A2 - La Valtur Brindisi dimostra resilienza e cala il pokerissimo
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La Valtur Brindisi vince 78-74 contro Torino e mette in cascina la quinta vittoria consecutiva. Lo fa con una prestazione che rappresenta un piccolo passo indietro dal punto di vista del gioco, ma al tempo stesso è una salto avanti notevole in termini di personalità e di capacità di lettura dei momenti topici della partita. Ieri Brindisi ha sofferto tanto, non è riuscita ad esprimere il proprio gioco e sembra anche un po’ in affanno nel trovare soluzioni diverse a quelle già viste (e quindi anche conosciute dai coach avversari). La squadra sta provando a sopperire all’assenza di un giocatore importante come De Vico, in settimana la decisione sull’operazione e comunque sarà difficile rivederlo prima degli eventuali playoff, ma le difficoltà iniziano a farsi vedere pur essendo mascherate da un grande spirito di squadra e dalla volontà di sacrificarsi da parte di tutti. La partita contro Torino è stata quella tipica di questo campionato di A2: sporca, fisica e clamorosamente punto a punto sin dalla palla a due. Che Torino non fosse quella squadra in crisi di identità e risultati vista fino a qualche settimana fa era evidente a tutti. L’avvento di Moretti, ex di turno, al posto di Matteo Boniciolli ha ridato solidità alla squadra che è venuta a Brindisi per giocarsela facendo leva sugli uomini con maggiore esperienza e personalità. Schina è un ottimo play per la categoria e ha letto benissimo gli show difensivi dei lunghi brindisini, scegliendo quasi sempre il tempo perfetto per romperli e servire le bocche da fuoco torinesi oppure servendo Ajayi che, sullo short roll, o puntava a canestro, oppure è stato sempre abile ad aprire il gioco per fare in modo che la palla arrivasse a Montano (quanto servirebbe a Brindisi un giocatore così) o Taylor sull’arco. Non a caso Torino ha chiuso il primo tempo con il 60% da tre (il 50% alla fine contro il 33% brindisino). Come detto però Brindisi è stata abile a capire la partita e ha interpretarla nel modo migliore, nonostante più di qualcosa non abbia funzionato.
AJAYI ENIGMA DIFFICILE DA DECIFRARE - Il lungo torinese ha creato non pochi grattacapi alla difesa brindisina. Il suo essere un lungo atipico, dotato di fisico, ma al tempo stesso di atletismo e capacità di puntare a canestro anche da lontano, ha fatto si che i lunghi brindisini non potessero affrontarlo così come hanno fatto con Freeman. Sia Vildera, nonostante abbia giocato una grande partita da 13 punti con il 100% al tiro, che Del Cadia hanno avuto difficoltà a leggere e sostenere la mobilità del lungo torinese, abilissimo ad aprirsi sul pick ’n roll e a ingannare la difesa che, così facendo, lasciava tanto spazio agli esterni. Solo una grande difesa in post ha permesso a Brindisi di limitarlo nel gioco spalle a canestro (6/15 da due) e soprattutto nei rimbalzi (solo 3 a fronte dei 9.7 di media in campionato). In questo fondamentale c’è tutta l’essenza della difesa di Bucchi che ha preferito scommettere sul lasciare qualche tiro in più agli esterni, ma evitare secondi possessi generati da rimbalzi offensivi o farsi trovare in situazione di svantaggio fisico sotto canestro. Va dato infatti grande merito a Ogden, poco incisivo e pasticcione in attacco, quanto importantissimo sugli aiuti e a rimbalzo (ben 9 per lui). Il cambio sul pick’n roll è stato fatto solo quando in campo c’era Ladurner, accoppiandolo con Arletti. Inoltre Brindisi si trovava di fronte uno dei migliori play italiani del campionato, abile nelle letture e a cui non si poteva assolutamente lasciare spazio da fuori. Certo, la difesa aggressiva sul pick ’n roll ha creato qualche problema, non a caso si sono state concesse delle penetrazioni troppo facili che hanno riportato alla mente la partita contro Avellino, con ripiegamenti d’emergenza e conseguenti scarichi sull’arco e close out fatti male e in ritardo. Altra cosa che non ha funzionato è stato sicuramente il playmaking. Calzavara ha sofferto la pressione e in tanti casi ha giocato in modo troppo lezioso, faticando a leggere la difesa aggressiva dei piemontesi. Certo, ha messo due triple fondamentali, ma non è stato quel direttore d’orchestra visto nelle ultime partite. Come lui anche Laquintana è caduto in vecchi errori dovuti alla frenesia e all’imprecisione e, quando Brindisi attacca a testa bassa di fronte a una difesa piazzata e ben organizzata, è un attimo a infilarsi nel classico vicolo cieco.
OGNI PARTITA UN PROTAGONISTA DIVERSO - Se però Brindisi ha vinto anche questa partita, di certo le note positive non possono mancare. Innanzitutto la capacità di gestire i finali punto a punto, tanto che nelle ultime cinque vittorie ben tre (Orzinuovi, Fortitudo e Torino) sono arrivate così. Se un indizio non è una prova e due neanche, tre cominciano a esserlo. Brindisi ha imparato a soffrire e poi, nel finale a trovare la zampata vincente. Questo perché, come già detto in altre occasioni, è diventata squadra. Un esempio? La zampata arriva sempre da un protagonista diverso. Se a Orzinuovi era stato Ogden e contro la Fortitudo Calzavara, ieri è stato Isiah “Zay” Brown, alla prima grande prestazione da quando è in biancoazzurro (23 punti, 6 rimbalzi e 3 assist). Il ragazzo cresce sempre di più è soprattutto è stato capace di leggere, coadiuvato dalla panchina, le uniche situazioni in cui la difesa di Torino è andata in difficoltà, ovvero l’hand off con il lungo e il vantaggio preso sul cambio di marcatura. I punti decisivi sono arrivati in questo modo, prima prendendo un ottimo tiro dalla media con spazio, poi nel finale con una bella penetrazione. Oltre a lui grandi meriti vanno dati al già menzionato Vildera, abile sia a fare a sportellate, sia a liberarsi nelle situazioni in cui il suo marcatore è costretto all’aiuto, e da Arletti che sembra aver capito che la sua vera forza sta nell’atletismo e nell’attacco al ferro. Piano piano i giovani stanno crescendo e, se Del Cadia ha già ampiamente dato importanti segni di maturazione, lo stesso si può dire con Arletti che sembra molto più disciplinato in difesa e meno “grezzo” in attacco. All’appello manca ancora un po’ Fantoma che ha tanto potenziale, ma anche qualche insicurezza di troppo. Infine un dato importante che la dice lunga sulla resilienza di Brindisi che è riuscita a vincere una partita tirando con il 33% da tre, contro Torino che ha chiuso con il 50%. Delle ultime cinque, questa era sicuramente la partita più facile sulla carta, ma chi conosce il basket sapeva già in anticipo che non era così. Dopo un tour de force del genere, con una squadra molto giovane, un calo di tensione mentale era ampiamente prevedibile. Bravo Bucchi ad averlo gestito e brava la squadra ad aver dimostrato di saper prendere il filo del discorso anche quando sembrava perso. Il primo tempo è stato uno dei peggiori tra quelli giocati quest’anno, ma nonostante ciò è stato chiuso in parità (40-40) e già questo è stato un segnale importantissimo, mandato a una Torino che invece stava eseguendo alla perfezione il game plan ordinato dal suo coach.
SQUADRA CORTA E STANCA - Indipendentemente dalla decisione che verrà presa su De Vico, la squadra comincia a dare segni di stanchezza. Le rotazioni sono corte e il campionato di A2 è fisicamente tostissimo. Se da una parte il rinvio della partita contro Cremona (Almeida convocato in Nazionale) aiuterà a prendere un po’ di fiato, è anche vero che mercoledì si torna in campo a Livorno, uno dei campi più tosti della lega. Aggiungere un esterno deve essere una priorità perché la distanza dall’accesso diretto ai playoff ora è solo di due vittorie (erano 5 un mese fa) e sarebbe un peccato rovinare quanto di buono fatto vedere finora. Il presidente Nando Marino (inibito per 7 giorni per aver definito gli arbitri "vergognosi" alla fine del primo tempo), nel post partita, ha escluso questa ipotesi, ma il mercato è in continua evoluzione e qualche occasione potrebbe presentarsi. Brindisi ha ancora un tesseramento a disposizione e fa bene a vagliare qualsiasi opzione possa aggiungere presenza e soprattutto tiro da tre, fondamentale che manca terribilmente