Virtus Bologna arriva in prova Justin Holiday tra dubbi e incertezze
Quando una squadra è decimata, le scelte devono essere rapide, e a volte anche rischiose. La Virtus Bologna, che si trova a fare i conti con l’assenza di Clyburn e Zizic, ha finalmente trovato una risposta sul mercato: Justin Holiday, un veterano dell’NBA di 35 anni, che arriva però in prova dieci giorni. Ma è troppo tardi? Il suo arrivo è tardivo per un primo obiettivo che ormai sembra irraggiungibile: il play-in di Eurolega. La matematica esclusione dalla seconda fase del torneo, con una sconfitta che appare inevitabile nelle prossime gare rimaste, sembra segnare un destino che la Virtus non è riuscita a evitare in tempo.
Dieci giorni per convincere coach Ivanovic a mantenere Holiday in squadra: è questo il compito che il giocatore si trova di fronte. Un’attesa lunga, quella della Virtus, che per giorni ha cercato un rinforzo in grado di sostituire l’energia e la qualità persa dopo gli infortuni. Un ritardo che pesa non solo sul piano sportivo ma anche su quello psicologico: un allenatore che necessitava un rinforzo, ma che ha dovuto accontentarsi di un arrivo in prova e ancora con un collettivo in emergenza.
Il Direttore Sportivo, Paolo Ronci, ha finalmente portato a termine l’operazione, ma solo dopo venti giorni dall’infortunio di Will Clyburn. Justin Holiday non è un nome qualsiasi: fratello di Jrue, oro olimpico con gli Stati Uniti, ha alle spalle una carriera solida nell’NBA. Tuttavia, la domanda è sempre la stessa: come si adatterà a un contesto europeo, e soprattutto, come sta fisicamente? Se la sua duttilità difensiva e la capacità di far valere la propria presenza al tiro (stesse caratteristiche del non confermato Abass) lo hanno reso un gregario di valore in America, resta da vedere se tutto questo sarà sufficiente per risollevare una squadra decimata per le idee di Ivanovic.
Holiday, infatti, non è il prototipo del fuoriclasse dominante. È un giocatore che si distingue per la sua versatilità: un cambio per l’imprevedibile Cordiner, un respiro per un Hackett che, quest’anno, è stato costretto a reinventarsi come ala piccola e la definitiva bocciatura a Tucker. Proprio su questi dettagli si gioca il futuro della Virtus, che fatica a trovare la propria identità in una stagione che ha visto il sogno di una seconda fase di Eurolega sfumare e teme di non centrare gli obiettivi rimasti. Non basta la qualità individuale per rimediare a una situazione che, al netto degli infortuni, è anche il risultato di scelte sportive iniziale ed economiche a stagione in corso più conservative.
E qui entrano in gioco le paure, le preoccupazioni per il futuro. La Virtus Bologna si trova ad un bivio: da un lato, una società che mira a chiudere l’anno con una solida situazione economica, senza compromettere il bilancio in negativo. Dall’altro, un club sportivo che rischia di perdere non solo la possibilità di centrare gli obiettivi stagionali, ma anche di veder minato il proprio status europeo come la partecipazione all'Eurolega l'anno prossimo, conquistato con fatica e determinazione due anni fa. L’arrivo di Holiday è, in fondo, un tentativo disperato per far veder ambizione. Ma un tentativo che arriva troppo tardi per chi sperava in una risalita immediata, in un innesto che potesse rimettere in piedi una stagione che si avvia verso i soliti epiloghi.
Così allenatore e giocatori ed infine i tifosi vengono lasciati soli, senza una comunicazione efficace che con poche parole ma esperte di basket in passato facevano da ombrello a queste situazioni. L’assenza di una guida esperta e soprattutto conoscitore di campo che sappia rispondere in modo efficace alla crisi di risultati e di motivazioni è un altro segnale che qualcosa, alla Virtus, non sta funzionando. Justin Holiday basterà? O è l’ennesima soluzione tampone per una stagione che, più che risollevarsi, rischia di affondare nel solito modo?