Basketball Hall of Fame: cosa c'entra Vince Carter con Leon Palmer Williams?

Basketball Hall of Fame: cosa c'entra Vince Carter con Leon Palmer Williams?

(di FRANCESCO RIVANO). Girovagando e sfogliando i vari volantini recapitati gentilmente dai ragazzi che, zaino in spalla e privi di quel timore reverenziale che io riservo al caldo di questi tempi, cercano di guadagnarsi qualche soldino per i vizi,  mi sono imbattuto sulla nuova copertina del videogame più popolare riferito al basket. Half Man, half Amazing: la posa di Vince Carter con mezzo busto umano e mezzo busto cyborg riporta alla mente la gara delle schiacciate più incredibile di sempre. Avete presente quando guardate per la prima volta la donna, o l’uomo, della vostra vita e vi rendete conto che da lì in poi mai nessuna sarà bella quanto lei? Bene, Oakland 2000 è la donna della mia vita e tutti gli altri slam dunk contest non sono stati in grado e non lo saranno mai, nemmeno di legarle i legacci dei sandali (giusto per prendere in prestito una citazione usata per qualcuno di onnipotente). Vince Carter sarà introdotto a settembre nella Hall of Fame dopo 1541 partite (terzo posto assoluto dietro a Robert Parish e Kareem), 25.728 punti, dei quali molti arrivati sopra il livello del ferro, e tutto lo spettacolo che ci ha regalato e che ha lasciato ai giovani amanti di YouTube che si sono persi il passato. Si ho detto Hall of Fame. Come non sapete cosa sia la Hall of Fame. Venite qua giovanotti, sedetevi attorno a me che vi racconto come nasce il più grande memoriale della storia del gioco 

“Lux Mentis Scentia” ovvero “La conoscenza è la luce della mente”. Questo è il motto di un piccolo college privato con sede e Waterville, nel Maine: il Colby College. Perché parlare di un piccolo college di arti liberali della zona nord-orientale degli Stati Uniti in una off-season segnata dalle prestazioni fantasmagoriche di Bronny James durante la Summer League di Las Vegas? Ovvio, per rivolgere lo sguardo da un’altra parte e perché no, imparare un po’ di storia di questo splendido giochino chiamato Pallacanestro.  Siamo nel New England e l’associazione con il Massachusetts è semplice e se proprio siete amanti del gioco ancora più semplice è la connessione con la città fresca vincitrice del titolo: Boston. Ma se oltre che appassionati siete anche malati del gioco allora assocerete il New England a Springfield, la città dove lo sport che tanto vi diverte, ha visto per la prima volta la luce nel 1981.

Torniamo nel Maine. Siamo nel primo dopoguerra e ad allenare la squadra di Basket del Colby College viene ingaggiato Leon Palmer Williams, per gli amici Lee. Coach Lee Williams, che resterà in carica alla guida dei Mules fino al 1965, oltre che a dilettarsi a insegnare Basket ai giovani è un vero  proprio appassionato dello sport che gli ha dato un lavoro.  Il suo rapporto con il Basket è viscerale, gli deve la vita e a fine anni ’50 si mette in testa di voler restituire al gioco quello che il gioco ha dato  lui. “Perché non creare uno spazio fisico dove possa essere ricordata la storia del gioco, perché non lasciare un segno della vita del gioco a coloro che ameranno il gioco quanto me nel futuro.”

Nessun guadagno, nessuna necessita di lucrare, solo la voglia di istituire e nutrire la memoria storica del Basket. E in un piccolo edificio dello Springfeld College, a pochi passi dal luogo in cui venne piazzato il primo cesto per le pesche in cui Willie Chase mise a segno il primo canestro, Lee Williams inaugura la Basketbal Hall of Fame. Era il 1959 e l’obiettivo del coach dei Mules era chiaro: dar vita ad un museo nel quale introdurre anno dopo anno i personaggi che hanno scritto pagine indelebili del gioco. Si deve aspettare il 17 Febbraio del 1968 per sancire la data riconosciuta come ufficiale per la nascita della sede della Hall Of Fame come la conosciamo oggi e dobbiamo arrivare fino al 2002 per giungere al luogo definitivo che oggi raccoglie al suo interno le gesta degli eroi dello sport della palla a Spicchi. A chi sia intitolata l’arca della gloria è una domanda alla quale è molto semplice rispondere: ovviamente Mr. James Naismth. Dal Professore in poi, chiunque si sia distinto, a 5 anni almeno dalla conclusione della carriera sportiva, viene selezionato per far parte del memoriale del basket. Ma non solo i grandi giocatori ,i coach, gli arbitri o chiunque abbia contribuito al successo del Basket. Anche se poche, ci sono alcune squadre che meritano la memoria eterna e tra loro non può di certo mancare The First Time,composto dai 18 ragazzi con i quali Naismith ha plasmato lo sport che oggi tutti conosciamo. Gli altri team sono gli Original Celtics che non sono i Boston Celtics freschi campioni, i Buffalo Gemans, i New York Renaissance, gli Harlem Globetrotters e il Dream Team. Ognuna di queste squadre merita un capitolo a parte e chissà che non leggerete di loro nel prossimo futuro; per ora fatevi bastare che se ogni anno, a Settembre, vedete i grandi campioni del passato presentarsi su un palco a ringraziare chi ha permesso loro di diventare parte della memoria storica del Basket, lo dovete a Leon Palmer Williams e alla sua idea di rendere immortale un passatempo nato alla fine del diciannovesimo secolo per impegnare un gruppo di studenti scalmanati che, nel freddo inverno del Massachusetts, non avevano la possibilità di sfogarsi all’aperto giocando a Football.

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Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi giorni ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.