La purga della A dilettanti e l'altra faccia di Siena

(Enrico Campana) La frase ad effetto sul quale costruire il “caso Virtus Siena-Comsum.it” credo sia di Prandelli, il CT del calcio: “Non serve un campionato di sviluppo ma una squadra di sviluppo”. Si parla della “nostra” squadra ideale della situazione. Splendida eccezione della sclerotizzazione imperante, come ha dimostrato trionfando nella Coppa Italia a Montecatini, mietendo pure trofei individuali col 17enne Matteo Imbrò e il 16enne Amedeo Tessitori, e raccogliendo consensi generali.
Nessuno di questi ragazzini si è montato la testa, anzi dopo le vittorie nelle due settimane hanno mostrato altri piccoli progressi. Ma ora si trovano con l’acqua alla gola avendo perso con Trieste a due giornate dal termine l’ennesima gara nel finale, cosa che ai ragazzini, succede stesso, specie in un campionato dove trovano rifugio i volponi italiani, quelli che non riescono a sfondare in A e vogliono intascare gli ultimi spiccioli, e i molti volpini importati dall’Argentina. La colpa di questa grottesca situazione?. La squadra ha subito qualche infortunio di troppo, diciamo due pedine del 5° base nell’ultimo mese, quello cruciale, è stata tartassata dagli arbitri in più occasioni giura un coach serio e sereno come pochi, il professor Salieri, e sembra la principale vittima di un diktat sportivo senza precedenti.
Questo club che come faceva Cantù lancia i giovani, vedi ad esempio il gioiellino che la Virtus Bologna ha acquistato un anno fa, quel Matteo Imbrò da Porto Empedocle, il play della Nazionale juniores, rubato al calcio quando il Chievo gli aveva già messo gli occhi, addosso selezionato da Michael Jordan fra i migliori 40 mondiali che al Madison di New York fa la sua bella figura.
I suoi giovani la Virtus li fa pure studiare con profitto, e sportivamente raccoglie titoli sorprendenti, come nessun’altra società italiana: negli ultimi 5 anni ha vinto due volte la Coppa Italia, ha vinto lo scudettino Under 15, è sempre protagonista con la sua “scuola” alle finali nazionali giovanili, e – udite, udite! – l’anno scorso ha passato alla Nazionale Under 16 agli Europei juniores ben quattro giocatori (Imbrò, Tessitori, Bianconi, Rovere) oltre che il suo ottimo allenatore (Umberto Vezzosi). C’è una squadra italiana, nella storia del basket, rappresentata quasi al 50%?.
Se questo non è sviluppo, viva dunque il campionato di Sviluppo magari fra parentesi con un sottotitolo “all’incontrario”. L’Italia non è considerato da tempo un paese per giovani, e lo sviluppo si pretende che arrivi per grazia divina, con formule astruse. E decidono i “poteri forti”, mica le società che pure nella fascia dilettanti sono ben oltre 200, sono la maggioranza e l’espressione territoriale italica, portano soldi alla Fip ma contano meno tutte insieme di 2-3 club di A.
Nel basket, dunque, un giorno si decide che per la maggior gloria di questo sport sia necessario infilare 4 piazze strategiche, diciamo le cosiddette grandi città. Perché le cose in Italia vanno così, all’incontrario è lo sviluppo, ripeto: il campionato di vertice è fortemente territorializzato e delocalizzato, se tutto va bene quest’anno lo scudetto se lo giocano la Repubblica di Siena e il Ducato di Cantù che appartiene alla contea di Como. Due magnifiche realtà, anche economiche, con meno di 100 mila abitanti in tutto, due squadre con capacità manageriali, tanto di cappello. Quest’anno, però, si decide che in A retrocede una sola squadra, che la seconda per tradizione possa salvarsi pagando un bonus (500 mila euro) alla seconda della LegaDue, formula di pura fisica teoretica, mentre già Legabasket annuncia addirittura di volerle abolire le retrocessioni. Questo per un presunto e virtuoso “patto di stabilità” cugino in un certo senso di quello di Tremonti.
Le ragioni dello sport, del merito, dei diritti acquisiti sul campo in anni e anni, vorrebbero che, a maggior ragione, questo sistema informasse invece un campionato di produzione, invece i poteri forti spingono e …fingono magari di amare e favorire la Nazionale, e così si butta là una bella “palla avvelenata”, per cui nella A dilettanti che dovrebbe essere la nostra NCAA e dove una squadra come la Consum.it potrebbe dire la sua, questa stagione devono retrocedere il 50 per cento delle squadre! Esatto, 16 in totale, 8 per girone. Un primato da Guinness, avete mai visto nello sport una simile “purga”, tanto per usare un termine paliesco?.
Il povero Gianni Petrucci ha già raccolto lamentele su lamentele, alla festa di Carlton Myers ha pure bacchettato il basket che ai vari livelli provoca con questi rimescoli continui il suo stesso senso tecnico, umano e di crescita. Va a finire che nel paese in cui tutti alla fine (come dice il giudice Guariniello) si rivolgono ai giudici per sanare le “mala gestioni”, potrebbe finire con una clamorosa class-action promossa dalle 16 retrocesse. Scornate dal ritrovarsi all’improvviso in un livello più basso, magari dopo aver fatto investimenti umani ed economici, aver spostato dei giovani con consenso delle famiglie, col crollo del valore d’avviamento , e pure quello della spinta a crederci.
Speriamo che così come è nata, questa creatura “fungina” venga ora cancellata, che qualcuno dica “scusate, eravamo su Scherzi a Parte”, e se davvero ci sono queste quattro grandi piazze che hanno alle spalle società e mezzi adeguati, li si sposti nei campionati professionistici dove verrebbero accolte a braccia aperte perché più di un club è in vendita. E magari anche fra quelli ritenuti al di sopra di ogni sospetto, come spero di raccontarvi nei prossimi giorni.
“Se c’è giustizia dobbiamo salvarci. Per quello che abbiamo fatto, la mia squadra dovrebbe partecipare di diritto al Campionato di Sviluppo. In questi anni abbiamo avuto attestati di stima da tutta Italia, ma francamente mi aspettavo di più dalla mia città”. Parole, amare nella serata dove si è festeggiata la Coppa Italia (e la promozione della Maginot, club satellite) , quelle del presidente della Virtus-Consum.it Fabio Bruttini, senza tradire il proverbiale stile di questa famiglia che onora il basket da 3 generazioni. Lui è stato giocatore Mens Sana, il padre il primo presidente della Finanziaria Mens Sana oltre a quello supremo della Polisportiva che ha inaugurato il Palazzo dello Sport dove gioca la Mps, il figlio Nazionale azzurro recentemente premiato MVP nella Coppa Italia di Lega Due.
La Virtus è una grande istituzione senese dello sport, fondata da un geniale sacerdote-matematico che insegnava al Seminario, trovato anche il tempo di allenare la squadra avendo la tessera ufficiale d’allenatore di basket, e difatti ho trovato il suo nome fra gli iscritti dell’Università mondiale creata a Roseto 40 anni fa da un certo Boran Stankovic. Naturalmente seguiva anche i ragazzi nello studio, magari andava fuori dal cinema proibito per vedere se qualcuno trasgrediva la regola. Riuscì anche a far costruire il primo palazzetto di Siena, quello di proprietà della Virtus a lui intitolato, nell’omonima piazzetta, e a portare addirittura la sua squadra agli allenamenti con la Nazionale.
Da un po’ si rivolta nella sua tomba il mitico Don Armando Perucatti, alla cui famiglia è dedicata persino una via di Messina per l’aiuto portato dal padre, coordinatore dei soccorsi, durante il terremoto del 1908. Adesso vorrebbe urlare la sua rabbia per questo sospetto Sviluppo, e per quel silenzio strano della sua città, la più basket-dipendente d’Italia, di fronte alla possibilità un paio d’anni fa di salire in LegaDue.
L’economia era diversa da quella di oggi, disponeva di mezzi, ereditato il diritto al campionato professionistico da un giorno all’altro, come 2.a classificata della A dilettanti, il presidente Bruttini,chiese un modesto contributo per non compromettere la piccola azienda garantendo in cambio di presentarsi nel campionato professionistico con 8 under e due stranieri. Nessuno mosse un dito, e dopo il danno anche la beffa: per la prima volta un diritto sportivo del valore di 500-600 mila euro non venne riscosso e capitalizzato.
Una storia imbarazzante, l’ha ammessa anche l’assessore del Comune Massimo Bianchi, una figura di spicco nel Governo senese, appassionato, competente e probo. “Questa rinuncia è stata uno dei maggiori crucci durante i 5 anni della nostra amministrazione”, ha confessato con molta onestà. Ha ricevuto un applauso amaro. Da quel momento infatti dalla possibile LegaDue la Virtus (pardon, Consum.it che vuol dire MPS come scritto sulle maglie) si è trovata sulla graticola. Scherzi a parte.