L'ex NBA Will Barton annuncia il ritiro dall'attività agonistica

Will Barton non è mai stato la stella più in vista della NBA, ma la sua storia è quella di un fighter che, a forza di resilienza e talento, ha lasciato un segno indelebile nella lega. Ieri, all'età di 34 anni, Will Barton ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dal basket professionistico. "È stato difficile, il basket è stata tutta la mia vita, per sempre", ha confessato nel podcast NoKutKards. Al di là dei numeri e dei titoli, Barton lascia l'eredità di uno che non ha mai avuto una strada facile, ma ha saputo reinventarsi e guadagnarsi un posto tra i grandi, ispirando chi, come lui, un tempo era emarginato.
L'infanzia di Barton è stata segnata dalla precarietà e dall'instabilità. Sfrattati dalla loro casa durante il liceo, la famiglia ha dovuto trasferirsi a casa di una zia sconosciuta, i quattro hanno condiviso un letto singolo. Nonostante le difficoltà, Will ha trovato nel basket un rifugio e una via di fuga. Il suo tempo in quattro scuole in cinque anni è stato un riflesso della sua ricerca di stabilità, ma anche della crescita del suo talento. Alla Brewster Academy, Barton è stato valutato come la migliore guardia tiratrice del paese da ESPN, che gli ha permesso l'accesso all'Università di Memphis, dove per la prima volta ha avuto un letto tutto suo e una stanza tutta per sé.
Al college, Barton ha mostrato il suo coraggio e le sue capacità, con una media di 18 punti e 8 rimbalzi nella sua seconda stagione, guadagnandosi il titolo di giocatore dell'anno della conferenza prima di dichiararsi idoneo per il draft NBA. Nel 2012, i Portland Trail Blazers lo hanno selezionato con la 40ª scelta, ma la strada in NBA non sarebbe stata facile. A Portland, Barton era conosciuto come un "topo da palestra", si allenava sempre, anche se aggiungeva a malapena minuti in campo. La sua perseveranza, però, gli ha permesso di rompere la barriera e raggiungere nuovi orizzonti.
Il punto di svolta è arrivato nel febbraio 2015, quando è stato ceduto ai Denver Nuggets. Lì, Barton ha trovato lo spazio e la fiducia per consolidarsi come uno dei giocatori più preziosi della rotazione. Il presidente delle basketball operations dei Nuggets Tim Connelly, anche lui nativo di Baltimora, gli offrì l'opportunità di essere un leader e Barton non se la lasciò sfuggire. A Denver ha giocato 479 partite in otto stagioni, il decimo maggior numero nella storia della franchigia, oltre ad essere il quarto tiratore da tre punti più alto, guadagnandosi così il rispetto di compagni di squadra, allenatori e tifosi. Durante la sua permanenza con i Nuggets, Barton ha tenuto una media di 14 punti, 5 rimbalzi e 3.3 assist a partita, con percentuali di tiro solide (43.8% dal campo, 36.2% da tre punti e 78.9% ai liberi). È stato una parte fondamentale della ricostruzione della squadra, accompagnando figure come Nikola Jokic e Paul Millsap negli anni di transizione precedenti al titolo. Il destino però gli ha giocato un brutto scherzo: ha lasciato Denver a una sola stagione dallo storico campionato del 2023, rimanendo come "eredità" nella memoria della franchigia, ma senza il tanto atteso anello. Dopo aver trascorso una stagione tra Washington e Toronto, Barton nel 2024 era al CSKA Mosca e, prima dell'annuncio di ieri, ha avuto dei passaggi tra Porto Rico e Cina.