A2 - Valtur Brindisi, contro la Fortitudo una vittoria da squadra vera
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Quella tra Brindisi e Fortitudo, finita 73-69, non è stata una partita, ma una battaglia, fatta da intensità, canestri da campione e un clinic difensivo da far vedere ai bambini del minibasket. Brindisi ha vinto la sua quarta partita di fila, l’ultima del filotto terribile che vedeva Udine, Rimini, Orzinuovi e quella Fortitudo che veniva da sette vittorie consecutive, nove delle ultime dieci. Come sottolineato da coach Bucchi in conferenza stampa è stata una partita intensa, maschia, con delle difese ai limiti della perfezione, insomma una partita da playoff, con un pubblico mai così numeroso e soprattutto rumoroso in stagione. Brindisi adesso ci crede, ha preso ritmo e soprattutto riesce finalmente a leggere le partite, a capire e a interpretarle nel modo migliore. I pugliesi hanno vinto quattro partite diversissime tra di loro. Contro Udine ha vinto su conclusioni veloci e sul tiro da fuori, contro Rimini aumentando il ritmo e sfruttando la transizione, contro Orzinuovi sporcandosi le mani e contro la Fortitudo sfidandola sul suo stesso terreno di battaglia, con l’intensità e l’acume difensivo.
IL DOGMA DI BUCCHI - Il coach biancoazzurro stava aspettando da una stagione questa partita, quella in cui poteva vedere se i ragazzi che aveva a disposizione sarebbero stati in grado di applicare i suoi dogmi difensivi per 40 intensi minuti. La risposta è stata affermativa. Considerando il momento della Fortitudo e la sua eccelsa difesa, giocare ai 70 contro di loro poteva essere un peccato mortale, invece è stato l’unico modo per batterla. Bucchi ha preparato la partita alla perfezione intorno a due capisaldi: bloccare Fantinelli (16 assist e record societario all’andata) e chiudere a doppia mandata il pitturato togliendo soluzioni a Freeman. Il risultato è stato che Fantinelli ha chiuso con 6 punti e solo due assist, mai così pochi in stagione, anzi bisogna risalire a quasi un anno fa, il 17 marzo del 2024, per trovare una sua partita con meno assist. Di nuovo senza De Vico, Bucchi ha scelto di partire in quintetto con Arletti e lo ha francobollato al play bolognese sin da quando prendeva palla sulla linea di fondo. Il fallo, volontario e per molti stupido, fatto a metà di primo quarto è invece la chicca da difensore vero, che sfida l’attaccante e lo avverte che per liberarsi di lui dovrà sudare le proverbiali sette camicie. Difficile che una scelta del genere possa attribuirsi a un ragazzo così giovane, più probabile che sia stato un “consiglio” della panchina. La tattica, già usata contro Rimini e Gerald Robinson, ha funzionato e ha impedito che la Fortitudo fosse in grado di sviluppare l’azione come voleva. Il secondo caposaldo invece si è retto sulla prova immensa e d’altri tempi di Giovanni Vildera (8 punti e 11 rimbalzi). Il centro ha lottato su ogni pallone, usato il fisico come mai in stagione, chiuso il pitturato lasciando a Freeman le briciole e rendendogli la vita difficile ogni volta che prendeva palla in post. Gli unici pericoli sono arrivati su transizioni con accoppiamenti non favorevoli, in cui Freeman ha trovato canestri facili fronte a canestro. Altra chiave è stata l’intensità, il modo in cui la difesa di Brindisi, con tutti i suoi interpreti, ha letto benissimo i cambi di campo sul lato debole, chiudendo il tiro dall’arco con close out fatti perfettamente e con i tempi giusti. Le triple trovate sono state principalmente per il talento di Mian e Aradori, non perché siano stati lasciati spazi. Infine, impossibile non menzionare la grande attenzione a rimbalzo con almeno quattro giocatori sempre a popolare il pitturato su ogni tiro. Si sapeva che Freeman e i fisici della Fortitudo sarebbero stati difficili da arginare, quindi l’unico modo era la presenza per catturare le seconde palle. Così ogni spizzata, ogni rimbalzo conteso, ogni palla vagante, sono sempre finiti nelle mani di Brindisi. È stata la chiave della vittoria.
CALZAVARA VETERANO - Sarebbe ingeneroso dire che il merito della vittoria sia tutto di Calzavara e probabilmente anche non corretto, ma la maturità con cui gioca questo ragazzo è sorprendente. Bucchi, dopo il time out a una manciata di secondi dalla fine, ha disegnato una giocata perfetta, contando che la difesa della Fortitudo si sarebbe chiusa a riccio sulla penetrazione per non far uscire la palla dal pitturato e sul fatto che Caja non vuole mai accoppiare Aradori con il portatore di palla. Finto blocco di Vildera per favorire quello reale di Radonjic per cercare il cambio forzato che Bolpin rifiuta, ma ciò porta Aradori a essere in ritardo sul close out sullo stesso Radonjic. Il serbo di formazione italiana ha così lo spazio per attaccare il canestro e leggere alla grande la posizione di Bolpin che nel frattempo ha ripiegato, male, per impedire lo scarico su Vildera e chiudere la linea di passaggio sulla rotazione di Brown. Bravissimo poi Radonjic a riscaricare fuori e regalare un tiro con metri di spazio, ma quel tiro va anche messo e Calzavara ha dimostrato che le mani non gli tremano affatto. A Rieti ne aveva sbagliata una simile, decisiva per la sconfitta. Ieri ha dimostrato che è cresciuto anche in questo aspetto caratteriale. Non solo, in altri frangenti ha dato lampi di playmaking che dimostrano la sua crescita nel corso dell’anno. Così si vede un play che gestisce il ritmo richiesto dal coach, che sa depistare la difesa in penetrazione fingendo passaggi in angolo per poi servire il pivot con grande classe, fino al non temere di prendere i tiri più importanti. In generale però Brindisi ha mantenuto il credo che l’ha fatta risorgere dopo l’addio di Allen, ovvero palla che si muove, ricerca costante del vantaggio e scarichi negli angoli o ribaltamenti sul lato debole. La difesa di Caja si è dimostrata ancora una volta di livello eccelso. Il coach pavese ha letteralmente tolto Ogden dalla partita, facendogli prendere tiri che non voleva prendere e facendolo cadere in ogni trappola preparata prima della partita. L’americano, 12 punti ma con 4/14 al tiro, è stato messo in difficoltà ogni qualvolta metteva la palla a terra, con dei blitz difensivi che gli toglievano ogni possibilità di rendersi pericoloso. Così l’unico modo era di cercare soluzioni diverse, servendo Vildera sotto canestro, cercando Brown e Radonjic dall’arco e sfruttando la velocità e l’atletismo di Arletti, ottimo il suo primo tempo, per gli attacchi veloci dopo ottime chiusure sulle linee di passaggio. Ancora una volta la differenza l’ha fatta il tiro da tre, passato dal 4/16 del primo tempo al 5/12 del secondo. Tralasciando il capolavoro di Calzavara, chi ha dimostrato di starci alla grande in questa squadra è stato proprio Isiah Brown (17 punti). Dopo un primo tempo confusionario da 1/6 al tiro, ha messo dentro due triple fondamentali, un canestro in penetrazione e soprattutto i tre tiri liberi decisivi con la palla che pesava un quintale. Facendo così il pubblico gli perdonerà senza problemi quell’infrazione di passi, tipica del rookie americano, che poteva risultare decisiva. Brindisi ha avuto ancora una volta pazienza e, di fronte a una difesa impegnata a chiudere il pitturato, ha trovato così gli accoppiamenti giusti per giocare quel pick ’n roll in grado di dare a Vildera quel metro di spazio che gli permetteva di trovare posizione sotto canestro. Questa è stata la chiave di volta, al resto ci ha pensato il pivot che ha sempre saputo quando cercare la soluzione personale e quando invece scaricarla fuori una volta resosi conto che la difesa era collassata. Se Caja è riuscito a togliere Ogden dal pitturato, lo stesso non è riuscito a fare con Vildera, dimostrando che Brindisi ha una coppia di lunghi tra le più forti del campionato.
ENIGMA DE VICO - Si sapeva che il ginocchio di De Vico era tornato a creare problemi e il fatto che ieri non fosse in campo è stata la prova decisiva. Il parere medico definitivo arriverà solo nella giornata di oggi, a quanto appreso da fonti però non ufficiali il giocatore ha un problema al menisco e molto probabilmente si opererà rischiando di compromettere la sua stagione. Il mercato offre poco o nulla, gli unici che potrebbero muoversi, Conti e Campogrande, non sembrano proprio giocatori adatti a Bucchi, quindi non è escluso che si continui così e si cerchi di resistere fino a quando i tempi di recupero di De Vico non saranno più chiari. Per ora Brindisi si gode la quarta vittoria e il feeling ritrovato con il pubblico di casa e la scalata al settimo posto per l’accesso diretto ai playoff non sembra più una chimera come qualche settimana fa. La rosa intanto è sempre più fiorita.