A2 - La coperta di Linus in salsa gialloblu
(di Emiliano Latino). "Quando si è nella merda fino al collo, non resta che cantare". Chissà se i tifosi della Reale Mutua avranno pensato alle parole di Beckett al termine della terza sconfitta consecutiva ad opera di Avellino. Perché, inutile girarci attorno, nonostante il tredicesimo posto in classifica e le sei sconfitte (su otto) casalinghe, i tifosi torinesi restano ancora vicini alla squadra guidata da Boniciolli. Sempre pochi rispetto alla storia di una canotta che ha scritto pagine importanti della pallacanestro italiana, ma ancora abbastanza per rendere quantomeno decente il colore del Ruffini.
Contro la neopromossa irpina è arrivata la terza sconfitta consecutiva e che l'allenatore triestino sia d'accordo o meno, la classifica non può soddisfare le esigenze della piazza, anche se la formula della nuova A2 edulcora le prospettive in termini di piazzamenti e possibilità. Appellarsi a questo e solo a questo inizia a diventare oltremodo stucchevole. Una pezza giustificativa che non lucida l'analisi della stagione finora giocata. E sarà pur vero, come ricorda sempre l'esperto allenatore, che il budget di tante squadre è superiore a quello messo sul piatto dalla società di via Cervino, ma scorrendo la classifica non è poi proprio così. Davanti alla Reale Mutua ci sono roster costruiti mettendo sul piatto gli stessi denari, talvolta anche meno.
Sono 92 (e rotti) i punti di media subiti nelle ultime tre uscite e servirà trovare qualcosa di diverso già prima della fine della stagione regolare. Quando le partite inizieranno a pesare di più, senza difesa, hai voglia a parlare di giochi veloci in attacco, soluzioni diverse e duro lavoro in palestra ( _questo è vero_ ). Se ne prendi sempre tanti, di punti nei fai pochi. I due americani sono stati azzeccati, ma i lunghi no, così come è ancora troppo limitato l'apporto del gruppo arrivato da Milano (Landi, Severini e Montano) che alternano prestazioni positive ad altre al limite del presentabile. I tre veterani non hanno mai inciso contemporaneamente, ma solo sporadicamente e uno alla volta per carità.
Se la crescita di Gallo , che rischia di scalzare nelle gerarchie capitan Schina, è una bella sorpresa da scartare con delicatezza sotto l'albero di Natale, quasi nulla si può dire dei due giovani lunghi. A parte (forse) ieri, Seck e Ladurner non sono ancora presentabili a questi livelli. La spina dorsale play-pivot, tanto cara a Boniciolli, non può reggere il confronto con almeno una decina di altre squadre e in prospettiva, solo un intervento sul mercato può cambiare qualcosa. Sacrificando uno dei due americani? Mettendo mano al portafoglio e puntando la fiches sul numero giusto anche a costo di alterare gli equilibri dello spogliatoio? Chissà, però la fotografia della Torino di oggi è ancora sfocata e la coperta è corta. La società se ne renda conto prima che i conti con il freddo di una classifica deficitaria, inizino a non tornare davvero. Boniciolli lasci perdere la sfortuna e i riferimenti drammatici al suo stato d'animo (irripetibili alcuni riferimenti nella conferenza stampa di ieri). E se proprio vuole battere i pugni sul tavolo, lo faccia su quello giusto e chieda a gran voce alla società (ieri contestata da una parte del pubblico) i rinforzi che servono. Dell'eventuale crescita dei singoli se ne riparlerà a fine stagione. "Giocare" su qualche barlume di luce non basta più. Apettando Godot, questa non è Torino.