Basket femminile in crisi? Sì ma le Nazionali giovanili, e però

Riflessioni qualche giorno dopo la fine di un’estate importante del movimento giovanile, condita dall'ennesima medaglia
27.08.2024 15:49 di  Eduardo Lubrano   vedi letture
Basket femminile in crisi? Sì ma le Nazionali giovanili, e però

Il Professor Guido Valori l’ha messa al centro del suo programma ma ancora non ha specificato cosa realmente, quotidianamente vorrebbe fare. Il Presidente Petrucci la ignora, salvo far intervenire ogni tanto Massimo Protani presidente della Lega Basket Femminile. Insomma la questione del basket in rosa – anche se il termine è orribile – rimane per aria tra color che son sospesi. Eppure non è così nero come sembrerebbe, non tante Nazioni stanno meglio di noi. Ma...
Alcuni hanno scritto che l’estate appena finita delle nostre Nazionali giovanili femminili è stata ottima. Vero: un bronzo U20 europeo, un quarto posto U16 europeo, un nono posto europeo con l’U18 che se Messieur Rocambole non si metteva in mezzo poteva anche essere qualcosa di più della permanenza nella Division A ed il settimo posto dell’U17 ai Mondiali, terza nazione europea dietro le sempiterni Francia e Spagna o Spagna e Francia. Bene perché tanto la medaglia che arricchisce una bacheca straordinaria, “sedicesima medaglia consecutiva in 15 anni in tutte le categorie Femminili, il che rende il Settore Giovanile femminile Azzurro uno dei migliori e soprattutto più continui in Europa con 4 Ori, 5 Argenti e 7 Bronzi dal 2008” come orgogliosamente recita il comunicato della Fip che trovate qui.

Ora la domanda è: cosa possiamo fare di più? Nel senso queste medaglie, piazzamenti, riconoscimenti – sempre il comunicato Fip riporta come “La conferma ad altissimo livello del nostro movimento arriva, come accennato, dalla permanenza consecutiva in Division A di tutte le nostre Nazionali a partire dal 2007, dato che possono condividere con noi solo Francia e Spagna”.
Una volta il Presidente Petrucci chiese ad un interlocutore: “Ma perché vinciamo così tanto a livello giovanile e niente a livello senior con le ragazze?”. Mi permetto di ribadire che è una domanda improvvida per uno che sta nel mondo dello sport da sempre: tutti sanno che in tutti gli sport, un fenomeno a livello giovanile – anche negli sport individuali – non è detto che faccia lo stesso nel mondo dei grandi. Cambia tutto e non tutti sanno adeguarsi ed adattarsi, e basta così perché il ragionamento è così semplice e banale che chi si occupa di sport sa di questo passaggio difficile.

Eppure nella sua banalità sconcertante la domanda del Presidente contiene il nucleo di tutte le riflessioni che si fanno: cosa osta che la Nazionale senior ed anche alcune squadre giovanili possano eccellere? La risposta, anzi le risposte sono tante. Proviamo qui a metterne giù solo qualcuna.
Il numero di tesserate dal quale attingere: 23550 circa per l’Italia, 200 mila in Francia e Spagna

E qualcosa di più delle nostre in altri paesi. In più noi non siamo una popolazione che produce in serie talenti fisici clamorosi come le ex colonie di alcune nazioni (Belgio, Francia, Spagna, ecc. ecc.). E quelle poche che ci sono – forse anche un bel po' più di poche – per ora giocano a pallavolo: solo a Roma e provincia, la Fipav più di 20mila tesserate. Logico che la scelta sia più facile con tante possibilità. Ed i risultati si vedono, perché se è vero che le donne hanno vinto l’Olimpiade, i maschi sono arrivati quarti non decimi, ed entrambe le nazionali senior di questo sport sono sempre sul podio o subito sotto, in ogni manifestazione internazionale.

Ok detto questo, un’altra risposta è il livello dei campionati senior. Ai quali le nostre giovani arrivano tardi – se ci arrivano – perché noi in Italia crediamo che i “giovani non vadano bruciati”. Naturalmente anche qui ci sono eccezioni, ma appunto sono casi rari che confermano la regola. Le ragazze vanno certamente protette nella loro crescita ma se pensiamo che siano brave, devono stare in campo: esperienza, ritmo, fisicità ecc.ecc. Invece insistiamo con i Campionati Nazionali giovanili e le Finali relative che servono davvero a poco come crescita. Se un centro dell’U16 gioca una o due volte l’anno contro una forte come lei a che serve? Quando fa quel salto in avanti che le serve per cercare di essere una giocatrice importante? Poi arriva in Nazionale e si scontra con gente enorme e che magari ha diversi minuti in più in un campionato senior o addirittura in una Coppa. Ma le nostre società hanno questa idea ed è difficile cambiare mentalità. Salvo rarissimi casi.

Altro problema? Le naturalizzazioni. Che avvengono secondo leggi diversi nei diversi stati. Per noi la questione è delicata e merita il parere di ben altro scrivente ma è un problema: perché se una ragazza può diventare spagnola nel giro di poche settimane, o una senior può diventare slovena comprando un pezzo di terra mettendolo a regime economico, allora per noi sarà sempre difficile competere anche con Nazionali al nostro livello, fino a prima dell’arrivo delle “straniere”.

I campionati dunque? Ma cosa esiste a fare una serie A1 ad 11 ma anche a 12 squadre? Capisco la voglia e l’ambizione di tutti e tutte ma quante ne abbiamo perse, per motivi diversi, negli ultimi dieci anni? Perché non si mette mano ad una riforma vera dei campionati dove il principio ispiratore sia quello della qualità? Meno squadre in A1 ed A2 – della A3 non se ne sente il bisogno – maggiore concentrazione delle giocatrici forti in tutte le squadre. Magari un pensierino ad un blocco di retrocessioni e promozioni per dar tempo a tutte le società di fare un programma non solo annuale. E poi la questione parametri che così com’è un bagno di sangue – economico ovviamente – per troppi club.

Infine, ma solo per questa prima parte, il reclutamento. Porta a porta? No, cantina per cantina. Serve una persona che di lavoro vada nelle scuole medie (fors’anche elementari) , introdotto dalla Fip come si deve, e selezioni i fisici soprattutto – il basket sta andando in questa direzione, gente (uomini e donne) fisicata – da segnalare al responsabile di zona che si attiva col CR e bla, bla. Ma davvero in ogni scuola bisogna andare e fare come faceva il professor Sante Santi negli anni ‘60/’70, misurare le ragazze col centimetro. Poi i i desideri delle ragazze, le famiglie e tutto quello che serve per l‘avviamento al nostro meraviglioso sport.
Il resto arriverà tra qualche giorno sempre qui su Pianeta Basket