Sprofonda la fallimentare gestione della pallacanestro femminile in Italia
Il tempo lenisce i dolori e fa dimenticare le sconfitte scomode a tutto vantaggio di chi è attaccato immeritatamente alla poltrona. La scomparsa di due squadre della serie A femminile con un colpo di spugna come Bologna e Oxygen Roma, e l'autodeclassamento della Eirene Ragusa, oltre al pasticcio della candidatura alla serie A con doppio salto carpiato di Alghero abortita in termini di diritto, fattibilità economica e operatività strutturale, palesi prima ancora che si venisse a conoscenza di questo piano che godeva del silente sostegno del presidente federale Petrucci, sarebbe costata a chiunque la riconferma alla presidenza di Lega Basket Femminile, una associazione di livello sportivo nazionale che ha un bilancio che non arriva a 700.000,00 euro. Invece agli elettori della serie A1 e serie A2 sta bene fare i passeggeri nel sedile posteriore mentre Thelma e Louise corrono verso il baratro. Contenti loro, di una serie A zoppa con 11 squadre e una a turno a guardare le altre la domenica, contenti tutti. E, come ha ricordato Michele Spiezia di storiesport.it, anche l'A2 non scherza, essendo "stato ammesso al campionato un team che nella serie B campana dell’anno scorso aveva perso 22 partite su 22 e che si trova adesso a disputare la serie A2 anziché la serie C che si era “guadagnata” sul campo."
Come non bastasse, si sono tafazzianamente vantati dell'accordo tra FIP e Rai per la trasmissione di gare dell'EuroLeague Women su RaiSport. Il fatto che non abbiano comunicato nulla sui dati di ascolto è un silenzio che la dice lunga sul successo dell'iniziativa che non ha nemmeno portato un euro alle casse di Lega e FIP (se l'avessero incassati se ne vanterebbero). Qualche defensor fidei ora si ribellerà dicendo "ma non eravate voi quelli che vedevate nell'assenza televisiva una delle cause più importanti del declino del femminile?" E' vero, ma come sempre succede dare dei consigli a persone, diciamo, incapaci di metterli in pratica è tempo perso. Accettato un consiglio occorrerebbe che diventasse operativo per mezzo di persone competenti. Invece abbiamo a che fare con un apparato "tutto chiacchiere e distintivo", e sotto maglietta e pantaloncini non c'è nulla. Eppure sarebbe abbastanza semplice rilanciare la pallacanestro femminile investendo una piccola parte del tesoretto della FIP in un mondo sportivo come quello femminile dove le pallavoliste sono sette volte più numerose delle cestiste. Sette volte.
I dati ben raccolti da Spiezia ci dicono che "nel momento in cui scriviamo (fine ottobre 2024) sei comitati regionali su 19 (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Molise, Puglia) non hanno attivato per la stagione sportiva 2024-25 neanche un campionato femminile, né senior né giovanile, facendo venir meno l’offerta di basket femminile a dei territori che contano oltre nove milioni di abitanti." Questa affermazione di quasi trenta giorni fa non ha fatto venire brividi alla schiena di qualcuno come non ha fatto venire moti d'ira a qualcun'altro che si possa essere sentito chiamato in causa, visto che non è stata né contestata né commentata. Sodini e Datome girano i Comitati regionali con il programma "Ogni regione conta" e Capobianco con il programma "Torniamo alla base", la platea risulta quanto mai ristretta e autoreferenziale, la narrazione viziata da contenuti generici e quanto mai elettorali. Da qui al 21 dicembre abbiamo bisogno di ben altro spirito, di ben altra iniziativa, di toglierci perfino il dubbio che a fine campionato le squadre della A1 femminile tornino pari ma solo perché scenderanno a dieci e non saliranno a dodici.