro questi signori. Per essere competitiva Brescia ha necessità di aggiungere almeno un play/guardia capace di cambiare il passo di gara e di creare pericolosità alternativa quando i titolari sono gravati di falli se non anche di un lungo, altrimenti prendere atto che nell'intero campionato senza giocare le coppe nessuno ha programmato un lavoro di ricerca e crescita interna per costruire alternative in casa.
Ettore Messina ha cominciato pure lui, e con largo anticipo purtroppo per tutti noi, a sfoltire il roster. Dopo averli emarginati per tutta la stagione, adesso ha un mese di tempo per reintegrare gli italiani nei suoi schemi di gioco, è obbligato dal regolamento. Memore che per più anni gli avevamo rimproverato di esaurire i visti troppo alla svelta questa volta se ne è tenuto uno. Non si capisce se a causa dell'impoverimento di talenti disponibili - cosa che i nostri lettori più affezionati ricorderanno che avevamo già previsto nei giorni in cui la NBA rivoluzionava la D League in G arricchendola in seguito con il nuovo CBA - oppure a causa delle restrizioni economiche imposte dall'Armani a una gestione manageriale del POBO che fa acqua da tutte le parti; gli riconosciamo comunque di esser stato prudente.
Delle altre possibili pretendenti allo scudetto 2024-25, prendiamo atto che il percorso di crescita interna lo ha svolto molto bene Paolo Galbiati a Trento. Stranieri ancora una volta scelti bene per una intelaiatura di gioco chiara, un torneo come l'EuroCup giocato senza drammi ma che ha permesso ai vari Ellis, Niang, Mawugbe di alzare il proprio livello individuale tanto da sentirsi già da ora protagonisti del prossimo mercato estivo, per tacere dei loro compagni, tutti meritevoli di citazione. E rimarchiamo la scommessa già vinta da Antonini e Repesa nel costruire quasi dal niente una formazione competitiva di altissimo profilo in una realtà di secondo piano come è stata fino a ieri Trapani, con tante scelte oculate e pochi inciampi, con un budget interessante ma non faraonico. Il loro successo mette a nudo la pochezza di tanti manager sopravvalutati della Serie A, se basta così poco per arrivare al vertice.