Rayjon Tucker, difficoltà in Virtus: il destino dell’attaccante che avrebbe dovuto essere un difensore

14.11.2024 13:07 di  Davide Trebbi   vedi letture
Rayjon Tucker, difficoltà in Virtus: il destino dell’attaccante che avrebbe dovuto essere un difensore
© foto di Ciamillo

Arrivato come ultimo colpo di una campagna acquisti inedita e rumorosa, Rayjon Tucker è stato l’unico nuovo acquisto della Virtus Bologna a essere annunciato in solitaria, una settimana dopo i botti di una presentazione collettiva in grande stile, quel sabato sera di luglio. La società lo ha preso dalla Reyer Venezia, con la visione di renderlo una figura di punta, uno di quei profili che incarnano il futuro, come detto dall’amministratore delegato Luca Baraldi. Ma le aspettative, ad oggi, sono sospese: ciò che doveva essere una certezza si è trasformato in un rebus, e Tucker è lontano dalla forma di difensore grintoso e dall’impatto concreto che la Virtus si attendeva.

Tucker era stato pensato per svolgere il ruolo che in passato è stato di Awudu Abass: un profilo fisico e attento in difesa, il perno a cui affidare il controllo degli avversari. L’obiettivo non era tanto una produzione offensiva spettacolare, ma la capacità di portare solidità difensiva, sfruttando quel fisico imponente di cui è dotato. In attacco, il suo compito doveva essere secondario: prendere i tiri che gli altri non trovano e occupare spazi, senza cercare la gloria dell’isolamento. Eppure, nelle prime settimane di campionato, il campo sta raccontando un’altra storia. Tucker fatica ad adattarsi agli schemi e ai movimenti dei compagni; non trova una sintonia con il sistema offensivo, né mostra quella rapidità di lettura nelle situazioni difensive che, in teoria, avrebbe dovuto possedere. Quello che si vede è una gran confusione, un gioco improvvisato che finora è servito a poco alla causa virtussina.

A parlare sono anche i dati avanzati, e la statistica è una sentenza. In Eurolega, con Tucker in campo, la Virtus segna un net rating di -21.1, mentre quando lui siede il passivo si riduce a -6.7: quattordici punti di differenza che pesano, e tanto. Non va meglio in campionato: il -4.3 che la Virtus accumula con lui in campo si ribalta in un rotondo +11.7 quando Tucker è in panchina. La sua presenza sembra fare più male che bene, e lo specchio di questa difficoltà sono i numeri al tiro, che descrivono un giocatore in crisi su entrambe le metà campo: in Eurolega, Tucker tira con il 50% da due e un deludente 25% da tre; in Legabasket, le percentuali crollano ulteriormente, con il 31% dal campo e un 33% da tre. Questi numeri, per un giocatore che in Italia conosce già da vicino il parquet, sono segnali di un adattamento che non sta avvenendo e di un’identità tecnica ancora lontana dal concretizzarsi. E qui sta il problema: per la Virtus, Tucker non doveva essere un giocatore che produce punti o azioni individuali, ma un elemento di equilibrio difensivo, capace di mettere fisicità e stabilità in un sistema che ha bisogno di certezze. Eppure, nonostante il fisico, il contributo difensivo è stato sin qui limitato, e ogni partita diventa una rincorsa a trovare se stesso prima che a difendere l’area.

A ventisette anni, Tucker si gioca una delle occasioni più importanti per crescere e dimostrare il proprio valore in una delle squadre più ambiziose del campionato. Ma il calendario non perdona, e con le sfide che si succedono a ritmo serrato, la Virtus non ha il lusso di aspettare che un giocatore si adatti con calma. È il campo a dare il verdetto ogni volta, e finora quello che vediamo è un Rayjon Tucker lontano dall’essere il post-Abass di cui la Virtus ha bisogno. Dopo un inizio così complicato, la pressione aumenta, e la domanda è sempre più pressante: riuscirà Ravjon Tucker a ritagliarsi il ruolo di difensore che la Virtus ha progettato per lui? Per ora, quel fisico e quella promessa di essere una pedina chiave sono ancora inespresse, e il tempo a disposizione si assottiglia.