Riaprite quella porta ...via Caltanissetta 3 Milano, il sequel

Fonte: Carlo Fabbricatore
Riaprite quella porta ...via Caltanissetta 3 Milano, il sequel

Il sequel di un film spesso non ha l'appeal del primo, ma voglio provarci lo stesso. C'eravamo lasciati al tempo dell'Innocenti ma la vita in sede continuava. L'estate del passaggio da Simmenthal a Innocenti fu costellata da strani episodi. Un giorno Rubini ci convocò e con la sua voce inconfondibile ci ordinò di consegnare tutto il materiale marchiato Simmenthal. Non riuscivamo a capirne il motivo, presto spiegato: distrusse tutto o quasi tutto. Avevo una maglia d'allenamento in lavanderia, penso sia uno dei pochi capi d'abbigliamento che si sono salvati dalla distruzione di massa e che forse fra un po' metterò su eBay (non sperateci, l'ho regalata a mia figlia Margherita!). Quell'estate ci fu l'addio di Gamba e di Massimo Masini. Rubini amava dire: “Gli uomini cambiano, l'Olimpia resta” e con quel suo cupo tono di voce sancì la fine di un'epoca.
Non c'era più neanche l'Arturo ed arrivò Brosterhouse, l'uomo del serpente. George era veramente uno sbadato incredibile, parcheggiava la macchina e poi non si ricordava mai dove l'aveva  lasciata costringendoci ad organizzare ricerche degne di CSI. Un bel giorno gli consigliammo almeno di annotarsi il nome della via per facilitare le nostre ricerche, ma la nostra fu una richiesta vana. Ah, l'Uomo del Texas non ne combinava una giusta!
In realtà quasi nessuno di noi abitava più in Sede, ma i nostri appartamenti erano tutti dislocati nelle vicinanze, per l'esattezza in via Hajech
Abitavo nell'ex appartamento dell'Arturo e in dote mi aveva lasciato dei bellissimi poster della Francia, dove aveva giocato prima dell'esperienza milanese. Essendo molto giovane ero il beniamino del condominio fino a quando l'amico Borlenghi mi chiese di dargli asilo per qualche giorno perché aveva gli imbianchini a casa. Io ero fuori Milano, a un raduno della Nazionale Juniores a Forlì, ma a un compagno di squadra non si nega mai un piacere. Per motivi che non ricordo rientrai in anticipo. Ero in taxi insieme all'amico Spitz, quando sceso dalla macchina sotto casa sentii un baccano infernale con musica a palla; Bongo aveva organizzato una festa. Ma che festa!! Entrato in casa trovai un numero incredibile di persone, un flipper, una slot machine e qualunque altra cosa strana e rumorosa vi passi per la mente. Risultato: tutti i condomini mi tolsero il saluto. Per due o tre giorni a Sergio non rivolsi la parola al di la dello stretto necessario ma con Bongo era impossibile inc...si.
Rito di quegli anni era l'arrivo del corriere da Gorizia con un pacco di vivande spedito da mia mamma. Era un trionfo di cibi goriziani e triestini: all'epoca non era facile trovare nelle gastronomie le specialità giuliane. Presnitz, Tocaj, Merlot, Strudel, Cabernet, Salame di Cormons... il tutto ovviamente condiviso con i compagni; ma si era aggiunto un personaggio: chi era, chi l'aveva portato? Sergio Codola, amico di Maurizio Benatti, si era aggiunto alla compagnia ed era sempre con noi. Fosse mancato all'apertura di un pacco! Doveva avere una spia da Domenichelli!! (il corriere).
Una sera rientrando da una trasferta da Venezia trovammo un ladro in Sede; il poveraccio si imbatté in Sergio Borlenghi, metri 2 x chili 110, che fece giustizia sommaria. L'episodio romanzato da Sergio divenne un must della sede.
Il mitico Basilio un giorno si presentò in Sede con un bellissimo cucciolo di Setter e non indovinerete mai come fu chiamato. Per questa volta vi aiuto: Otter. Ben presto divenne il cane di tutti e  forse solo Rubini non era molto in confidenza con l'adorabile cagnolino, non essendo un grande amante degli animali. Famosa la sua fobia per i gatti, specialmente neri.
Agli amministrativi della sede si aggiunse il Sig. Garanzini. Era micidiale, ci sottoponeva continuamente a delle ramanzine lunghissime: lo by- passavamo entrando dal retro.
La società scelse come “oriundo” Menatti. Era un ragazzo delizioso e anche un buon giocatore, che forse avrebbe avuto bisogno di più tempo per capire il sistema di gioco europeo, ma cambiarono le regole e tornò negli U.S.A..
Ogni giorno succedeva qualcosa di divertente che ci univa in un vincolo di fratellanza; forse l'età rendeva tutto più bello. Dedico questi aneddoti agli amici Sergio, Paolo, Maurizio che la cattiva sorte ci ha strappato prematuramente e spero che dovunque siano riescano a sorridere ripensando ai giorni spensierati passati in quel meraviglioso rifugio che era la Sede. Per noi era veramente un'isola incantata. Peccato sia stata dismessa!

Buona Pallacanestro a tutti 

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