Galanda, Marzoli e Ress ricacciano gli atleti nel medioevo del basket

10.08.2024 20:10 di  Umberto De Santis   vedi letture
Galanda, Marzoli e Ress ricacciano gli atleti nel medioevo del basket

La legge Melandri del 23 luglio 1999 n. 242 aveva finalmente dato alla componente tecnica dello sport, atleti e tecnici, il riconoscimento della loro centralità nello sport praticato nei confronti delle federazioni e delle società sportive. Dignità e rappresentatività codificate nell'articolo 5 che recita:

"Negli organi direttivi nazionali deve essere garantita la presenza, in misura non inferiore al trenta per cento del totale dei loro componenti, di atleti e tecnici sportivi, dilettanti e professionisti, in attività o che siano stati tesserati per almeno due anni nell'ultimo decennio alla federazione o disciplina sportiva interessata, in possesso dei requisiti stabiliti dagli statuti delle singole federazioni e discipline associate. A tal fine lo statuto assicura forme di equa rappresentanza di atlete e atleti."

La centralità degli atleti è stata recentemente rivalutata ulteriormente dalla nuova legislazione in vigore sul lavoro sportivo, che ha abbattuto residui medievali come il vincolo sportivo, avviando un processo di rispetto della figura dei protagonisti dello sport come mai prima. Per venire alla FIP, la quota spettante nel Consiglio federale del 30% di rappresentatività degli atleti è stata rispettata dal momento che ne fanno parte Giacomo Galanda, Alessandro Marzoli presidente GIBA, e Kathrin Ress sui 12 componenti. Ci sarebbe da lavorare ancora sulla parità di genere ma per questo possiamo attendere quello che uscirà fuori dopo le elezioni presidenziali di fine anno.

Per tutto questo preambolo fa specie aver letto in un articolo di Michele Spiezia nel suo blog storiesport.it che da un paio di mesi a questa parte i tre rappresentanti dei giocatori avrebbero deliberatamente rinunciato alle loro prerogative di legge in maniera clamorosa. I tre hanno votato a favore, nel Consiglio federale del 13 maggio 2024, della delega dei poteri a loro spettanti in esclusiva al presidente federale insieme agli altri consiglieri. E che il 27 luglio il presidente Petrucci, con una lettera recapitata anche alla GIBA, abbia deliberatamente escluso di fatto gli atleti nelle votazioni alle prossime elezioni del 21 dicembre benché siano la componente numericamente più importante dell'intera FIP. Un atto di servilismo nei confronti di un candidato alla poltrona di presidente che non fa loro onore e che riporta la condizione degli atleti al Medioevo sportivo.

Noi, che siamo sfegatati fans di San Tommaso, ovviamente abbiamo preso queste affermazioni in punta di spillo e ci siamo procurati questa fantomatica lettera del 27 luglio 2024, delibera presidente federale n. 2/2024. L'abbiamo letta e possiamo confermare che purtroppo è tutto vero. Di fatto gli atleti se andranno a partecipare all'elezione del nuovo presidente della FIP o rimarranno a casa avranno lo stesso impatto sul risultato finale, cioè zero. Per la spiegazione tecnica, rimandiamo all'articolo di Spiezia, che è molto preciso in proposito. 

Vogliamo solo aggiungere che tutto questo fervore a cambiare le regole dell'elezione del nuovo presidente è soggetto a una approvazione del CONI, che facilmente non dovrebbe arrivare per cui preghiamo il presidente del CONI Giovanni Malagò ad intervenire appena tornato da Parigi. Ci interessa in questa sede chi ha votato contro se stesso e i suoi rappresentati: Galanda, Marzoli e Ress. Se non si sono resi conto della delega che davano a Petrucci, male. Se lo hanno fatto scientemente peggio. In entrambi i casi suggeriamo loro di dare le dimissioni immediate, perché non hanno saputo difendere gli interessi chiamati a difendere da tanti decenni di lotte e sfruttamento. E se vorranno spiegare le loro posizioni siamo a disposizione per pubblicare integralmente i loro interventi.

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Michele Spiezia, giornalista del quotidiano “La Stampa”, già redattore e inviato del quotidiano La Città di Salerno, per il gruppo Finegil-L’Espresso, ha pubblicato un libro dal titolo “Di oro di fango e di piombo” edito da Coltura Edizioni. Spiezia ci conduce in un personale viaggio nel tempo dal 1969 al 1968: trent’anni di storia che “avanzano in una narrazione fino ad un salto nel passato”. È un racconto travolgente, incalzante, costruito quasi al ritmo di una telecronaca sportiva, coinvolgendo il lettore in un "paradossale viaggio nel tempo", dalle profondità del 1969, anno della strage di Piazza Fontana, fino al 1998 (Gelli, D'Alema, il doping di Conconi) per tornare in chiusura al 1968, al "Salto di Fosbury" e "all’alba della Terra", come l'eterno ritorno di una Storia che è e resterà il nostro Presente. Un viaggio trainato dal filo conduttore della centralità della Memoria e del ruolo cruciale degli eventi sportivi (spesso sterilizzati come "puro intrattenimento"), i quali possono diventare specchio dei nostri tempi, passati presenti e futuri. L'opera è disponibile da lunedì 3 giugno 2024 su tutte le principali piattaforme online e ordinabile in tutte le librerie d'Italia.