Triste fine di Mario Delle Cave, una promessa del basket azzurro

Mario Delle Cave, promettente giocatore della Stella Azzurra, nato il 25 febbraio 1993 in Bolivia, è morto ieri travolto da un furgone dei Carabinieri a Tor Di Quinto. Assieme a un amico aspettava fermo sul motorino il verde del semaforo, proprio nei pressi della palestra romana dove aveva da poco finito l’allenamento il mezzo dei Carabinieri che veniva in senso opposto ha perso il controllo, fare per un guasto dei freni.
Al cordoglio della Federazione italiana pallacanestro al fratello Gianni, la famiglia e di tutta la Stella Azzurra si unisce quello di Pianetabasket che desidera offrire una dedica particolare a chi ha conosciuto, allenato e apprezzato questa speranza del basket.
(Fabrizio Fabbri*) Difficile scrivere, difficile trovare le parole. ..Aveva un sogno Mario Delle Cave, quello di diventare un giocatore di basket professionista. Sognava la serie A, come aveva raccontato qualche mese fa su Il Tempo, e coronato il grande sogno di essere selezionato con la squadra azzurra Under 16 per una tourneè negli Usa dalla quale era tornato carico. «Ho capito tante cose affrontando quei giocatori. So che non devo accontentarmi e lavorare cento volte di più per arrivare in alto». Ed allora giù con ore di allenamento sotto la guida paterna di Germano D'Arcangeli, non solo un coach ma un di secondo padre per lui e suo fratello Gianni.
Era un punto di forza della serie B della Stella Azzurra, insieme a quei tanti compagni che vivono adesso lo sgomento lasciato dalla sua morte.
A Mario era facilissimo voler bene. Per quel sorriso dolcissimo, quasi da fumetto, che spiccava su un fisico da grande atleta. Non è bastata la forza dei suoi muscoli per farcela. E' volato via, poco dopo le 14,00 di ieri. Ma nel Paradiso del basket ha certamente incontrato una schiera di campioni pronti ad accoglierlo. E' facile pensare a quel pallone che ora rimbalza in cielo, inseguito da Ancilotto, Ravaglia, da Mariuccio e tanti altri. Divertitevi ragazzi lassù e regalateci altri mille e mille canestri.
*Giornalista “Il Tempo” di Roma
(Gaetano Gebbia *) Ci sono dei segnali che ti fanno pensare che anche la tua carriera ti allenatore si sta allungando e gli anni passano inesorabilmente: quando cominci ad allenare i figli di tuoi giocatori, quando per leggere le statistiche devi mettere gli occhiali e, purtroppo, quando si allunga la lista dei giocatori che se ne vanno prematuramente.
Massimo Mazzetto, Andrea Blasi ed adesso Mario Delle Cave sono legati, nella loro triste sorte, da un fattore comune: non ci sono spiegazioni per l’ultimo 1 c 1, tutto si sintetizza con una sola, triste, parola: destino.
Anche di Mario, al momento della notizia, ho fotografato poche immagini: gli occhi che ti guardano comunque con riconoscenza, anche se non sempre lo hai inserito nel gruppo dei convocati azzurri; la disperazione per non essere riuscito a fare quello che avrebbe voluto, a dimostrare il suo valore; il sorriso ad ogni, anche casuale, incontro.
Mario era in possesso di quelle qualità che, nell’identificazione del talento, dovrebbero occupare i primi posti anche se non sempre vengono riconosciuti o apprezzati: la grande passione e la forte determinazione a migliorarsi giorno dopo giorno, con tanta umiltà e legittima ambizione.
Questo, in qualche modo, ti portava, senza condizionarti, a tifare per lui affinché ce la facesse a vivere un’altra esperienza con la maglia azzurra; e percepivi che in questo contagiava anche tutti gli altri che gli stavano intorno.
E tutti gli altri conserveremo, dentro di noi, questa parte di Mario, e forse, in tal modo, ci mancherà di meno.
*Settore Squadre Nazionali