Sergio Scariolo sul Real Madrid, il sistema giovani in Spagna, l'AI nel basket

Sergio Scariolo sul Real Madrid, il sistema giovani in Spagna, l'AI nel basket

Nel corso di Alley Oop, trasmissione in onda ogni martedì dalle 17 alle 18 e condotta da Alessandro di Bari, Eugenio Petrillo e Marco Lorenzo Damiani, è intervenuto Sergio Scariolo. Con il CT della nazionale spagnola sono stati toccati diversi temi d’attualità cestistica: dal rendimento del Real Madrid, allo sviluppo del basket in Spagna, all’utilizzo delle statistiche e dell’intelligenza artificiale a livello di coaching. Questo e altro lo potete ascoltare al link di seguito. Intanto vi lasciamo una parte dell’intervista fatta a Sergio Scariolo.

Sul momento del Real Madrid
“Chiaramente quando una squadra perde nello stesso anno un quintetto con Rodriguez, Causeur, Fernandez, Yabusele, Poirier, praticamente si è dimezzata. Come da tradizione a Madrid hanno reclutato bene, che hanno scelto bene i giocatori e hanno operato molto bene sul mercato. Quest'anno è stato più difficile, ci sono state delle scommesse, magari ancora fanno fatica ad essere considerate vinte, ma adesso ci sono dei segnali positivi. Devo dire che la squadra ha giocato bene e ha avuto una continuità di risultati pazzesca nell'ultimo mese quindi evidentemente hanno trovato la quadra. Chiaramente manca qualcosina a livello di profondità per poter essere una squadra come Olympiakos, Panathinaikos o Fenerbahce.
Adesso vediamo Dennis Smith come si inserirà magari prenderanno anche un lungo quindi vedremo”.

Sul sistema spagnolo di reclutamento giovani e cambio generazionale
“In realtà non esiste un sistema spagnolo univoco. Ci sono molti fattori che concorrono al buon funzionamento dei settori giovanili, dei vivai e in definitiva del sistema di produzione di giocatori, anche se sono funzionali alla produzione di giocatori di medio livello. I fuoriclasse invece nascono per germinazione spontanea. Cioè i Gasol, i Navarro, i Rudy Fernandez, i Chacho Rodriguez sono fenomeni che hanno un'origine che non si può riportare a una programmazione.
È chiaro però che se c'è un volume di attività, prima nel mini basket e poi se c'è una presenza di pallacanestro nelle scuole, o se c'è una qualità di installazioni sportive, o un numero molto alto di squadre professionistiche di alto livello che continuano a lavorare nel settore della giovanile, allora aumenta la possibilità di far crescere i giocatori. Il problema poi però si trova alla fine di questa questa fase nel momento in cui escono dalla categoria juniores e lì sono tutti sulla stessa barca. Cioè non c'è un qualcosa che li accoglie che gli facilita l'inserimento nel professionismo. Va quindi fatto un grande lavoro nei settori giovanili e, devo dire la verità, in quelle di squadre di altissimo livello - e qui c’è la grande differenza per con quelle dell’Italia - hanno un reparto giovanile che funziona su cui ci sono investimenti e che producono giocatori”.

Sulla ACB, campionato con maggior numero di giocatori stranieri in Europa
“Effettivamente in Spagna, il campionato è quello nel quale c'è meno presenza di giocatori locali. Questo perché è più facile acquisire lo status di giocatore di formazione. In Spagna ci sono talmente tante società di alto livello che reclutano giocatori in tutto il mondo e che ogni anno entrano giocatori di grande qualità e che poi diventano giocatori di formazione. Ma non sono selezionabili per la nazionale naturalmente quindi chiaramente da parte nostra e come nazionale possiamo anche prendere dei rischi. L’abbiamo fatto in molte occasioni, abbiamo fatto debuttare un numero enorme di giocatori negli ultimi anni. Devono crescere, ma c'è un certo ottimismo soprattutto per quanto riguarda qualche giocatore che è in crescita. Però c'è ancora davanti un po' di tempo”.

Sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale
“Io non mi reputo un analista, ma un allenatore quindi devo sempre far riferimento ai miei analisti se si può avere un dato o un aspetto del gioco dal punto di vista dei numeri attraverso una statistica avanzata. Sono loro poi quelli che usano gli algoritmi e un pochino anche l'intelligenza artificiale. Parlavo proprio l'altro giorno con un ex collega e amico che era con me a Toronto e adesso a Memphis e mi diceva che ora non c'è un grande contributo dell'intelligenza artificiale dal punto di vista dello studio dell'analisi del gioco della pallacanestro.
Ma va detto che siamo tutti convinti che nel giro di poco tempo ci sarà un contributo importante. Sono curioso di vedere anch'io in che direzione si andrà. Per adesso ci sono gli analisti con gli algoritmi che sono stati usati fino ad adesso e secondo me soddisfano pienamente quelle che sono le esigenze di noi allenatori. Sicuramente tutto evolve, tutto crescerà e quindi presto magari ci potrà venire in mente qualcosa che ci interesserà sapere o analizzare e a quel punto probabilmente l'intelligenza artificiale, anche nell'aspetto sportivo, nell'aspetto basket, avrà raggiunto un livello che potrà essere molto utile per darci queste risposte”.