Power Basket Salerno - il recap di stagione della neopromossa

Finisce con una partita di pura esibizione, tra gli applausi del pubblico di casa, la stagione della neopromossa Power Basket Salerno. I gialloblù, ripescati dalla Serie B interregionale, hanno affrontato il doppio salto di categoria (solo fino a due anni fa la squadra militava nella Serie C Gold) e conquistato l’obiettivo salvezza con autorità e relativa tranquillità. Merito di una dirigenza presente, a partire dal patron Renis e passando per l’ottimo direttore generale Parrella, capace di mettere in pratica tutti i correttivi necessari, a stagione in corso, per indirizzare il cammino della Power nel momento di maggior difficoltà. Dopo aver giocato una prima parte di stagione al PalaSilvestri, nel Comune di Salerno, la principale squadra di pallacanestro maschile della città è stata costretta a migrare verso il PalaLongo di Capriglia, del limitrofo Comune di Pellezzano. Un cambio che è coinciso, in parte, con una striscia negativa di risultati e che hanno portato, alla fine, all’esonero di coach Daniel Farabello. Al suo posto è subentrato lo storico coach in seconda Titto Carone che ha risposto presente e ha ridato gioco e vitalità a una squadra che, fino a gennaio, sembrava in profonda sfiducia.
Il resoconto della stagione della Power Basket Salerno non può che dirsi positivo, considerando che i gialloblù hanno dato il meglio di sé nell’ultima parte della regular season, a meccanismi rodati e facce conosciute. L’uscita del seppur ottimo Nico Stanic e l’ingresso in squadra del giovane Saladini (in orbita della nazionale basket 3x3), ha garantito un cambio decisivo nel ritmo di gioco, nella rapidità delle giocate (notevolmente aumentata) e ha responsabilizzato il resto della squadra che, fino ad allora, dipendeva eccessivamente dalle giocate dei suoi uomini migliori: per l’appunto Stanic e il sempreverde capitán, Lucas Cháves.
Proprio il capitano della formazione salernitana è stato il migliore e più continuo del roster, dimostrando che non c’è differenza di categoria che tenga: il talento che viene da Bahía Blanca (Argentina) è una sentenza, e alla penultima giornata ha scollinato oltre i 600 punti (top scorer della squadra). Anche quando è stato adattato da play a guardia - per lasciare il pallone tra le mani di Stanic - il 30enne argentino non ha mai fatto mancare il proprio contributo in fase realizzativa. Se la Power non ha mai avuto cedimenti importanti lo si deve, in buona parte, alla sua capacità di fare punti (e proseliti) in mezzo al deserto. Alla straordinaria stagione di capitan Cháves si aggiunge quella del miglior innesto della campagna acquisti estiva: Ferdinando Matrone. Ne avevamo già parlato in un altro articolo, di qualche settimana fa, in cui si identificavano il capitano e il pivot inamovibile come i veri pilastri in campo di questa squadra. Impressioni che, alla fine, si sono rivelate più che corrette. Matrone (primo per rimbalzi e terzo per minuti giocati) è stato il giocatore chiave dal punto di vista tattico. Con lui in campo, il gioco cambia, aumenta notevolmente la capacità di protezione al ferro e garantisce soluzioni offensive più variegate rispetto a quando il buon Misolic (anche lui uno degli “storici” e protagonisti fin dalla Serie C Gold) è in campo. Note di merito anche per i giovani Cappelletti e Saladini: il primo, arrivato in estate, ha fatto fatica a trovare minuti e ritmo. Poi, con l’uscita di Stanic, il classe 2002 ha alzato notevolmente l’asticella, tirando fuori una personalità che mai aveva mostrato durante la parte di stagione giocata al PalaSilvestri. E poi, l’innesto di Manuel Saladini, fortemente voluto da Renis e Parrella, è stato altrettanto decisivo per dare velocità e creatività al gioco della Power. Tra lettura di gioco, un buon tiro da tre e penetrazioni letali, il nuovo play della formazione salernitana è stato immediatamente accolto con calore e benevolenza dal suo pubblico (che gli ha riservato, pronti via, un coro di tributo). Infine, in chiave di protagonista occulto, inseriamo il rientrante Mattia Zampa. L’ala piccola della Power, a lungo fuori dai radar per via di un lungo infortunio, è stato fondamentale per aumentare l’intensità difensiva della squadra, proprio nel momento clou della stagione.
Con l’ossatura costruita quest’anno dalla dirigenza della Power, ci si aspetta un ulteriore passo in avanti. Nel rush finale, la PBS ha giocato punto a punto con le migliori formazioni del torneo, riuscendo a sbancare anche il fino a quel momento inviolato palazzetto di Roseto, favoritissima per la promozione in A2. Nonostante ci siano degli accorgimenti da fare a roster, specialmente sulla second unit, Salerno sembra pronta a giocarsi una stagione da protagonista per il prossimo anno. L’unica nota davvero dolente riguarda l’annosa questione del palazzetto: l’esilio forzato dal Comune Capoluogo al limitrofo Comune di Pellezzano ha riaperto vecchie ferite mai sanate nella società salernitana (intesa non come Power Basket Salerno, bensì come popolazione). Da anni la città aspetta il PalaSalerno, progetto discusso e chiacchierato per anni ma che non vede ancora né la luce, né la posa (metaforica) della prima pietra. E se la Power corre, al Comune sembra che manchino le energie. Si spera che l’estate aiuterà a ricaricare le batterie: dei giocatori da un lato, dagli amministratori del Comune capoluogo dall’altro.