Eccovi i Top Ten del fischietto. Troppi veleni nel mondo arbitrale!

(Enrico Campana) Pianetabasket.com è in grado di pubblicare la classifica italiana dei Top Ten del fischietto a fine campionato: 1 Lamonica, 2 Paternicò, 3 Facchini, 4 Sabetta, 5 Cicoria, 6 Taurino, 7 Chiari, 8 Sahin, 9 Cerebuch, 10 Mattioli.
Tralascio di anticipare la classifica completa che dovrebbe essere pubblicata venerdì o lunedì al massimo, anche se vedo profilarsi all’orizzonte situazioni grottesche, sembra addirittura la retrocessione di un arbitro internazionale e la constatazione che la cosiddetta casta arbitrale in questa stagione ha goduto del doppio delle designazioni dei colleghi ghettizzati, finiti nel fondo della classifica.
Insomma, un polverone ben maggiore da quello sollevato dalle nostre anticipazioni dei giorni scorsi che getta un fascio di luce sulla sintomatica “mala gestione” del settore. Per cui il presidente Meneghin farà bene ad assumere tutte le informazioni del caso bloccando la diffusione delle liste e le due retrocessioni, magari cercando di evitare uno scandalo e di salvare il salvabile. In attesa che vengano accertati i responsabili di questa situazione, l’idea più saggia sarebbe quella di un rimpasto del gruppo di A con i migliori di Lega Due onde assicurare così pari designazioni a tutti dal prossimo anno, diciamo almeno 20 gare. Altrimenti sarà il caos, e nuovi episodi di una guerra permanente che sta facendo scadere l’immagine del basket.
Abbiamo dato conto nei giorni scorsi che Fabio Facchini il miglior arbitro italiano dell’ultimo decennio con Gigi Lamonica (e cioè i rappresentati italiani alle Olimpiadi e anche ai prossimi europei) è solo al 3° posto preceduto dal sig.Carmelo Paternicò, mentre altri due fischietti italiani forti del massimo credito della Federazione internazionale e dell’Euroleague figurano solo all’8° e 9° posto, vale a dire Tolga Sahin e Guerrino Cerebuch.
Una volta svelata questa stranezza tipica da Spaghetti League, come ormai viene soprannominato il campionato per le sue convenzioni e i suoi “codici”, le autarchie, gli autoritarismi di piccoli autocrati, ho ricevuto una email di questo tenore: “Complimenti, lei è l’unico che sa le classifiche in Italia degli arbitri, dato che neanche il presidente del Cia si pronuncia. Dovrebbe pubblicarla tutta… Complimenti naturalmente anche al Cia, si fa una crociata contro l’istruttore fra i 3 più bravi d’Europa (caso Teofili, non confermato nel suo ruolo) e non si mandano a casa le persone che orchestrano il tutto…Questo non è il rinnovamento, così si fa solo il gioco di qualcuno”. E la letteratura mette naturalmente l’accento sull’Aiap e i designatori, fin qui nulla di nuovo sotto il sole.
Il grado di anomalia che ha già raggiunto da tempo l’ “allarme rosso” sprofonda adesso nel “gelatinoso” scorrendo anche un’altra graduatoria che Pianetabasket è in grado di anticipare.Quella riguardante le designazioni totali dei fischietti di A tralasciando invece quella di certe presunte tracciabilità che necessitano di prove. Questa “nuova” classifica è comunque non meno imbarazzante di quella dei “Top Ten”. E anch’essa non trova riscontro con la realtà sulla base di almeno 4 elementi di giudizio:
1) falsa il valore di certi arbitri,
2) è in palese contraddizione con la classifica internazionale,
3) rappresenta lo specchio deformante delle valutazioni individuali derivanti da questa stagione di continue convulsioni: il commissariamento del CIA, le elezioni interne e non nominali fra polemiche e veleni della nuova compagine, il riassetto dell’organismo con relative auto-attribuzioni e poteri, la riforma del sistema di valutazionie senza più il voto, molto bizantina, che ha determinato casi scellerati, e infine l’ingresso di nuovi commissari “in quota Lombardia”, 4) la messa in pensione, come metro di giudizio, dei voti aritmetici contro un rapporto-lenzuolo che prevede ben 34 crocette, con ricadute pesanti sul lavoro di certi commissari o ridefiniti, per ingentilirli “osservatori”, un lavoro ispiratosi in fondo alla simpatica filosofia di Tommaso Campanella, per cui “nel Bel Paese le leggi per gli amici si interpretano e per gli altri si applicano”.
Nello scorrere il “quaderno nero” siamo di fronte -come dire? – a oscillazioni contrapposte. Vale a dire : al danno di alcuni corrispondono vantaggi certi per altri. In termini di gettoni di presenza ,che valgono 1000 euro per gara e un’esposizione mediatica che solo l’Italia assicura agli arbitri in altri paesi quasi invisibili, quest’anno è arrivato 1° proprio il capo del sindacato Enrico Sabetta, con 34 gare. E alle sue spalle questi i “magnifici 15”: 33 Cerebuch, con 32 Cicoria e Sahin, 31 Paternicò, Pozzana e Taurino, 29 Begnis, Facchini e LoGuzzo, 28 Mattioli, Seghetti, 27 Giansanti e Duranti.
Salito frequentemente agli onori delle cronache come presidente- agit-prop di un’associazione (Aiap) nel tempo trasformatasi in un sindacato che fa ormai il bello e brutto tempo ma per alcuni fischi “fatti e non fatti” , quelle che in gergo sono le chiamate chirurgiche, il molisano Sabetta compare sempre più spesso, del resto come il suo vice Paternicò, sulle cronache dei giornali. Solo per rimanere ai due episodi più recenti: Repubblica ha fatto notare un mancato fischio fallo sull’ultimo tiro del campionato, quello di Marconato in gara5 della finale, mentre gira un videoclip che rimarca un suo “fischiaccio” determinante in Bologna-Teramo costato il penultimo posto della A e 600 mila di euro a Teramo che, per la cronaca, aveva la partita in mano: + 9 punti a 3’35”, + 7 poco dopo quando in seguito al fallo antisportivo fischiato da Sabetta a Fletcher, un’azione da ben 5 punti, ha provocato il crollo mentale quando ormai gli abruzzesi sembravano sicuri di risparmiare quella somma.
Difficile dimenticare anche alcuni dei blitz spettacolari condotti in prima persona del “presidentello” o col contributo della sua task force sulle norme di condotta dell’arbitro, ormai per il basket quasi carta straccia, vedi il sacro principio della “lealtà e correttezza” che il calcio onora fino alla revoca dello scudetto. Vogliamo di parlare della “protesta Tv” pro-Facchini, scaduta a livello di spot furbo usando persino il nome del punito sulle tute salvo poi prendere il suo posto nella terna…
In seguito alla comparsa del suo nome, nei verbali di Baskettopoli, per aver raccomandato una collega, sospeso cautelativamente (e ingiustamente.. ma solo perché meritava una sospensione maggiore in analogia a quelle del calcio) per un solo turno, assieme al suo vicepresidente Paternicò e ad altri mammasantissima del fischietto che in un libro arrivano a sbandierare la grande amicizie e le vacanze al mare col designatore Gennaro Colucci , Sabetta è riuscito alla fine a ottenere la testa del presidente che l’ha punito, Luciano Tola . E quando proprio quando questi tentava di onorare la sospirata autogestione dei fischietti per mandare in pensione quel superato concetto delle nomine da parte della Fip, un’epoca invece fortemente rimpianta a tutti i livelli.
La denuncia di queste trame è partita dallo stesso Tola più di un anno fa, quando ad Avellino venne verbalizzata in una riunione del CIA la dichiarazione di un consigliere che diceva “Luciano, l’Aiap ci ha chiesto la tua testa”. Il presidente dal pugno duro, da parte sua ha presentato denuncia al Procuratore del basket portando anche la registrazione della presunta minaccia, ma intanto ha perso il posto e buonanotte ai suonatori. E dopo ben 14 mesi, termini da prescrizione, gli ha risposto nei giorni scorsi di essere in possesso di tutti gli elementi necessari. Sì, ma - si chiede la gente - per chiudere l’inchiesta-lumaca, o per aprirla e far luce finalmente su tutte le possibili pieghe nascoste?.
Adesso si è accorto di non poter lavorare anche il nuovo presidente Tiziano Zancanella eletto proprio coi voti dell’Aiap nella controversa elezione del CIA. Insomma quello stesso potente sindacato del fischietto che, inoltre, scelleratamente fu cooptato persino dal commissario per la compilazione delle liste per la stagione 2010-2011. Una vera sciagura procedurale, ma la Fip si è accorta che dava legittimità al golpe e forza ai suoi autori?. E’ stato un pò come mettere la volpe a guardia del pollaio...
Nel suo “nuovismo” il presidente Zancanella, la copia di Mastrolindo, predica bene e razzola male (sorriso e cartellino rosso!), ma dal punto di vista della trasparenza la gestione di questo CIA non è il massimo: clamoroso il caso del suo braccio destro Pironi che eletto con i voti degli arbitri dilettanti si è dato il ruolo di supercommissario dei professionisti peccando di protagonismo proprio contro l’ex compagno di coppia col quale ha arbitrato per 15 anni. Peccato fosse un n.1, Facchini, che al provocante giudizio di “migliorabile” l’ha mandato a quel paese ed è stato sospeso.
In situazione di palese debolezza, il nostro Mastrolindo si trova ormai esposto a dare ascolto anche ai suoi non pochi referenti, quelli che gli hanno dato il voto ma anche garantito la copertura politica dentro la Fip, ovvero quei comitati regionali che coi loro voti se volessero potrebbero far cadere Meneghin.
Non avendo le fette di salame sugli occhi, il pratico Zancanella si è accorto via via di non poter più avallare, ad esempio, i rapporti di un ben identificato commissario-terminator. Che, guarda caso, regala crocette fumanti proprio a colui che in passato l’aveva accantonato. Per ben quattro occasioni è stato messdo alle costole di Tola: perché mai Colucci l’ha designato?
Questo è diventato un caso è scottante, ormai i telefonini smascherano a volte certi peccati, e almeno una dozzina di videoclip dimostrerebbero che questo terminator pugliese si sarebbe accanito contro il suo ex presidente. Tornato nel frattempo, con spirito masochistico, a fare l’arbitro “per vedere che effetto che fa” e vigilare, raccogliere informazioni. Insomma, è successo che alla fine col suo bagaglio di buonsenso Zancanella sembra abbia riferito direttamente nei giorni scorsi al presidente Meneghin, al vice Gaetano Laguardia e al rappresentante della Fip nel suo consiglio, il toscano Grandini, di quanto sta succedendo. E cioè ha denunciato che in questa delicata fase delle riforme intraprese l’attività del Cia sarebbe frenata da due blocchi distanti fra loro sulle valutazioni degli arbitri, quello facente capo al superdesignatore di Lega (Gennaro Colucci) e l’altro – come dire? - istituzionale e ligio al direttivo degli arbitri.
Si tratta di un’ammissione gravissima, ma è anche un’ anomalia anche quella delle attribuzioni che alcuni signori del CIA si sono attribuiti, come di fare i commissari. E un esperto fa infatti osservare che “il presidente del Cia non deve ritenersi un imperatore, deve operare in favore della categoria, e in quanto eletto e non nominato deve astenersi lui come i suoi consiglieri di entrare nelle valutazioni tecniche limitandosi a scrivere le regole e dare le interpretazioni del caso”. Il Cia deve gestire la macchina organizzativa, non deve occuparsi di valutazioni dirette, anche se significa viaggi, presenzialismo, e magari si giustifica come contrappeso al potere del designatore.
Questa guerra di potere è di grandi dimensioni, lasciando stare i futuri scenari, per cui Colucci lascerebbe la Lega e verrebbe come prossimo passo portato dall’Aiap ai vertici del CIA, inevitabilmente finirà per suscitare l’interesse e un’inchiesta della Corte dei Conti. Le ben 801 designazioni di questo campionato valgono infatti quasi un milione di euro in gettoni presenza. E si tratta di denaro pubblico. Si può guadagnare bene a fare l’arbitro di sistema, e inoltre chi non ha un lavoro, un reddito perché magari l’attività è intesta a un famigliare, per il fisco può arrivare fino a 28 mila euro di detassazione totale per le attività dilettantistiche.
Sarebbe troppo facile, assegnato ormai lo scudetto, ricominciare davvero da capo, rifondare il mondo arbitrale con una serie di commissariamenti a tutti i livelli, un azzeramento indispensabile per riscrivere le regole e scegliere uomini superpartes. Ma ancor più facile sarebbe trasferire l’intero capitolo oneri e onori alla Lega. Che ritiene comodo lo status quo,controlla gli arbitri che gravano infatti come un passivo di bilancio – ma in quello federale… - e lasciamo stare la storia che il 50 per cento viene dalle multe delle società. Quando Jordan o Bryant sono stati puniti con multoni dai 100 mila dollari in su, la NBA mica li ha restituiti ai club!
Il trasferimento “armi e bagagli alla Lega” e la stipula di un vero contratto di lavoro con i fischietti lavoratori autonomi sistemerebbe forse le cose, così è tenere il piede in due scarpe, e non si hanno confini e responsabilità nette.
Per passare al professionismo il superdesignatore c’è già, è a libro paga dei club, confermato per altri due anni, a sua volta forse la più stridente anomalia degli ultimi 5 anni, anche per l’imbarazzo che ricade sulla Fip. In quanto designa gli arbitri e anche i commissari (adesso meno con l’arrivo dalla Lombardia in quota CIA di Borroni e Tallone): ovvero fornisce per ciascuna gara un pacchetto pesante “controllato-controllore” ,con tutti gli immaginabili conflitti interni ed esterni. Ma il Fregoli della situazione, che nella vita serve la polizia municipale di Napoli, è anche spesso in missione anche per l’Euroleague, figura sulle intercettazioni di Baskettopoli per dispensare raccomandazioni, ma c’è anche un circostanziato e comico “de relato” col quale i suoi ex capi commentano il suo operato e di parla di arbitri “pro” e “straprò”.
Domanda dalle 100 pistole: come mai allora costui è del tutto sconosciuto alla Fip con quello che si legge sui verbali sul suo operato, e con tutto il potere che gli è stato concesso? Come mai la Fip non ha provveduto al PM di Reggio Calabria a segnalare la sua infaticabile operatività ? Manca infatti stranamente il nome di Gennaro Colucci quale superdesignatore nel mansionario del Settore Arbitrale pur avendogli la Fip fino al 31 dicembre 2010 riconosciuto i rimborsi spesi in questa doppia veste. Questo status, questa appartenenza ufficiale, appare anche nella Convenzione con la Lega che prevede un rimborso spese fino a un tetto di 10 mila euro. Naturalmente al suo salario di 50 mila euro a stagione provvede la Lega, e da ben 5 anni. E’ solo un caso che siano gli anni peggiori, e più turbolenti?
Insomma, ecco spiegato perché di fronte a questa gestione helzapopping del campionato la Benetton ha levato le tende e il nostro campionato è stato ribattezzato “ Spaghetti League”.
Adesso vedremo se Dino Meneghin interverrà per incaricare la sua Procura di aprire un’inchiesta a tappeto, per fatti di enorme gravità. Prudenza vuole che venga anche fermata la pubblicazione della classifica “infedele” fino al termine delle indagini. Ma soprattutto Superdino, invitato a intervenire stavolta in prima persona, deve avere attorno una squadra di esperti, magari confrontarsi col calcio, ma soprattutto deve dare un coraggio al proprio buon senso, garantire il rispetto a se stesso come a tutti quelli che gli hanno dato fiducia, per primo al presidente del CONI che l’ha messo lì e freme vedendolo così poco risoluto o poco attento, come quando ai tempi di Baskettopoli i verbali rimasero troppo a lungo nei cassetti.
Arriva da più parti l’invito a Meneghin a scendere in campo per fermare intanto l’ufficializzazione della classifica arbitrale che sembra regalare l’ennesima scelleratezza. Si parla infatti della retrocessione di un arbitro internazionale col rischio di scadere nel ridicolo nei confronti della Fiba. Prima gli dai la patente di arbitro internazionale, e pochi mesi dopo lo metti dietro la lavagna, e per quali ragioni? Una voce importante si leva in questo ginepraio, ed è quella di Umberto Porcari il quale potrebbe scrivere un libro sugli ultimi due anni vissuti in prima persona come personaggio del “tatrino” arbitrale. Sostenitore aperto di Superdino, lo avverte che stavolta rischia di giocarsi la faccia “ in quanto – scrive in una nota – è tutto merito di Meneghin l’aver ottenuto dalla Fiba l’ammissione alla fase finale degli europei in Lituania, per quello che rappresenta in campo internazionale”.
Sconfitto nelle elezioni del CIA caratterizzate anche in quella circostanza da varie altre anomalie che volteggiano nell’aria come boomerang, a sua volta Porcari, funzionario dei beni culturali, figura esperta e di spessore, conferma che questa è la prova di una partita politica “infedele” tessuta alle spalle di Meneghin per farlo cadere. E chiude con una frase sibillina: “L’attacco a Meneghin arriva da chi lo vuole sostituire per il tramite dell’attuale CIA assolutamente inqualificato”, facendogli capire che deve stare attento perché gli spaghetti del basket potrebbero essere avvelenati. Ma da chi, per che cosa?. In ogni caso sarà saggio per una buona volta che in questo “teatrino” Meneghin decida di essere il Grande Burattinaio della situazione. E’ legittimato a usare la clava, non accettare la parte del “gigante buono” bastonato dai cattivi, esattamente come nel Teatro dei Pupi”
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