Varese, Mandole: «Alleno in una città che vive in simbiosi col basket»

Varese, Mandole: «Alleno in una città che vive in simbiosi col basket»
© foto di Ossola/Ciamillo

Herman Mandole ha chiuso un periodo di autentica bufera a Varese con tante partenze e arrivi nella squadra, una tifoseria in fermento, risultati sul campo che non arrivavano e un post Cremona che poteva far presagire una rivoluzione, anche in panchina con un weekend da mandare a memoria. E ha parlato delle vittorie di prestigio contro Bologna e, domenica, contro Milano tra le mura amiche in una intervista pubblicata oggi sul Corriere dello Sport.

Crescere in difesa. “Contro l'Olimpia nell'ultima partita abbiamo migliorato delle cose di cui avevamo parlato tanto e su cui abbiamo lavorato ancora di più. È per me il terzo anno qui a Varese e posso dire con certezza che questa è la stagione in cui stiamo crescendo di più in difesa. Ma c'è ancora tanta strada da fare. Dobbiamo essere più presenti a rimbalzo e alzare sempre di più la pressione. Non siamo una squadra fisica e se il ritmo della partita non è altissimo diamo dei vantaggi evidenti agli avversari. Non possiamo ragionare come dei tifosi. Loro vorrebbero vincere sempre, fa parte delle dinamiche dello sport. Noi ora ci siamo goduti il successo contro Milano e come obiettivo abbiamo la trasferta di Reggio Emilia.”

Contraccolpi dopo il k.o. di Cremona. “La vittoria regala tranquillità mentre la sconfitta alza la tensione. Pensate che Lionel Messi, non uno qualunque, alla terza finale persa con l'Argentina disse di non voler più essere convocato tanta era l'amarezza. Io, per mia abitudine, non leggo i giornali e mi tengo lontano dai social network. Però capita che ti chiami un amico e ti dica: visto cosa dicono di te su quella testata? Sono un professionista e non mi lascio impressionare. Alleno e sono in una città che vive in simbiosi con la sua squadra di pallacanestro. Quando accompagno mio figlio all'asilo se abbiamo vinto è un susseguirsi di abbracci e complimenti, se abbiamo perso mi guardano un po' di traverso. Mi piacerebbe essere, in quei momenti, solo un papà. Mi rendo però conto che è difficile. Cerco anche di tenermi lontano dal puro concetto di vittoria o sconfitta. Però nello sport si deve fare i conti con le classifiche ed i numeri.”