Le cadute di stile da basso Impero di Petrucci e Pianigiani
La percezione che persone o segmenti dell'attività umana stiano attraversando momenti di crisi profonda si comprende indirettamente quando i suoi protagonisti commettono delle ingenuità clamorose nel momento in cui tutte le regole (e il bon ton) direbbero di fare il contrario. In appena tre giorni, nella pallacanestro italiana, tra le tante capitate ce ne sono due che sembra particolarmente importante dover essere messe in risalto.
Gianni Petrucci. Correre alla presentazione del progetto di Stefano Sardara a Torino con il trasferimento del titolo sportivo di Cagliari, con l'aria del turista per caso che vorrebbe far credere di aver avuto un ruolo importante per salvare dall'oblìo una delle pochissime piazze italiane che avrebbe tutto, ma proprio tutto quanto serve per essere una realtà di basket di livello europeo potrebbe pure passare. Ma sperticarsi, da presidente della FIP e geloso custode di arbitri e giustizia sportiva, nel definire il presidente di una squadra impegnata in una semifinale playoff "un Genio" potrebbe innescare una dietrologia in cui gli italiani sono maestri e il giornalismo applicato al calcio ce lo ricorda quotidianamente. Adesso la Federazione ha un debito di riconoscenza con Sardara? Ci potrebbe essere una macchia nel comportamento degli arbitri in questa serie di 3 partite contro l'Olimpia Milano? Perché esporsi al pubblico ludibrio quando la presenza a Torino era quella dell'osservatore neutrale che verificava il rispetto delle regole? Una caduta di stile che si inserisce perfettamente nel quadro della crisi. A scanso di equivoci, noi pensiamo che il risultato del campo abbia premiato senza ombra di dubbio la squadra migliore e che il dottor Petrucci concorderà con la nostra osservazione, ma in segreto. Ci piacerebbe sapere, però, se nel trasferimento del titolo da Cagliari a Torino sia compreso anche il pagamento di tasse federali, di stipendi di giocatori e dipendenti, di lodi arbitrali soddisfatti. Come un qualsiasi titolo sportivo di Reggio Calabria trasferito a Barcellona Pozzo di Gotto. Attendiamo i distinguo.
Simone Pianigiani. Con l'esperienza di sei stagioni alla Montepaschi passati a difendersi ogni due per tre dalle accuse di servilismo arbitrale nei suoi confronti, passare al ruolo del mangiarbitri non sarebbe dovuto essere nel suo modus operandi. Prendersela con coloro che lo hanno sopportato senza mai sanzionarlo e che ha trovato da ridire su ogni singola azione con fischio o senza alla fine non è stata una grande idea. E senza neanche il supporto della società ci ha fatto una pessima figura. Poi, per i tiri liberi... Anche in gara tre l'Olimpia ha tirato più da tre che da due (39 contro 35); solo Tarczewski e Kuzminskas avevano le gambe per penetrare in area per cui il totale combinato dice che sono arrivati metà dei tiri liberi (16/17) rispetto a Sassari (26/35). Con la stessa percentuale di successo i sardi avrebbero vinto di 20. Prendersela con gli arbitri è una brutta caduta di stile, specie se non surrogata da prove: serve solo per indispettire i tifosi che conoscono il gioco, e fare arrabbiare quelli che pensano sempre che il mondo ce l'abbia con loro invece di occuparsi di cose più importanti. La legge del contrappasso colpisce l'allenatore senese al punto di farci difendere l'operato delle giacchette grigie. Che la loro partita l'hanno fatta al meglio. Meglio di qualcuno arrivato spompato, senza gambe, fiato ed idee al dunque.