Eccovi i Top Ten del fischietto. Troppi veleni nel mondo arbitrale!

23.06.2011 20:45 di  Enrico Campana   vedi letture
Enrico Sabetta
Enrico Sabetta

(Enrico Campana) Pianetabasket.com è in grado di pubblicare la classifica italiana dei Top Ten del fischietto a fine campionato: 1 Lamonica, 2 Paternicò, 3 Facchini, 4 Sabetta, 5 Cicoria, 6 Taurino, 7 Chiari, 8 Sahin, 9 Cerebuch, 10 Mattioli.
Tralascio di anticipare la classifica completa che dovrebbe essere  pubblicata venerdì o lunedì al massimo, anche se vedo  profilarsi  all’orizzonte situazioni grottesche, sembra addirittura la retrocessione di un arbitro internazionale e la constatazione che la cosiddetta casta arbitrale in questa stagione ha goduto del doppio delle designazioni dei colleghi ghettizzati, finiti nel fondo della classifica. 
Insomma,  un  polverone ben maggiore da quello sollevato dalle nostre anticipazioni  dei giorni scorsi  che getta un fascio di  luce sulla sintomatica “mala gestione” del settore. Per cui  il presidente Meneghin farà bene ad assumere tutte le informazioni del caso  bloccando  la diffusione delle liste e le due retrocessioni, magari cercando  di evitare uno scandalo e di salvare il salvabile. In attesa che vengano accertati i responsabili di questa situazione, l’idea più saggia sarebbe quella di  un rimpasto  del gruppo di A con i migliori di Lega Due onde  assicurare così pari designazioni a tutti dal prossimo anno, diciamo almeno 20 gare. Altrimenti sarà il caos, e  nuovi episodi di una guerra permanente che sta facendo scadere l’immagine del basket.  
Abbiamo dato conto  nei giorni scorsi che Fabio Facchini il miglior arbitro italiano  dell’ultimo decennio  con Gigi Lamonica (e cioè i rappresentati italiani alle Olimpiadi e anche ai prossimi europei)  è solo al 3° posto  preceduto dal sig.Carmelo Paternicò, mentre  altri due fischietti italiani forti del massimo credito  della Federazione internazionale  e dell’Euroleague figurano solo all’8° e 9° posto, vale a dire Tolga Sahin e Guerrino Cerebuch.
Una volta svelata questa stranezza tipica  da Spaghetti League, come ormai viene soprannominato il campionato per  le sue convenzioni e i suoi “codici”, le autarchie,  gli autoritarismi di piccoli autocrati, ho ricevuto una email di questo tenore: “Complimenti, lei è l’unico che sa le classifiche in Italia degli arbitri, dato che neanche il presidente del Cia si pronuncia. Dovrebbe pubblicarla tutta… Complimenti naturalmente anche al Cia, si fa una crociata contro l’istruttore fra i 3 più bravi d’Europa (caso Teofili, non confermato nel suo ruolo) e non si mandano a casa le persone che orchestrano il tutto…Questo non è il rinnovamento, così si fa solo il gioco di qualcuno”. E la letteratura  mette naturalmente  l’accento  sull’Aiap e i designatori,  fin qui nulla di nuovo sotto il sole.
Il grado di anomalia  che  ha già raggiunto da tempo  l’ “allarme rosso”  sprofonda adesso nel “gelatinoso” scorrendo  anche un’altra  graduatoria che  Pianetabasket  è in grado di anticipare.Quella riguardante le designazioni totali dei fischietti di A  tralasciando  invece quella di certe presunte  tracciabilità  che necessitano di prove. Questa   “nuova” classifica è comunque non meno imbarazzante   di quella dei “Top Ten”. E  anch’essa  non trova  riscontro  con la realtà sulla base di almeno 4 elementi di giudizio:
1)  falsa il valore di certi arbitri,
2)  è in palese  contraddizione con la classifica internazionale,
3)  rappresenta  lo specchio  deformante delle  valutazioni  individuali   derivanti da  questa stagione  di continue convulsioni: il commissariamento del CIA, le  elezioni  interne e non nominali fra polemiche e veleni della nuova compagine, il riassetto  dell’organismo con relative auto-attribuzioni e poteri, la riforma del sistema di  valutazionie senza più il voto, molto bizantina, che ha determinato  casi scellerati, e  infine l’ingresso di nuovi commissari “in quota Lombardia”, 4) la messa in pensione, come metro di giudizio, dei  voti aritmetici contro un rapporto-lenzuolo che  prevede ben 34 crocette, con ricadute  pesanti sul  lavoro di certi  commissari o ridefiniti,     per ingentilirli “osservatori”, un lavoro  ispiratosi  in fondo  alla simpatica filosofia di Tommaso Campanella, per cui  “nel Bel Paese le leggi per gli amici si interpretano e per gli altri si applicano”.
Nello scorrere il “quaderno nero” siamo di fronte  -come dire? – a  oscillazioni contrapposte. Vale a dire : al danno di alcuni corrispondono vantaggi certi  per altri.   In termini di gettoni di presenza ,che valgono 1000 euro per gara  e un’esposizione mediatica che solo  l’Italia assicura agli arbitri in altri paesi quasi invisibili,  quest’anno è  arrivato 1° proprio il capo del sindacato  Enrico Sabetta, con 34 gare. E alle sue spalle  questi  i “magnifici 15”:  33 Cerebuch, con 32 Cicoria e Sahin, 31 Paternicò, Pozzana e Taurino, 29 Begnis, Facchini e LoGuzzo, 28 Mattioli, Seghetti, 27 Giansanti e Duranti.
Salito frequentemente  agli onori delle cronache come presidente- agit-prop di un’associazione  (Aiap) nel tempo trasformatasi in un sindacato che fa ormai il bello  e brutto tempo ma  per alcuni fischi “fatti e non fatti” ,  quelle che in gergo sono le chiamate chirurgiche, il  molisano Sabetta compare  sempre più spesso, del resto come il suo vice Paternicò, sulle  cronache dei giornali. Solo per rimanere ai due episodi  più recenti:  Repubblica ha fatto notare   un mancato fischio  fallo sull’ultimo tiro  del campionato, quello di  Marconato  in gara5 della finale, mentre gira un videoclip che rimarca un suo  “fischiaccio”   determinante in Bologna-Teramo costato  il penultimo posto della A e 600 mila di euro  a Teramo che, per la cronaca,  aveva la partita in mano: + 9 punti a 3’35”, + 7  poco dopo quando  in seguito al fallo  antisportivo fischiato da Sabetta  a Fletcher, un’azione da ben 5 punti, ha provocato il crollo mentale quando ormai gli abruzzesi sembravano sicuri di risparmiare quella somma. 
Difficile dimenticare  anche alcuni  dei blitz spettacolari  condotti in prima persona del “presidentello” o col contributo della sua task force sulle  norme di condotta dell’arbitro,  ormai per il basket quasi  carta straccia, vedi il sacro principio della “lealtà e correttezza” che il calcio onora fino  alla revoca dello scudetto.  Vogliamo di parlare della “protesta  Tv” pro-Facchini, scaduta a livello di spot  furbo usando persino il  nome del punito sulle tute salvo poi prendere il suo posto nella terna…
In seguito alla comparsa del suo nome,  nei verbali di Baskettopoli, per aver raccomandato una collega, sospeso  cautelativamente (e ingiustamente.. ma solo perché meritava una sospensione maggiore in analogia a quelle del calcio)  per un solo turno,  assieme al suo vicepresidente Paternicò e ad altri mammasantissima  del fischietto che in un libro arrivano a sbandierare la grande amicizie e le vacanze al mare col   designatore Gennaro Colucci  ,  Sabetta è riuscito  alla fine a ottenere la testa del presidente che l’ha punito, Luciano Tola . E quando  proprio quando questi tentava  di onorare la sospirata autogestione dei fischietti  per mandare in pensione quel superato concetto delle nomine da parte della Fip, un’epoca invece  fortemente  rimpianta a tutti i livelli.
La denuncia di queste trame  è partita dallo stesso Tola  più di un anno fa, quando ad Avellino venne verbalizzata in una riunione del CIA la dichiarazione di un consigliere  che diceva “Luciano, l’Aiap ci ha chiesto  la tua  testa”.  Il  presidente dal pugno duro, da parte sua  ha presentato denuncia al Procuratore del basket portando anche la registrazione della presunta minaccia, ma intanto ha perso il posto e buonanotte ai suonatori. E dopo  ben 14 mesi, termini da prescrizione, gli ha risposto  nei giorni scorsi di essere  in possesso di tutti gli elementi necessari. Sì, ma  - si chiede la gente - per chiudere l’inchiesta-lumaca, o per aprirla e far luce  finalmente su  tutte le possibili pieghe nascoste?.
Adesso  si è accorto di non poter lavorare  anche il nuovo presidente Tiziano Zancanella eletto proprio coi voti dell’Aiap nella  controversa  elezione  del CIA. Insomma quello stesso potente sindacato del fischietto che, inoltre,  scelleratamente fu cooptato   persino dal commissario per la compilazione delle liste per la stagione 2010-2011. Una vera sciagura procedurale, ma la Fip si è accorta che dava legittimità al golpe e forza ai suoi autori?. E’ stato un pò come mettere la volpe a guardia del pollaio...
Nel  suo “nuovismo”   il presidente Zancanella, la copia di  Mastrolindo,  predica  bene e razzola male (sorriso e cartellino rosso!), ma dal punto di vista della trasparenza la gestione  di questo CIA  non è il massimo: clamoroso il caso del suo braccio destro Pironi che eletto con i voti degli arbitri  dilettanti si è dato il ruolo di supercommissario dei professionisti peccando di protagonismo proprio contro  l’ex compagno di coppia col quale ha arbitrato per 15 anni. Peccato fosse un n.1, Facchini, che al provocante giudizio di “migliorabile”  l’ha mandato a quel paese ed è stato sospeso.
In situazione di palese debolezza, il nostro Mastrolindo  si trova ormai  esposto a dare ascolto  anche ai suoi  non pochi referenti, quelli che gli hanno dato il voto  ma anche  garantito  la copertura politica dentro la Fip, ovvero quei comitati regionali che coi loro voti  se volessero potrebbero  far cadere Meneghin.
Non avendo  le fette di salame sugli occhi, il pratico Zancanella si è accorto  via via  di non poter più  avallare, ad esempio,  i rapporti di un  ben identificato commissario-terminator. Che, guarda caso,  regala crocette fumanti  proprio a colui che in passato l’aveva accantonato. Per ben quattro occasioni è stato messdo alle costole di Tola: perché  mai Colucci l’ha designato?
Questo  è diventato un caso è scottante, ormai i telefonini smascherano a volte certi peccati, e  almeno una dozzina di videoclip dimostrerebbero che questo terminator  pugliese si sarebbe accanito contro il suo ex presidente. Tornato nel frattempo, con spirito masochistico,  a fare l’arbitro “per vedere che effetto che fa” e vigilare, raccogliere informazioni. Insomma,  è successo che alla fine  col suo bagaglio di buonsenso Zancanella sembra  abbia riferito direttamente nei giorni scorsi al  presidente Meneghin, al vice Gaetano Laguardia e al rappresentante della Fip nel suo consiglio, il toscano Grandini,  di quanto sta succedendo. E  cioè  ha denunciato che in  questa delicata  fase delle riforme intraprese l’attività del Cia sarebbe frenata  da  due blocchi distanti fra loro sulle valutazioni degli arbitri, quello facente capo al superdesignatore di Lega (Gennaro Colucci) e l’altro – come dire?  - istituzionale e ligio al direttivo degli arbitri.
Si tratta di un’ammissione gravissima, ma è anche un’ anomalia  anche quella  delle attribuzioni che alcuni signori del CIA si sono attribuiti, come di fare i commissari. E un esperto fa infatti  osservare che “il presidente del Cia non deve ritenersi un imperatore,  deve operare in favore della categoria, e in quanto eletto e non nominato deve astenersi lui come i suoi consiglieri di entrare nelle valutazioni tecniche limitandosi a scrivere le regole e dare le interpretazioni del caso”. Il Cia deve gestire la macchina organizzativa, non deve occuparsi di valutazioni dirette, anche se significa viaggi, presenzialismo, e magari si giustifica come contrappeso al potere del designatore.
Questa guerra di potere è di grandi dimensioni,  lasciando stare i futuri scenari, per cui Colucci lascerebbe la Lega e verrebbe come prossimo passo portato dall’Aiap ai vertici del CIA, inevitabilmente  finirà  per suscitare l’interesse e un’inchiesta della Corte dei Conti.  Le  ben 801 designazioni di questo campionato valgono infatti quasi un milione di euro in  gettoni presenza. E si tratta di denaro pubblico.  Si può guadagnare bene a fare l’arbitro di sistema, e  inoltre chi non ha un lavoro, un reddito perché magari l’attività è intesta a un famigliare,  per il fisco può arrivare fino a 28 mila euro di detassazione totale per le attività dilettantistiche.
Sarebbe troppo facile, assegnato ormai lo scudetto,  ricominciare davvero da capo,  rifondare il mondo arbitrale con una serie di commissariamenti a tutti i livelli, un azzeramento indispensabile per riscrivere le regole e scegliere uomini superpartes.  Ma ancor più facile sarebbe trasferire l’intero capitolo oneri e onori alla Lega. Che ritiene comodo lo status quo,controlla gli arbitri che gravano  infatti come un passivo di bilancio – ma in quello  federale… -  e lasciamo stare la storia che il 50 per cento viene dalle multe delle società. Quando Jordan o Bryant sono stati puniti con multoni dai 100 mila dollari in su, la NBA mica li ha restituiti ai club!
Il trasferimento “armi e bagagli alla Lega” e la stipula  di un vero contratto di lavoro con i fischietti  lavoratori autonomi  sistemerebbe forse  le cose, così è tenere il piede in due scarpe, e non si hanno confini e responsabilità nette.
Per passare al professionismo il  superdesignatore c’è già, è a libro paga dei club, confermato per altri due anni,  a sua volta  forse  la  più stridente anomalia  degli ultimi 5 anni, anche per l’imbarazzo che ricade sulla Fip. In quanto  designa gli arbitri e anche i commissari (adesso meno con l’arrivo dalla Lombardia in quota CIA  di Borroni e Tallone): ovvero  fornisce per ciascuna gara un pacchetto  pesante  “controllato-controllore” ,con tutti gli immaginabili conflitti interni ed esterni. Ma il Fregoli della situazione, che nella vita serve la polizia municipale di Napoli, è anche  spesso in missione anche per l’Euroleague,  figura  sulle intercettazioni di Baskettopoli  per dispensare  raccomandazioni,  ma  c’è anche un  circostanziato e comico “de relato”  col quale i suoi ex capi commentano il suo operato e di parla di  arbitri “pro” e “straprò”.
Domanda dalle 100 pistole:  come mai allora costui  è del tutto sconosciuto alla Fip  con quello che si legge sui verbali sul suo operato, e  con tutto il potere che gli è stato concesso?  Come mai la  Fip  non ha provveduto al PM di Reggio Calabria a segnalare la sua  infaticabile operatività ? Manca infatti stranamente  il nome di Gennaro Colucci quale superdesignatore nel mansionario del Settore Arbitrale  pur avendogli  la Fip fino al 31 dicembre 2010  riconosciuto i rimborsi spesi in questa doppia veste.  Questo status, questa appartenenza ufficiale,   appare anche nella Convenzione  con la Lega che  prevede un rimborso  spese fino a un tetto di 10 mila euro. Naturalmente al suo salario di 50 mila euro a stagione  provvede la Lega,  e da  ben 5 anni. E’ solo un caso che siano gli anni peggiori, e più turbolenti?
Insomma, ecco spiegato  perché di fronte a questa gestione helzapopping  del campionato la Benetton ha levato le tende e  il nostro campionato è stato ribattezzato  “ Spaghetti League”.
Adesso vedremo se Dino Meneghin interverrà per incaricare la sua  Procura di aprire un’inchiesta a tappeto, per fatti di enorme gravità. Prudenza vuole che  venga anche  fermata la  pubblicazione della classifica “infedele”  fino al termine delle indagini.  Ma soprattutto  Superdino, invitato a intervenire stavolta in prima persona, deve avere attorno una squadra di esperti, magari confrontarsi col calcio, ma soprattutto   deve dare un coraggio al proprio buon senso, garantire il  rispetto a se stesso come a tutti quelli che gli hanno dato fiducia, per primo al presidente del CONI che l’ha messo lì e freme vedendolo così poco risoluto o poco attento, come quando ai tempi di Baskettopoli i verbali rimasero troppo a lungo nei cassetti.
Arriva da più parti l’invito a Meneghin  a scendere in campo  per fermare  intanto l’ufficializzazione  della classifica arbitrale che sembra regalare l’ennesima scelleratezza. Si parla infatti della  retrocessione di un arbitro internazionale  col rischio di  scadere nel ridicolo nei confronti della Fiba. Prima gli dai la patente di arbitro internazionale, e pochi mesi dopo lo metti dietro la lavagna, e per quali ragioni? Una voce importante si leva in questo ginepraio, ed è quella di Umberto Porcari  il quale potrebbe scrivere un libro sugli ultimi due anni vissuti in prima persona come personaggio del “tatrino” arbitrale. Sostenitore aperto di Superdino, lo avverte che stavolta  rischia di  giocarsi  la faccia “ in quanto – scrive   in una nota –  è tutto merito di   Meneghin l’aver ottenuto dalla Fiba l’ammissione alla fase finale degli europei in Lituania,  per  quello che rappresenta in campo internazionale”.
Sconfitto nelle elezioni del CIA  caratterizzate anche in quella circostanza da varie altre anomalie che volteggiano nell’aria come boomerang, a sua volta  Porcari, funzionario dei beni culturali,  figura  esperta e  di spessore, conferma  che questa è la prova di una partita politica “infedele” tessuta alle spalle di Meneghin per farlo cadere. E chiude con una frase sibillina: “L’attacco a Meneghin arriva  da chi lo vuole sostituire per il tramite dell’attuale CIA assolutamente inqualificato”, facendogli capire che deve stare attento perché  gli spaghetti del basket potrebbero essere  avvelenati. Ma da chi, per che cosa?. In ogni caso sarà saggio per una buona volta che  in questo “teatrino”  Meneghin decida di  essere  il Grande Burattinaio della situazione.  E’ legittimato a  usare la clava, non accettare la parte del “gigante buono”  bastonato  dai cattivi, esattamente  come nel Teatro dei Pupi”


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