È morto Papa Francesco: il basket e l'incontro con la NBPA dopo l'uccisione di George Floyd

È morto Papa Francesco: il basket e l'incontro con la NBPA dopo l'uccisione di George Floyd

Si è spento Papa Francesco all'età di 88 anni questa mattina alle ore 07:35. Grande appassionato anche di sport, ne ricordiamo alcuni dei suoi interventi legati alla pallacanestro. Nel 2017, il Pontefice utilizzò il basket come esempio simbolico. Disse: "Quando parlo di punti fermi o di "fare perno", l’immagine che ho presente è quella del giocatore di basket o pallacanestro, che inchioda il piede come “perno” a terra e compie movimenti per proteggere la palla, o per trovare uno spazio per passarla, o per prendere la rincorsa e andare a canestro". 

Ma ancora più recente è l'incontro nel 2020 con alcuni giocatori NBA - Sterling Brown, Kyle Korver, Anthony Tolliver, Jonathan Isaac e il nostro Marco Belinelli - come rappresentanti della NBPA per discutere di temi quali ingiustizie sociali, economiche e razzismo. Erano presenti anche Michele Roberts, direttore esecutivo dell'Associazione, Sherrie Deans, direttore esecutivo della Fondazione NBPA, e Matteo Zuretti, responsabile delle relazioni internazionali NBPA. Un incontro, quello voluto dal Papa, avvenuto pochi mesi dopo la morte di George Floyd e tutto ciò che ne è conseguito negli Stati Uniti d'America e non solo. Così raccontò Belinelli: «Disse che per rispondere a episodi di questo genere occorre, appunto, ricordarsi di agire come fratelli. Poi aggiunse una frase che condivido in pieno: lo sportivo deve essere un esempio perché raggiunge i risultati non per caso ma con il lavoro e la voglia di sfidare i propri limiti. La stessa voglia va impiegata per uscire dalla comfort zone e affrontare la sofferenza che c’è nel mondo. Io ero in America quando Floyd fu ucciso e la reazione esplose subito: negli Stati Uniti il razzismo è un tema estremamente complesso e forse solo loro possono produrre una profonda e centrata riflessione sullo stato delle cose là. Ma non possiamo pensare che sia solo un problema americano: il mondo di oggi è globale».