- Aristide Landi: "Sono tornato a Torino per vincere"
Aristide Landi ha parlato in esclusiva a Emiliano Latino per PB. Si parte, ovviamente, dal ritorno alla Reale Mutua.
"Da Torino, onestamente, non sarei mai voluto andare via. In quell'anno lì non sono solo stato bene, ma di più. Già questo era un punto a favore per il mio ritorno. I motivi per i quali andai via all'epoca ancora non li ho capiti, ma ormai è il passato. Sono tornato con una grande voglia e una grande motivazione che ho trovato da parte di Matteo Boniciolli. Mi ha detto da subito che magari non avremo il budget più alto della A2, ma la sua voglia, grinta, determinazione nel provare a vincere è stata fondamentale. Anche perché è quello che ho sempre cercato ogni anno. È stata una decisione davvero rapida".
A PB, Matteo Boniciolli ha anticipato che l'idea iniziale è quella di far partire Landi dalla panchina.
"L'obiettivo sarà tornare in quintetto? Ma è sempre meglio quando si dicono le cose come stanno fin dall'inizio, per evitare sorprese. Da subito mi ha detto che la sua idea era questa. Io gli ho risposto che per me l'importante è finirle le partite. Non si vince alla palla a due, ma alla sirena finale. Starà a me far vedere che in quella parte finale, quella che conta, mi farò sempre trovare pronto".
Che campionato si aspetta Landi?
"Da quando gioco io sarà la prima volta con questo format. Secondo me sarà una bella novità, un campionato molto più difficile e competitivo. Si vedranno alla lunga le squadre che arriveranno in fondo. Ovviamente conta molto anche la fortuna. Ricordo che nell'anno di Torino avemmo molta sfortuna alla fine, ai playoff, e non ci puoi fare nulla. Serve anche quella. Matteo ha fatto un roster in cui siamo 10 giocatori, più qualche giovane, e questa sarà un'arma a favore secondo me".
Chi conosce nel roster di Torino per il 2024/25
"Conosco già Severini e Montano con cui ho già giocato insieme, di loro posso solo parlare bene. Sono molto felice che siano con me. Quando Matteo mi ha detto che c'era la possibilità che potessero venire entrambi, ho fatto la mia parte per farlo accadere. Partire da una base in cui ci conosciamo già è un fattore secondo me in più. Conosco anche Seck, l'anno scorso ho fatto la preparazione a Brindisi. Fare gruppo deve essere la prima cosa importante, per un gruppo nuovo come questo".
Tifoseria, curve separate
"Onestamente so questa vicenda ma l'ho seguita poco. So che hanno provato a fare un riavvicinamento tra tifosi, ma penso non sia andato a buon fine. Questa cosa qui penso si rifletta negativamente sulla squadra e sulla città di Torino. C'è poco da dire: un palazzetto così bello, una struttura così bella, ricordo anche l'anno in cui ero a Torino sia quando andavi bene che quando andavi male il numero dei tifosi non cambiava. Vedere l'ambiente un po' "separato" dispiace a noi giocatori, e immagino alla società. Bisogna remare sempre dalla stessa parte, più si riesce a restare compatti anche a livello di ambiente fa differenze. Non so quale sia la motivazione, ovviamente, ma ne ripaga la squadra".
Il ruolo di capitano gli piacerebbe?
"Assolutamente, è un ruolo che mi piacerebbe. Al di sotto l'ho già fatto magari qualche volta, è il mio modo di essere provare a essere un leader, trascinare il gruppo: è una cosa che mi appartiene molto. Se questo accadrà ne sarei soltanto che fiero".
Coach Matteo Boniciolli
"Sono sincero, mi ha sempre stuzzicato l'idea di essere allenato da lui. Non posso dire di conoscerlo molto, ma chi l'ha avuto me ne ha sempre parlato bene. Molto esigente, grande motivatore a lavorare tanto. E questo me l'ha trasmesso sempre anche quando giocavamo contro. Mi colpisce la voglia e la passione che trasmette, magari anche un po' turbolente a volte ma personalmente è qualcosa che mi stimola, anche mettendo la pressione addosso. Magari con confronti duri, ma sempre per portare la squadra nella stessa direzione: è sempre stato quello che percepivo da avversario vedendolo e ripeto, è qualcosa che mi stimola molta. Non vedo l'ora di iniziare".
Il passo successivo nella carriera di Aristide Landi
"Una cosa che non morirà fino a quando non smetterò di giocare è la voglia di sbattersi e di vincere. Questa è la mia "malattia". Mi rendo conto che nel momento in cui non avrò più quella determinazione, quel tiro decisivo, la voglia di buttarsi in un pallone, dirò basta. Per me è la passione che mi guida. Ad oggi quel fuoco lì è ancora all'inizio della fiammella. Davvero non vedo l'ora di iniziare, sarò già presto a Torino. Mi sento che già da troppo sono fermo".
Una Reale Mutua Torino molto pericolosa dalla distanza
"Ormai la pallacanestro è cambiata notevolmente, ormai il gioco si basa molto sul tiro da tre punti. Si è andati molto in quella direzione. Naturalmente ora, ma anche in futuro, sarà compito degli allenatori essere bravi a gestire i mismatch e queste situazioni offensive. Parlando di noi, sarà importante come si strutturerà il concetto di squadra totale. Dovremo essere bravi tra di noi a trovare i nostri punti di forza".