Il dramma dell'ex Varese Cauley-Stein: "Potevo morire"

Il dramma dell'ex Varese Cauley-Stein: "Potevo morire"
© foto di Ciamillo

Una lunga intervista a The Athletic per raccontare un vero e proprio dramma. Il protagonista è Willie Cauley-Stein, lungo firmato dalla Pallacanestro Varese la scorsa estate e con un ricco passato nella NBA, dove ha giocato anche al fianco di Steph Curry e compagni ai Golden State Warriors. Si va indietro alla fine della sua prima esperienza da professionista. Estate 2019, appena terminato il quarto anno ai Sacramento Kings con 11.9 punti di media, 8.4 rimbalzi, 2.4 assist e 1.2 recuperi. Numeri importanti soprattutto per un 25enne che allora si aspettava un ricco contratto in free agency. Invece, alla fine, il prodotto di Kentucky si è dovuto accontentare di un minimo salariale di un anno con i Warriors. Ma il basket poco c'entra in questa storia: il 23 agosto dello stesso anno la sua vita è cambiata. Tre suoi amici sono stati uccisi nel cuore della notte in una casa che Cauley-Stein aveva affittato. Da quel momento sono iniziati i problemi di salute mentale del giocatore.

Questo ha dato il via a una spirale di problemi di salute mentale”, ha detto Cauley-Stein in un'intervista a Kyle Tucker di The Athletic. “Cercare di affrontare la cosa e giocare a basket allo stesso tempo. Per una nuova squadra, con un pessimo contratto, e poi mia moglie è rimasta incinta - è stata una serie di cose strane e di grandi cambiamenti, e ho preso gli antidolorifici cercando di fuggire dalla realtà”, ammette il lungo, che in quel momento non è riuscito a riprendere in mano la sua vita. Alla nonna del giocatore è stato diagnosticato un cancro alle ossa. Già sotto l'effetto di antidolorifici, Cauley-Stein non riusciva a sopportare di doverla guardare morire lentamente davanti a lui. Ovviamente c'è una storia alle spalle: i nonni materni di Willie l'hanno cresciuto. Tanto che il suo cognome originario - preso ovviamente dal papà - era Cauley, e ha deciso di aggiungere successivamente Stein, cognome della madre. 

“Prendevo così tante pillole che mi addormentavo di continuo. O quando ero sveglio, non ero davvero lì”, ha detto Cauley-Stein. “Non ho gestito la cosa nel modo giusto. Non sono riuscito a dire addio a mia nonna. Avrei potuto starle più vicino, mandarle più messaggi su FaceTime, fare tante cose solo per stare con lei alla fine, ma ho fatto l'esatto contrario. Sono stato un codardo. Ogni volta che le parlavo, sembrava diversa, sembrava peggiore, e non volevo vederla così”, ammette Cauley-Stein. Per altro, il ragazzo riteneva di prendere il Percocet, un comune antidolorifico. Salvo poi scoprire che le pillole erano false. Stava acquistando in realtà fentanil, un oppioide che può essere letale se preso in grandi quantità. Quando l'ha scoperto? Il giorno in cui ha deciso, sotto la guida della NBA, di rivolgersi a un centro di riabilitazione.

Non lo sapevo finché non mi sono consegnato. Ho guardato mia moglie e ho detto: 'Oh, mio Dio', perché sento continuamente storie di ragazzi che vanno a una festa, non hanno mai assunto droghe prima, decidono di prendere un Percocet, e alla fine si tratta di fentanil, e muoiono. Per una sola pillola”, ha detto il giocatore. “Anche i miei compagni di squadra si accorgevano che non avevo energia, né amore, né personalità, né niente. Le droghe mi hanno tolto tutto. Ne ho presi centinaia, per mesi e anni. Avrei potuto essere io a farne le spese”, ha detto Cauley-Stein. Ora è tutto alle spalle. L'esperienza a Varese non è andata come previsto, ma Willie ha giocato da protagonista nel torneo estivo TBT con gli ex compagni di Kentucky, compreso James Young, altro ex Varese.