Jack Galanda: "Ripercorrere il mio passato è stato un esercizio di introspezione"

Giacomo Galanda, ala grande di 210 centimetri con tante vittorie nel suo palmarès compresi tre scudetti con tre squadre diverse (Varese, Fortitudo Bologna, Mens Sana Siena) e la medaglia d'argento con la Nazionale azzurra ad Atene 2004, ha deciso di raccontare la sua storia in un libro, "La mia vita a spicchi”. Le sue parole in una intervista concessa al quotidiano QS.
Perché un libro. “Negli anni in tanti mi avevano chiesto di farlo, ma non avevo mai trovato il momento giusto. Avvicinandomi ai 50 anni, mi ha chiamato un editore che conoscevo e stavo per dire di no. Ma mi sono detto: o lo faccio adesso, o non lo farò mai più. Il libro è nato parlando con gli amici, riportando dialoghi veri, aprendo scatoloni di ricordi, foto e lettere. È stato un percorso bellissimo, fatto con persone importanti della mia vita come Omar Pedóni, BuIIeri, Recalcati, Dino e Andrea Meneghin”.
È stato difficile leggere il proprio passato? “Molto impegnativo. Fermarsi e ripercorrere certi momenti, rimettere ordine nei ricordi e racchiuderli in un libro è stato un esercizio di introspezione. Ma ha avuto anche un significato più grande: parte del ricavato andrà a Dynamo Camp, di cui sono ambasciatore”.
Rimpianti a fine carriera? “Nessuno. Sono strafelice di come ho iniziato, finito e di tutto ciò che ho vissuto. Ho dato tutto fino all'ultimo. Nell'ultima stagione a Pistoia giocavamo in otto, ma abbiamo costruito qualcosa di speciale e portato l'Olimpia poi campione d'Italia sino alla bella. Ho finito col tutore al ginocchio dopo un infortunio, ma ho dato tutto. Non ho pensato fosse l'ultima partita, l'ho realizzato alla sirena”.