La favola Sud Sudan continua, Wenyen Gabriel: "Per noi è qualcosa di più grande del basket"

21.07.2024 12:20 di  Iacopo De Santis   vedi letture
La favola Sud Sudan continua, Wenyen Gabriel: "Per noi è qualcosa di più grande del basket"
© foto di South Sudan Basketball

La favola Sud Sudan continua. La formazione africana è tornata al centro dell'informazione cestistica e sportiva nelle scorse ore dopo aver sfiorato una vera e propria imprese: battere gli Stati Uniti d'America delle varie stelle NBA. Amichevole o no, poco importa. Alla O2 Arena di Londra si è giocata una partita seria, talmente seria che è stato LeBron James a prendere per mano gli USA e far capire a tutti che non era il momento di scherzare. Le due squadre si rincontreranno alle Olimpiadi di Parigi il 31 luglio, e sicuramente i giocatori coach Steve Kerr avranno il ricordo di una serata che poteva passare negativamente alla storia.

Del Sud Sudan abbiamo parlato tante volte, soprattutto la scorsa estate. Questa favola ha un nome e un cognome: Luol Deng. Lo scorso settembre alla Araneta Coliseum di Manila, il veterano NBA - 15 anni da giocatore nella Lega - festeggiava un traguardo storico: la qualificazione del Sud Sudan ai Giochi Olimpici 2024. Un paese che ha ottenuto l'indipendenza appena nel 2011, un anno dopo lo stesso Deng era alle Olimpiadi come volto della Gran Bretagna. Solo l'anno successivo sarebbe infatti arrivata l'affiliazione del Sud Sudan alla FIBA, e da quel momento l'ex Bulls e Lakers è diventato il volto della scalata delle Bright Stars. "Sinceramente, non pensavo che saremmo arrivati ​​fin qui così in fretta", disse Deng appena meno di 12 mesi fa dopo la qualificazione alle Olimpiadi. "È una specie di follia". 

L'inizio del reclutamento. I giocatori dal Sud Sudan non mancavano, ma chiaramente la maggior parte di loro avevano la doppia cittadinanza. La sfida di Luol Deng è stata quella di reclutarli. E ci è riuscito. "Ogni situazione era diversa. C'erano alcuni che volevano farne subito parte, per altri c'è voluto un po' più di tempo e non è stato semplice". C'era infatti da sfidare il richiamo di giocare per una Nazionale più affermata rispetto al neonato Sud Sudan. Il grande colpo è stato Wenyen Gabriel, giocatore NBA. E poi Carlik Jones, da Cincinnati diventato stella della Nazionale e anche contro gli Stati Uniti stella luminosissima con, addirittura, una tripla doppia e nessuna paura di sfidare le stelle americane sulla metà campo difensiva. 

Il cammino non è stato semplice. Il cammino cestistico del Sud Sudan non è stato semplice. Luol Deng ha sempre investito per la crescita del paese. Nel 2014 ha dato vita alla Deng Academy. Cinque anni dopo è stato nominato presidente della Federazione Basket del Sudan del Sud e spesso si è ritrovato a dover finanziare di tasca propria il programma. Nel febbraio 2022, la fondazione di Deng ha collaborato con l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), per creare il South Sudan Youth Activity Camp. Ma tornando al basket giocato, nel 2020 il Sud Sudan ha partecipato al torneo di qualificazione a AfroBasket in Camerun. Arrivata nel paese, quattro giocatori e lo stesso Deng sono risultati positivi al Covid e sono di conseguenza stati costretti a uscire dalla competizione. La squadra non è riuscita a qualificarsi, perdendo contro Capo Verde. Sembrava la fine di un sogno, ma poco dopo arriva una chiamata di un funzionario FIBA che annunciava la decisione dell'Algeria di ritirarsi dalla competizione a causa di problemi legati al Covid: "Non era loro permesso di uscire dal paese", disse Deng. Nel giro di pochi giorni il Sud Sudan ha riunito tutti i giocatori disponibili e alla fine è riuscito a strappare un posto alla Coppa del Mondo. 

Oggi il Sud Sudan sta trovando anche finanziamenti grazie ai risultati sportivi. MTN, il più grande operatore di rete mobile in Africa, ha firmato come sponsor dopo i Mondiali. L'azienda cinese di abbigliamento Peak Sports ha messo sul piatto un accordo di merchandising. E questa partita contro gli Stati Uniti d'America potrebbe essere un altro turning point importante in tal senso. Le parole più belle sono quelle di Wenyen Gabriel: “Il tipo di cuore che mostriamo, la dedizione, il tentativo di far rispettare il nostro nome, di far rispettare il nostro paese. Non abbiamo campi da basket al coperto nel nostro Paese... Siamo un gruppo di rifugiati che si sono riuniti per poche settimane all'anno, sperando di fare del nostro meglio, giocando contro alcuni dei migliori giocatori di sempre. Per noi questo è molto più grande del basket”.