Gek Galanda: «NBA? Ai miei tempi era un sogno lontano per un giocatore italiano»

Gek Galanda ha parlato questa mattina a QS, tanti gli argomenti trattati tra i quali quello relativo a un basket di oggi cambiato rispetto a quello che lo ha visto protagonista. «Ai miei tempi non c'erano i social, ma avevamo forum e siti dove dialogavamo con i tifosi. Il rapporto era più diretto, le risposte più profonde. Ora tutto è più freddo e calcolato, lo non potrei mai sopportare una telecamera nello spogliatoio. C'è una cultura dell'immagine che ha cambiato la comunicazione», dice Galanda. «Sì, la transizione era già in corso ai miei tempi, lo ero un unicum, oggi sarei uno dei tanti. A Siena giocavo lontano da canestro per creare spazi agli esterni. Ora il basket è ancora più perimetrale, si gioca quasi senza lunghi puri, ma resto convinto che il gioco spalle a canestro sia una chiave per vincere».
Si parla anche di NBA: ci ha mai pensato? «Ai miei tempi era un sogno lontano per un giocatore italiano. A me offrivano un sacco di soldi per restare in Italia, ma volevo giocare e sono andato negli Stati Uniti in un periodo in cui nessuno lo faceva (al liceo, ndr). Oggi è diverso, c'è più mobilità, ma il mio consiglio ai giovani è sempre seguire la propria strada e cogliere le opportunità, anche se scomode o controcorrente».