Clostebol e Sinner, il sorriso amaro di Riccardo Moraschini: «Il nostro caso è identico»

23.08.2024 16:13 di  Umberto De Santis   vedi letture
Clostebol e Sinner, il sorriso amaro di Riccardo Moraschini: «Il nostro caso è identico»
© foto di Ciamillo-Castoria

Contaminazione involontaria da Clostebol, farmaco bandito nella lista mondiale antidoping: il tennista italiano Jannik Sinner se la cava con un nulla di fatto al termine di una indagine e di un giudizio che non hanno minimamente intaccato la sua carriera, in fondo trattasi di tracce che concretamente non porterebbero alcun beneficio ad alcun sportivo. Chi vive nel mondo della pallacanestro non può che riportare la sua attenzione al caso Riccardo Moraschini. Le sue parole riportate da La Repubblica.
"Ero ad allenarmi, mi ha scritto la mia ragazza perché aveva letto la notizia. Era furiosa. Io ho letto, ho guardato rapidamente, anzi. Mi è venuto da ridere: ma sapevo quanto fosse sbagliato questo sistema che mi ha rovinato la carriera, economicamente e sportivamente. Il nostro caso è identico, spiccicato: quantitativo bassissimo, ricondotto solo a contaminazione esterna. Entrambi siamo stati riconosciuti non consapevoli che una persona vicina a noi usava il farmaco preso in farmacia, nel mio caso la mia ragazza. Ma io ho pagato con un anno di squalifica e la sospensione."

I due casi sono stati affrontati dalla giustizia sportiva con modalità differenti, e lasciano intendere che ci possono essere due pesi e due misure anche nella metodologia investigativa. Lo fa notare Moraschini: "L'antidoping ha un sistema giustamente ferreo. Poi però ogni singolo caso viene trattato con la soggettività di chi lo giudica. Io all'epoca ero stato sospeso tre mesi e mezzo in attesa del giudizio. E poi squalificato per un anno, nonostante il giudice abbia riconosciuto l'involontarietà nell'assunzione. Ma lo sport è uno solo, i regolamenti legati al doping non possono essere trattati differentemente a seconda dei casi e dello sport. I precedenti servono: Simona Halep, ex numero uno mondiale, fu trovata positiva e sospesa subito fino alla data dell'udienza. Perché io perdo tre mesi e mezzo di stagione e un altro no?"

Il Corriere della Sera ricorda che pochi mesi fa un altro tennista italiano, Marco Bortolotti numero 87 al mondo nel doppio, ha vissuto la medesima storia e proprio a causa di contaminazione involontaria con il Clostebol verso la fine del 2023. E' stata seguita la stessa metodologia di indagine dalla agenzia privata Itia, che si occupa di questi casi nel tennis, accolte le osservazioni del tennista incriminato che è stato poi assolto senza passare dalle forche caudine dello stop preventivo all'attività agonistica, che avrebbe acceso il campanello di allarme mediatico. Ricevendo conforto anche dal suo entourage, che lo ha difeso e mantenuto la riservatezza. 

Al contrario dei due tennisti - che hanno ottenuto una sentenza nel giro di pochissimo tempo senza subire contraccolpi alla carriera e nemmeno una sospensione preventiva - Riccardo Moraschini è finito immediatamente nel tritacarne. Non solo, nonostante avesse rinunciato alle controanalisi, ci sono state lungaggini sia per avere una sentenza dal Tribunale Nazionale Antidoping sia per l'orribile burocrazia giudiziaria che lo ha portato davanti al Tas. Due modi talmente opposti di valutare casi simili che non si può pensare non sia necessaria una riforma puntuale del sistema di giudizio antidoping.

L'ultima considerazione è sulla riservatezza con cui è stato condotto il caso Sinner. Se da una parte gli innocentisti a prescindere alzano stamani i peana plaudendo a una "indagine seria, senza fango preventivo" come si può leggere su Il Foglio - quotidiano che notoriamente tratta di politica e a quel mondo vuole fare riferimento - dall'altra il segreto ben mantenuto su Sinner lascia una serie di ombre che la Wada starebbe pensando di proporre opposizione al Tas, e a qualche collega del tennista forti dubbi sul fatto che la sentenza Itia possa non essere stata pilotata, proprio perché avvolta dalla segretezza e dalla raccolta di prove in un fascicolo che non può essere visionato da parti terze. Siamo contenti per Sinner che almeno per ora può continuare la sua carriera, ma di certo siamo sicuri che quella di Moraschini era stata la leggerezza di un innamorato e non quella di due professionisti del tennis come un fisioterapista e un preparatore atletico.