Femminile, Francesca Dotto capo allenatrice: "Voglio capire come si fa"

L'ex giocatrice di Schio, Venezia e Lucca, da quest'anno sarà capo allenatrice in serie B. Pianeta Basket le ha chiesti di raccontare questo percorso
09.08.2024 10:40 di  Eduardo Lubrano   vedi letture
Femminile, Francesca Dotto capo allenatrice: "Voglio capire come si fa"

Due anni fa la decisione di lasciare la pallacanestro giocata. Francesca Dotto come va?
In generale bene, molto bene. Non è stato facile anche perché la decisione di lasciare il campo è stata un bel po' forzata a causa dei problemi all’anca che ha continuato a farmi male anche dopo. Ora mi sono operata e quindi spero proprio che le cose andranno meglio. Difficile perché all’improvviso ti trovi a dover ricostruire la tua vita, se non hai già qualche altra cosa da fare sei piena di tempo libero. E’ difficile trovare un equilibrio. Io ho voluto proseguire il percorso di studi intraprendendo la laurea magistrale in environmental engineering, dopo aver concluso la triennale a Pisa in ingegneria civile ambientale il mio ultimo anno giocato a Ragusa".

Francesca Dotto, classe ’93, playmaker di intelligenza, grande competitività ed efficienza , 4 scudetti  - uno a Lucca e tre a Schio – tre Coppe Italia e 4 Supercoppe italiana sempre con Schio. Ha giocato per 96 volte con la maglia della Nazionale senior ed ha vinto un oro con l‘Under 18 nel 2010. Nel 2014-15 ha vinto il Premio Reverberi come miglior giocatrice italiana. Gemella di Caterina, playmaker anche lei che quest’anno giocherà col Derthona Basket in serie A1. Cifre e statistiche, sintesi di una carriera bellissima, che però non rendono la bravura e l’importanza di Francesca in campo. Qui c'è la lettera di addio alla palacesntro scritta da Francesca

Lo studio come priorità ed allora la carriera di allenatrice?
Eh…carriera…piano sono solo all’inizio. Ho voluto provare per curiosità, volevo capire come si allena, come si insegna la pallacanestro. Ero e sono molto curiosa, divertita ed entusiasta. Ed a proposito degli studi, io cercavo qualcosa che potessi conciliare con gli orari delle lezioni. La serie B con cui ho iniziato l’anno scorso l’avventura di allenatrice – assistente – mi permette questo perché molte delle ragazze lavorano, si liberano per la sera e questo è perfetto anche per me.  L’anno scorso ho fatto l’assistente di coach Michele Tomei alla Melsped Padova ed abbiamo fatto la finale di serie B con la Virtus Cagliari che ha vinto. Poi mi è arrivata a sorpresa – ma con altrettanto entusiasmo – la telefonata di Giuseppe Piazza per fargli da assistente nella U20 con Michele Dall’Ora. E’ stata una esperienza molto bella. Piazza e Dall’Ora in qualche modo hanno contribuito alla mia formazione e mi hanno fatto sentire da subito parte dello staff. Bello. Poi tornata dalla Nazionale U20 mi arriva la chiamata della Thermal Padova per fare l’allenatrice della prima squadra sempre in serie B. Un’estate intensa senza dubbio”.

Qual è l’aspetto più sorprendente del passaggio dal campo alla panchina?
Da giocatrice non ti rendi conto di tutta l’organizzazione che dietro al fatto che tu giocatrice possa andare in campo. E da giocatrice hai il tempo scandito: gli allenamenti, le terapie, il riposo, le alternative, gli hobby, i momenti nei quali – almeno io facevo così – stacchi la spina dalla pallacanestro. Quando fai l’allenatrice in realtà cambia tutto, pensi pallacanestro quasi 24 ore al giorno, ti rendi conto che c’è una ragione precisa per tutto quello che si fa. L’ottimizzazione di tutto ed imparare come trasmettere le informazioni alla tua squadra sono fondamentali. I ritmi di un allenatore sono decisamente più alti”.

Ha già una sua idea di pallacanestro?
Domanda prematura per due motivi. Io non ho fatto la squadra e non ho ancora l’esperienza. Certo che ho qualche idea di partenza: se non si difende, come provavo a fare io, non si va da nessuna parte dunque credo che la mia squadra avrà una identità difensiva. Poi vedremo in corso d’opera anche adattandomi alle caratteristiche delle giocatrici che avrò a disposizione. Un filo rosso tra la Francesca giocatrice e la Francesca allenatrice è che che vorrei conoscere al meglio le qualità delle mie giocatrici così come facevo con le mie compagne di squadra. E – anticipo una domanda – non so ancora quale sarà il mio futuro: ingegnere o allenatrice? Per ora la priorità è lo studio ma il basket è subito lì, perché come sempre darò il meglio di me stessa a partire dal giorno del raduno, subito dopo Ferragosto. Tra un anno risponderò a questa domanda”.