Matteo Boniciolli a PB: "Proprietari criticati, ma avere una squadra in Serie A è un privilegio"

Matteo Boniciolli a PB: "Proprietari criticati, ma avere una squadra in Serie A è un privilegio"

Nell'intervista esclusiva rilasciata a Emiliano Latino per PianetaBasket in settimanaMatteo Boniciolli - coach della Reale Mutua Basket Torino - ha affrontato un tema molto interessante riguardo al pubblico del basket, e in generale dello sport, in Italia. "In tutti i posti e città in cui sono stato, e ormai sono tante, mi hanno detto: "Sai, questa è una città particolare, c'è negatività, nessuno si fida". Quindi è un atteggiamento generalizzato: l'essere diffidenti. Devo dire sinceramente, senza false modestie, che dopo l'esperienza in Russia - dove anche lì assieme a un valido GM abbiamo costruito la realtà di Astana, partita da zero e in due anni ai playoff della VTB League con io nominato "allenatore dell'anno" - ho potuto verificare ancora di più che in Italia c'è questo clima diffuso di sputtanamento generale a prescindere, alimentato da questa fogna che sono i social. Non va mai bene niente.

Io parto da una posizione diversa: innanzitutto avere una squadra in Serie A, per un appassionato di pallacanestro, a casa sua, è un privilegio. Ti consente la domenica pomeriggio di andare a vedere pallacanestro. Credo questo sia già un privilegio. Dopodiché, l'esercizio del giudizio della critica è un esercizio, fino a che non cambieranno le cose in questo paese, consentito. La cosa che mi sorprende ma mi tocca il giusto è la critica ancora prima di vedere le persone scendere in campo. Questa è una cosa che ho difficoltà a capire. Spesso - non solo a Torino - ho visto dei proprietari criticati. Sarei contento di vedere le persone che li criticano mettere loro i soldi che mettono i proprietari. Criticare una persona che mette un milione di euro di tasca sua, o anche di più, e dargli anche del cog***ne, è un esercizio abbastanza semplice e soprattutto gratuito".

E poco dopo ha proseguito aggiungendo: "C'è una cosa che mi è difficile da accettare nello sport italiano, quando i tifosi diventano protagonisti. Bisogna mettersi in testa una cosa: i protagonisti di questo sport sono i giocatori, e ci sono degli imprenditori disposti a pagarli per le loro prestazioni in campo. Dopo viene tutto il resto, a partire dall'allenatore, viene a supporto. L'allenatore è un supporto tecnico, il pubblico è un supporto emozionale. Ma non è che il pubblico o l'allenatore siano protagonisti. I giocatori lo sono. E mi spingo a dire che rispetto ad altri che pretendono un tifo a favore, di sostegno vocale a prescindere, ho sempre detto ai giocatori che ho allenato che siccome le cose nella vita vanno meritate, e che gratis si ha forse l'affetto dei propri genitori, le squadre devono meritarsi l'appoggio del pubblico che li viene a vedere".